Gentiloni, non è il 2011 ma Italia preoccupa l’Europa

Gentiloni, non è il 2011 ma Italia preoccupa l’Europa
Paolo Gentiloni
17 maggio 2018

Che i fari di Bruxelles siano puntati sull’Italia non e’ un mistero da settimane. Ma Paolo Gentiloni, in quella che lui stesso definisce la sua ultima missione internazionale prima di lasciare palazzo Chigi, rivela al vertice di Sofia “tutti i dietro le quinte possibili e immaginabili” che animano i colloqui tra i leader. E mette in chiaro le inquietudini delle cancellerie europee. “Non c’e’ una preoccupazione per il colore politico del governo”, dice il premier uscente ricordando che in Europa convivono variopinte maggioranze a sostegno di esecutivi diversi, che vanno da Orban a Tsipras, insomma “un ventaglio di posizioni politiche che va bene per tutti i gusti”. L’attenzione piuttosto e’ su tre punti, aggiunge: la collocazione internazionale dell’Italia sempre condivise dall’Europa al di la’ del colore politico dei governi, la tenuta dei conti e “i risultati delle politiche migratorie che qui sono vissuti come grandi successi”. “Sono preoccupazioni – ha concluso Gentiloni – che io personalmente sento e che coincidono con quelle dei leader europei”. Il punto dunque, e’ non “buttare all’aria gli sforzi fatti in questi ultimi anni che hanno portato l’Italia a essere considerato un paese credibile”, dice.

Gentiloni: “Fare politiche a debito porterebbe a delle conseguenze”

Se l’Italia abbandonasse la rotta europeista “ad essere danneggiati non sarebbero gli euroburocrati, ammesso che esistano, ma i cittadini italiani”, ripete Gentiloni prima ancora che i giornalisti glielo chiedano. “Attenzione perche’ c’e’ un percorso che abbiamo costruito e una solidita’. Tutto si puo’ fare tranne che buttare all’aria questo percorso”. Per Gentiloni pero’ non c’e’ un ‘rischio 2011′, quando la tempesta perfetta dello spread si abbatte’ sull’Italia facendo saltare il governo Berlusconi. “Non faccio il profeta di sventura, anzi, rappresentando l’Italia il mio compito e’ quello di sottolineare la solidita’ del nostro paese – premette – cosi’ come anche il contesto diverso rispetto al 2011 dell’Italia e dell’eurozona. E’ cambiato lo stato di salute dell’Italia e anche il contesto. Penso sia irrealistico fare paragoni con cose capitate cinque o sei anni fa, ma non c’e’ dubbio che andare fuori strada rispetto a un percorso faticoso” e “immaginare che si possano fare politiche a debito, riprendere la linea del deficit e fare promesse elettorali improbabili e mirabolanti, porterebbe a delle conseguenze”, dice. Oggi gli “scenari sono diversi, ma attenzione perche’ il patrimonio accumulato non e’ un patrimonio dei governi succeduti, ma dei cittadini, delle imprese. Sarebbe fare un danno allo sforzo collettivo di una nazione”.

Bruxelles: “E’ importante che il nuovo governo mantenga rotta tracciata” 

Il pressing da Bruxelles nel frattempo continua. Il vice-presidente della Commissione responsabile per l’euro, Valdis Domrbosvskis, interrogato sulle reazione dei mercati al contratto di governo tra Movimento 5 Stelle e Lega ribadisce che la Commissione “non commenta le politiche di partito o i processi di formazione del governo”, ma “cio’ che enfatizziamo e’ l’importanza di rispettare la disciplina fiscale, in particolare nel caso dell’Italia di continuare con la riduzione del deficit di bilancio e del debito pubblico”. Il livello del debito italiano e’ “un fattore di rischio e un freno all’economia”, continua Dombrovskis. Con il governo uscente “abbiamo concordato la traiettoria fiscale di quest’anno. Il nostro messaggio al nuovo governo e’ che e’ importante mantenere la rotta”. Mercoledi’ prossimo Bruxelles pubblichera’ le sue raccomandazioni economiche agli Stati membri. E anche se diverse fonti concordano nel ritenere che l’esecutivo Ue non chiedera’ una manovra sui conti nell’immediato, sara’ la prima prova del fuoco del nuovo governo. Se ci sara’.

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