Google cede a diritto a oblio, online come essere dimenticati

30 maggio 2014

Il colosso americano si uniforma alla decisione della Corte di giustizia europea

Google ha aperto ai cittadini europei la possibilità di chiedere di essere “dimenticati” dalle ricerche su internet, conformandosi in questo modo a una decisione della Corte di giustizia europea. Bruxelles ha ritenuto, lo scorso 13 maggio, che gli individui hanno il diritto di far rimuovere dai risultati delle ricerche online i link che rimandano a pagine che contengono informazioni personali che li riguardano, specie se obsolete e inesatte, rivolgendosi direttamente ai motori di ricerca. Conformandosi a questa decisione, il colosso americano – leader indiscusso tra i motori di ricerca – ha lanciato un formulario online accessibile ai cittadini europei e che consente loro di chiedere di rimuovere i risultati della ricerca.

“Per ottemperare alla recente decisione della Corte Europea, abbiamo reso disponibile un modulo web attraverso cui gli Europei possono chiedere la rimozione di risultati dal nostro motore di ricerca”, ha spiegato un portavoce di Google, “La decisione della Corte richiede a Google di prendere decisioni difficili in merito al diritto di un individuo all’oblio e al diritto del pubblico di accedere all’informazione. Stiamo creando un comitato consultivo di esperti che analizzi attentamente questi temi. Inoltre, nell’implementare questa decisione coopereremo con i Garanti della Privacy e altre autorità”. 
La sentenza sul “diritto all’oblio” contro Google in Europa rischia di danneggiare la prossima generazione di start-up su internet e rafforzare i governi repressivi intenzionati a limitare le comunicazioni online. E’, però, l’allarme lanciato dall’amministratore e co-fondatore del motore di ricerca, Larry Page, intervistato dal Financial Times.

Un “form” online, a partire proprio da venerdì, darà a chiunque in Europa l’opportunità di chiedere all’azienda statunitense di censurare i link ai siti internet che si ritiene diano informazioni non aggiornate o dannose sulla propria persona. Le dichiarazioni di Page determinato un significativo cambio di atteggiamento per una società che in precedenza aveva assunto una posizione forte sui suoi principi di piena trasparenza sull’informazione, portando avanti una serie di battaglie legali nei tribunali europei su questioni di privacy e copyright.

“Stiamo cercando ora di essere più europei e pensare di più in un contesto europeo”, ha detto Page, che ha però sottolineato che il nuovo regime di privacy online del Vecchio Continente renderà più dura la vita alle start-up, costrette a fronteggiare un nuovo livello di complessità normativa. Che avrebbe potuto colpire anche Google quando, ha ricordato, era ancora nella fase di “tre persone in un garage”.

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