Governo cerca la rotta tra prudenza tecnica e fretta politica

Governo cerca la rotta tra prudenza tecnica e fretta politica
Giovanni Tria e Paolo Savona
10 luglio 2018

Come conciliare la prudenza dei tecnici (Tria e Savona) e la fretta dei politici (Salvini e Di Maio). La prossima legge di stabilità dovrà essere definita tenendo insieme due esigenze all’apparenza poco compatibili. La nuova maggioranza deve dare concretezza rapidamente alle promesse di profondo cambiamento contenute nel contratto di governo. I ministri di estrazione tecnica come Giovanni Tria e Paolo Savona devono fornire una parte delle risposte per avviare il percorso per il reddito di cittadinanza, la flat tax e la riforma della Fornero.

“Io sono un tecnico e propongo soluzioni tecniche. Arriverà un momento che la politica dovrà decidere”. Le parole del ministro Savona oggi in Parlamento sintetizzano in modo chiaro ed efficace i termini con i quali dovrà misurarsi l’azione dell’esecutivo e del parlamento. Poco prima dal palco dell’assemblea annuale dell’Abi, il ministro dell’Economia Giovanni Tria, ha ribadito che è il tempo di procedere con le riforme contenute nel programma ma l’equilibrio dei conti pubblici non è in discussione. “Gli obiettivi di consolidamento di finanza pubblica – ha sottolineato Tria – non derivano solo dagli impegni europei ma anche dalla necessità di mantenere la fiducia degli investitori nazionali e internazionali sulla stabilità dell’economia”. Anche Savona nella sua comunicazione al Parlamento ha puntualizzato l’importanza dei mercati.

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“Giusto o sbagliato che sia, il governo deve tener conto della preoccupazione dei mercati”. Il nervosismo degli investitori si è tradotto nell’allargamento dello spread tra i Btp e i Bund ma anche verso i Bonos spagnoli. “I mercati temono un aumento del deficit e del debito pubblico per effetto del reddito di cittadinanza, flat tax e riforma della Fornero”. Ciò non significa cancellare alcuni dei punti qualificanti del contratto di governo o annacquarli. “E’ indispensabile mantenere le promesse elettorali” ha precisato Savona.

Il problema non è se attuarle o meno, il punto cruciale sarà definire “i tempi e i modi” non avendo “fretta di far crescere la spesa corrente”. Per accelerare la crescita e l’occupazione devono ripartire con slancio gli investimenti, vero acceleratore della domanda interna. La complessità sarà avere un movimento sincrono tra andamento della spesa e del gettito fiscale. Secondo Savona “Governo e Parlamento non dovranno avere fretta di far crescere la spesa corrente prima che gli investimenti manifestino i benefici attesi”.

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Identiche, nella sostanza, le parole del responsabile dell’Economia. “Il disegno riformatore – ha detto Tria – sarà pienamente efficace se saprà affrontare le problematiche storiche che affliggono l’economia italiana e solamente se saprà individuare in maniera chiara gli strumenti più adatti per raggiungere gli obiettivi desiderati definendo un percorso realistico e le scadenze intermedie”. Concetti che sono sulla stessa lunghezza d’onda delle indicazioni della banca d’Italia.

Nelle scelte di politica economica – ha detto il governatore Ignazio Visco all’assemblea Abi, “servono prudenza e lungimiranza, per evitare tensioni o possibili crisi e per non lasciare in eredità agli italiani di domani un debito più elevato e un reddito più basso”. Per realizzare un tale disegno tuttavia occorre tempo e gradualità e un lavoro per migliorare l’architettura istituzionale europea. “Ci confrontiamo attentamente all’interno del governo” e in Europa “per cercare di rimediare alle lacune e alle debolezze della governance dell’eurozona” ha ripetuto il responsabile dell’Economia.

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Mentre il ministro per gli Affari europei si è spinto oltre. “C’è bisogno di una stretta connessione tra l’architettura istituzionale europea e le politiche per la crescita”. Nelle parole di Tria e Savona l’Europa non rappresenta qualcosa da cui prescindere. Anzi, rappresenta la risposta alle sfide che deve affrontare il paese. Il presupposto è che la governance europea deve essere modificata tornando ai grandi obiettivi ai tempi di Delors e al trattato di Lisbona. “Il professor Guarino sosteneva che se un’istituzione è mal concepita poi funziona male” ricorda Savona che indica proprio nella Bce una delle priorità dell’intervento riformista.

“La banca centrale deve avere pieno potere sui cambi e pieno e autonomo esercizio come prestatore di ultima istanza”. “Non sono un sovranista – ha concluso Savona la sua audizione – ma sono un trattativista. Ho lo spirito europeo, sono un cittadino europeo ma l’europeismo è diventato una ideologia e come scriveva Ralf Dahrendorf dopo la caduta del muro dobbiamo essere contro tutti i sistemi che terminano in ismo, come comunismo, socialismo, capitalismo e oggi europeismo”.

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