Gli avvertimenti di Grasso: parlo di politica e difendo Camere

Gli avvertimenti di Grasso: parlo di politica e difendo Camere
Il presidente del Senato, Pietro Grasso
14 dicembre 2017

Pietro Grasso incontra per la quinta volta (e ultima da presidente del Senato) l’Associazione della stampa parlamentare per lo scambio degli auguri natalizi e coglie l’occasione, a pochi giorni dall’annuncio del suo formale impegno in campo politico con la formazione Liberi e Uniti, per chiarire due concetti: posso parlare di politica quando voglio senza per questo venire meno alla mia imparzialità di presidente di Palazzo Madama e voglio difendere la centralità del Parlamento (e delle altre istituzioni) che sembra correre il rischio di venire delegittimato.
Sono due puntualizzazioni, quelle fatte dal presidente, che hanno obiettivi ben precisi. Sulla prima ha ricordato che “già in occasione della prima cerimonia del Ventaglio nel luglio 2013, rivendicai la possibilità di poter esprimere la mia opinione sui temi del dibattito politico senza che nessuno potesse temere o ipotizzare una parzialità nell’esercizio delle mie funzioni di Presidente. Valeva allora, è valso nel corso di questi anni e vale ancora di più ora che la legislatura volge al termine”. Il tono non è certo polemico ma altrettanto certa è la sua risposta agli attacchi ricevuti in questi giorni, soprattutto dal Pd, partito con il quale è stato eletto. Un modo come un altro per dire agli avversari politici di ieri e a quelli di oggi che la campagna elettorale è avviata e che lui, sempre nel rispetto del suo ruolo, lavorerà per il successo di LeU al prossimo appuntamento con le urne. La seconda puntualizzazione – quella sulla centralità del Parlamento – può sembrare un richiamo istituzionale di scuola, soprattutto se fatto dalla seconda carica dello Stato, ma anche qui l’obiettivo è parso essere chiaro: il populismo montante, la demagogia che indicano le istituzioni, a partire dalle Camere, come organismi rappresentanti la cosiddetta ‘casta’ e ormai incapaci di interpretare e soddisfare le necessità del popolo, i sentimenti della piazza, i bisogni dei cittadini. Chi cavalca questi sentimenti, ha lasciato intendere Grasso, punta evidentemente alla delegittimazione istituzionale.

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“Il Parlamento – ha sottolineato – fa parte della storia e della cultura del nostro Paese. Riconoscerne la centralità non è vuota retorica ma riconoscimento della democrazia come rappresentanza e del potere politico come servizio per i cittadini, soprattutto i più deboli e indifesi. È quindi possibile e doveroso coniugare tradizione e innovazione – ha aggiunto – rendendo solide le basi della convivenza civile anche attraverso la piena legittimazione delle Istituzioni democratiche e lo sviluppo di efficienti e sempre più efficaci modalità di decisione pubblica, che siano sempre coerenti con il tracciato fissato dalla nostra Costituzione”. Non è difficile pensare che i destinatari di questa considerazione possano essere, fra gli altri, Movimento 5 Stelle e Lega, ritenuti gli alfieri dell’onda populista che sta investendo il nostro Paese. Il presidente del Senato ha poi sollecitato i partiti a moderare “i toni e lo stile” degli interventi nell’ormai avviata campagna elettorale in vista del voto (sembra scontato) del prossimo mese di marzo. Già nel 2016, ha ricordato Grasso, “osservai che un dibattito feroce e improntato allo scontro non avrebbe aiutato i cittadini a formarsi un giudizio consapevole sul merito delle proposte in campo”. Ma soprattutto, ha detto tornando sul concetto già espresso, “sottolineai che l’uso di toni esasperati avrebbe piuttosto determinato un’ulteriore crisi di legittimazione delle istituzioni e della funzione stessa della politica”. Per la futura campagna Grasso si augura quindi che “lo stile e gli atteggiamenti saranno misurati e rispettosi”, pur nella diversità delle opinioni. Anche perché, ancora un riferimento alle formazioni populiste, “soffiare sulla paura, delegittimare gli avversari e alimentare la rabbia e la sfiducia non può che rendere tutto il nostro Paese, a prescindere da chi raccoglierà il maggior numero dei consensi, più fragile e diviso”.

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