Il Giappone e la finzione, l’arte di Linda Fregni Nagler

25 dicembre 2018

Una pratica artistica che si muove nel filone dell’appropriazione delle immagini. Nella sede milanese di Banca Generali in piazza Sant’Alessandro è allestita la mostra “Hana to Yama”, di Linda Fregni Nagler, che inaugura un progetto triennale – il BG Art Talent – curato da Vincenzo de Bellis e dedicato alla valorizzazione dei giovani artisti italiani.

In questo caso il lavoro di Fregni Nagler ruota intorno a fotografie giapponesi della Scuola di Yokohama, sulle quali l’artista è intervenuta con una pittura a tratti mimetica, a tratti più evidente, ma sempre armonica alle immagini originali, che vengono così interiorizzate nell’opera contemporanea. Ma con una natura di “finzione” che era già insita dall’inizio. Ricordiamo che lo stile fotografico della “Scuola di Yokohama” univa la tecnica occidentale della stampa all’albumina alla tradizionale maestria dei pittori locali che coloravano a mano le foto con risultati artistici innovativi e di notevole pregio.

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Per creare le serie fotografiche in esposizione l’artista ha ri-fotografato gli originali, li ha stampati in camera oscura su carta cotone e li ha colorati a mano, dopo un lungo processo di ricerca e messa a punto di materiali e pigmenti che oggi possono essere assimilati a quelli della Yokohama Shashin. “Si tratta – ci ha spiegato l’artista – di accurate ricostruzioni di finzione, poiché negli anni ottanta dell’Ottocento il Giappone si stava già modernizzando, gli uomini vestivano all’occidentale, eppure i fotografi continuavano a realizzare immagini di geishe, di un mondo incontaminato dalla modernizzazione e dal progresso”.

A colpire, oltre all’eleganza dei lavori e alla loro apparentemente impossibile, in realtà innegabile, sensazione di attualità, è la consapevolezza del medium che Linda Fregni Nagler usa con grazia e profondità. “E’ sempre stato un interesse profondo per me quello di raccontare che la fotografia nasconde spesso tanto quanto rivela – ha concluso l’artista – nel senso che siamo sempre convinti di vedere qualcosa di vero nelle fotografie, anche oggi in un’epoca di manipolazioni straordinarie”.

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Quale sia la percentuale di “verità” nelle opere in mostra da Banca Generali lo stabilirà ciascun visitatore, ma è chiaro fin da ora che la mostra aggiunge un tassello molto interessante al dibattito infinito e “infinibile” su cosa sia l’arte contemporanea e sul valore filosofico oggi di una parola come “estetica”. La mostra potrà essere visitata fino al 7 aprile 2019.

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