Giappone, per la prima volta una donna prende le redini dell’opposizione

Giappone, per la prima volta una donna prende le redini dell’opposizione
16 settembre 2016

E’ donna, è un’ex modella, mezza taiwanese, non è erede di una schiatta di politici. Insomma, ha tutte le caratteristiche per rappresentare il rinnovamento, fin troppe per un elettorato tendenzialmente affezionato alla conservazione. Così Renho, appena diventata la prima leader del gentil sesso a prendere le redini del Partito democratico giapponese, ha deciso di mettere come segretario del partito un politico navigato, l’ex primo ministro Yoshihiko Noda. Forse è stata la necessità di non far inghiottire troppe novità tutte assieme. Comunque Renho Murata – ma lei preferisce farsi chiamare solo Renho, mentre Murata è il cognome del marito – è una donna solida, capace di respingere gli attacchi alla sua biografia e di lanciare la sfida alla maggioranza del Partito liberaldemocratico del premier conservatore Shinzo Abe, che gode ancora di ampi margini di consenso nel paese del Sol levante. Renho nasce nel 1967 con il nome indiscutibilmente cinese di Hsieh Lien-fang (Renho è la lettura giapponese degli ideogrammi che in cinese si leggono Lien-fang), da padre taiwanese e madre nipponica. La sua prima nazionalità, quindi, è quella di Taiwan. Sarà solo all’età di 17 anni che, grazie a una modifica delle norme nipponiche sulla nazionalità, potrà accedere alla cittadinanza del Sol levante. Giovane ambiziosa e di belle speranze, si laurea in legge. Nello stesso tempo intraprende la carriera da modella. E questo è un altro punto della sua biografia sul quale, i detrattori, sperano in qualche modo di squalificarla: viene selezionata dalla Clarion, l’azienda che produce autoradio, per la sua campagna pubblicitaria, svolta in costume da bagno.

Ma non è quella la sua strada: Renho continua a studiare e si specializza in lingua cinese anche presso l’Università di Pechino. Inoltre si lancia nella televisione, diventando volto delle news di network nazionali nipponici come TV Asahi e TBS. Dal 2004, poi, si lancia in una nuova avventura: quella politica. E’ eletta alla Camera dei Consiglieri nelle fila del Partito democratico del Giappone (Minshuto), all’opposizione. Nel 2010, sotto il governo di Naoto Kan, diventa ministro per la Riforma dell’amministrazione e viene confermata sotto il governo di Noda, nel 2011. Viene rieletta nel 2016 alla Camera dei Consiglieri. La sfida che dovrà affrontare non sarà semplice. Abe, che ha avviato una serie di profonde riforme, appare solidamente in sella. Nello stesso tempo, il Partito democratico – una formazione centrista nata nel 1998 dalla confluenza di esponenti conservatori e social-liberali – è uscito con le ossa rotte nel suo periodo al governo tra il 2009 e il 2013: non ha realizzato le promesse e non è riuscito a resistere all’onda d’urto del disastroso terremoto-tsunami del 2011. Renho è chiamata a rivitalizzare il partito, a renderlo un’alternativa in qualche modo appetibile al Jiminto, il Partito liberaldemocratico che è al governo sostanzialmente ininterrottamente dal 1955, con le brevi parentesi del 1993-96 e 2009-2013. Finora la sua attività politica si è distinta particolarmente su due fronti: la questione della famiglia, un tema centrale in un paese a bassa natalità come il Giappone, e il tema della politica estera.

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Su quest’ultimo, la sua posizione è delicata: Renho si è più volte espressa per un riconoscimento di Taiwan, che farebbe a dir poco infuriare la Cina. Al di là dei suoi natali, Renho è stata attaccata anche perché non ha ancora rinunciato alla doppia nazionalità. Martedì l’allora candidata leader democratica ha ammesso di avere anche la nazionalità taiwanese per una dimenticanza: tuttavia ha sostenuto che in questa doppia nazionalità non c’è nulla d’illegale. Una posizione, quest’ultima, che ha aperto un dibattito sulla questione. In ogni caso, Renho ha dichiarato di aver avviato le procedure per la rinuncia alla cittadinanza taiwanese. La scelta di Noda come segretario generale del partito, un pezzo da 90 del partito con una lunga storia, vuole apparentemente essere un modo per controbilanciare quest’indigestione di novità. Nello stesso tempo, tuttavia, è anche un modo per tenere il partito legato a lei: Noda appartiene alla sua stessa “corrente” (“habatsu”). Se la sua scelta verrà approvata dai parlamentari democratici, sostituirà l’ex ministro del Commercio Yukio Edano. Come suo vice, inoltre, Renho ha scelto il quarantunenne Gishi Hosono, un politico considerato in ascesa, che ha tentato di scalare il partito lo scorso anno, perdendo dal leader uscente Katsuya Okada.

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