Gli ex scissionisti all’attacco, D’Attorre: da oggi in poi non scontati voti Mdp

Gli ex scissionisti all’attacco, D’Attorre: da oggi in poi non scontati voti Mdp
13 settembre 2017

Mdp avverte il Governo: dopo lo stop al Senato della legge sullo ius soli e il molto probabile stop alla Camera sulla riforma della legge elettorale, il Movimento non garantisce piu’ il sostegno su Def e legge di Bilancio. In sostanza, gli ex scissionisti Pd sul piede di guerra. Chiosa Alfredo D’Attorre: “Abbiamo dato al Governo e al Pd la nostra disponibilita’ a una conclusione ordinata e proficua della legislatura sui temi principali, ma i fatti ci dicono che ieri il Pd ha affossato lo ius soli al Senato e oggi rischia di affossare definitivamente la legge elettorale alla Camera. Se questi sono i frutti avvelenati del rinnovato fidanzamento tra Renzi e Alfano, nessuno puo’ pensare che noi staremo li’ a reggere il moccolo gratis et amore Deo”, spiega. Per le prossime scadenze, legge di Bilancio in testa, per Mdp varra’ dunque “il ‘liberi tutti’, non saremo corresponsabili di una conclusione insensata della legislatura”.

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Per il parlamentare Mdp, “sul piano democratico e istituzionale e’ gravissima la melina sulla legge elettorale. Il Pd utilizza come pretesto la norma sul Trentino Alto Adige, e’ una scusa che non sta in piedi anche perche’ c’e’ la possibilita’ sia alla Camera sia al Senato di trovare una soluzione. C’e’ la disponibilita’ nostra e di altre forze di opposizione come Forza Italia. Questo alibi – ribadisce D’Attorre – non sta in piedi e se nella conferenza dei capigruppo di oggi lo utilizza per far saltare la calendarizzazione della legge elettorale in Aula a settembre significa che c’e’ la scelta di non fare la riforma. A quel punto si lacera il tessuto di lealta’ e di collaborazione ragionevole e tutti si assumeranno le proprie responsabilita’. Sara’ evidente che la bussola e’ l’accordo tra Pd e Alfano, che affossa lo ius soli e impedisce la nuova legge elettorale perche’ ha bisogno delle soglie basse, i capilista bloccati e le pluricandidature. Una deriva inaccettabile”.

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