Governo Conte con 18 ministri, 5 le donne. Storie e curricula

Governo Conte con 18 ministri, 5 le donne. Storie e curricula
La foto di gruppo del governo con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella al Quirinale
1 giugno 2018

Il presidente della Repubblica ha ricevuto il professor Giuseppe Conte al Quirinale e lo ha incaricato di formare il Governo. Al termine del colloquio di Conte con il presidente Mattarella, il segretario generale del Quirinale Ugo Zampetti, ha precisato che il premier incaricato “ha presentato la lista dei ministri ai sensi dell’articolo 92 della Costituzione” e che il nuovo esecutivo giurerà oggi alle 16. Un governo snello, con 18 ministri, di cui 5 donne. E’ la squadra del professor Giuseppe Conte, che sara’ affiancato dai due leader Luigi Di Maio e Matteo Salvini. – Presidente del Consiglio: Giuseppe Conte; – Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio: Giancarlo Giorgetti – Ministro dell’Economia: Giovanni Tria – Ministro degli Esteri: Enzo Moavero Milanesi – Ministro degli Interni: Matteo Salvini (vicepremier) – Ministro dello Sviluppo Economico e Lavoro: Luigi Di Maio (vicepremier) – Ministro ai Rapporti con il Parlamento: Riccardo Fraccaro – Ministro degli Affari Europei: Paolo Savona – Ministro della Difesa: Elisabetta Trenta – Ministro della Giustizia: Alfonso Bonafede – Ministro della Pubblica Amministrazione: Giulia Bongiorno – Ministro della Salute: Giulia Grillo – Ministro degli Affari Regionali: Erika Stefani – Ministro del Sud: Lorenzo Fontana- Ministro dell’Ambiente: Sergio Costa – Ministro ai Disabili e alla Famiglia: Lorenzo Fontana – Ministro dell’Agricoltura e del Turismo: Gian Marco Centinaio – Ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture: Danilo Toninelli – Ministro dell’Istruzione: Marco Bussetti – Ministro dei Beni Culturali: Alberto Bonisoli.

GIUSEPPE CONTE IL PREMIER GIALLOVERDE

Il premier gialloverde e’ Giuseppe Conte. Titolare di un grande studio legale a Roma e docente di diritto privato a Firenze, e’ nato 54 anni fa a Volturara Appula, in provincia di Foggia e a quattro anni con tutta la famiglia si e’ trasferito a San Giovanni Rotondo, il paese di San Pio dove ancora oggi vivono la mamma Nunzia, il padre Nicola e la sorella. Originario di Cerignola il padre si trasferi’ a San Giovanni Rotondo 50 anni fa per prendere il posto di segretario comunale dell’amministrazione di San Giovanni Rotondo che ha mantenuto fino alla pensione. La sorella, invece, e’ impiegata in una banca del posto. Il legame tra Conte e San Giovanni Rotondo e’ molto stretto tanto che appena ha un momento libero si trasferisce nel paese di San Pio per stare con la famiglia. Come e’ accaduto durante le festivita’ di Natale. Laureatosi in Legge alla Sapienza di Roma, Conte ha studiato anche negli Stati Uniti d’America, a Vienna, in Inghilterra e a Parigi. Giuseppe Conte, tra gli altri incarichi, ha avuto anche quello di coordinare l’istruttoria che ha portato alla destituzione del consigliere di Stato Francesco Bellomo, per i suoi comportamenti, giudicati inappropriati, con le allieve dei corsi di preparazione alla magistratura. “Conosco personalmente Giuseppe e la sua famiglia – ha commentato il sindaco di San Giovanni Rotondo Costanzo Cascavilla – e’ una persona di grande umanita’, pronto e disponibile, e pur non essendo sangiovannese di nascita ha un forte legame con la nostra citta’, dove viene appena puo’ per salutare i genitori e la sorella”.

DI MAIO SCOMMETTE SUL LAVORO PER IL CAMBIAMENTO

Luigi Di Maio

Luigi Di Maio, sara’ uno dei due vicepremier, insieme a Matteo Salvini, e guidera’ il ministero del Lavoro e dello Sviluppo economico. Il Capo politico del Movimento 5 stelle e’ nato ad Avellino ma residente a Pomigliano d’Arco ha 31 anni – il 6 luglio ne compira’ 32 – rappresenta il volto pragmatico di M5s, in passato spesso contrapposto alle posizioni piu’ integraliste dell’ala ortodossa rappresentata da Roberto Fico che oggi di fatto ha perso questo ruolo piu’ politico, ‘neutralizzato’ da quello di presidente della Camera. Ma nonostante alcuni periodi di grande difficolta’ – in primis la storia della mail sull’iscrizione nel registro degli indagati dell’assessore all’ambiente a Roma, Paola Muraro nel settembre 2016 e che Di Maio disse di aver interpretato male – il giovane campano alla fine e’ stato sempre sostenuto dal Garante Beppe Grillo e da Davide Casaleggio. Di Maio e’ stato eletto dalla Rete con 30.936 voti (l’82% dei votanti) candidato premier e Capo politico del Movimento pentastellato il 23 settembre 2017 in occasione della kermesse grillina a Rimini. Con lui, di fatto, il Movimento ha cambiato pelle: molti poteri sono accentrati nelle sue mani e le decisioni, che nella Fase 1 del Movimento, venivano prese dalla Rete e dalle assemblee, adesso vengono prese direttamente da Di Maio e talvolta ratificate da eletti e attivisti.

Nel suo cursus, prima di essere eletto leader M5s, era gia’ stato nominato membro del cosiddetto ‘Direttorio’ del Movimento, costituito nel novembre 2014 da cinque parlamentari, scelti da Beppe Grillo, con l’obiettivo di costruire il principale organo direttivo del Movimento che avesse una funzione di raccordo tra il leader e gli eletti in parlamento. Ma il Direttorio ebbe vita breve risultando inefficace. Nel 2016 Di Maio e’ stato anche nominato responsabile degli enti locali per M5s. Il leader 5 stelle era deputato gia’ nella scorsa legislatura – nella quale era anche vicepresidente della Camera, il piu’ giovane della storia della Repubblica – ed e’ stato eletto deputato anche alle ultime elezioni del 4 marzo 2018: si tratta per lui, quindi, del secondo e ultimo mandato in base alle regole dei 5 stelle. Dopo non potra’ piu’ candidarsi con M5s. Era il candidato premier del Movimento ma alla fine ha dovuto rinunciare, per consentire la nascita di un governo con la Lega, e ha fatto un passo indietro a favore del professor Giuseppe Conte, avvocato e giurista di area M5s, gia’ indicato infatti come possibile ministro pentastellato per la Pubblica Amministrazione. Di Maio dopo il diploma di liceo classico, si e’ iscritto all’universita’, in un primo momento alla facolta’ di ingegneria, poi a giurisprudenza alla Federico II di Napoli. Ma alla fine ha rinunciato e non si e’ mai laureato.

Nel suo curriculum si legge che e’ giornalista pubblicista dal 2007, che ha lavorato per un breve periodo come webmaster e anche come steward allo stadio San Paolo di Napoli. Poi, la scelta della politica con la candidatura nel Movimento 5 stelle. Nel 2007 Di Maio ha aperto il meetup di Pomigliano d’arco aderendo cosi’ all’iniziativa di Grillo che proponeva la costituzione di gruppi di cittadini che si occupassero dei problemi del loro comune. Nel 2010 si e’ candidato come consigliere comunale del suo comune ma ottenendo solo 59 preferenze non e’ stato eletto. Successivamente, con le cosiddette ‘Parlamentarie’ del Movimento 5 Stelle, e’ stato candidato online e con 189 preferenze e’ riuscito ad essere eletto alla Camera. Alle elezioni politiche del 4 marzo di quest’anno, invece, ha ottenuto 95.219 voti (63,41%) al collegio uninominale di Acerra. Nella sua vita privata, ha fatto parlare di se’ anche per le sue storie sentimentali: per alcuni anni fidanzato con la collega dello staff M5s, Silvia Virgulti, 10 anni piu’ di lui. Adesso al suo fianco, da quasi un anno, Giovanna Melodia, consigliera comunale di M5s al comune di Alcamo, in provincia di Trapani. Di Maio e’ il maggiore di tre fratelli: la madre, Paola Esposito, e’ un’insegnante di italiano e latino, mentre il padre Antonio, imprenditore edile, ha un passato politico a destra ed e’ stato dirigente prima del Movimento sociale italiano, poi di AN.

SALVINI ALLA SFIDA GOVERNO, CON LA RUSPA AL VIMINALE

Matteo Salvini, un leghista con la ruspa al Viminale, e’ il secondo ‘lumbard’ nella storia a guidare l’Interno e lo fara’ anche da vicepremier. Salvini potrebbe trarre qualche spunto dalle due esperienze di Roberto Maroni (nel 1994 e nel 2008-2011) ma con tutta probabilita’ dara’ un’impronta diversa, molto forte e caratterizzante, al mandato. Alla prova con il suo primo incarico ‘esecutivo’ – nella sua lunga carriera politica non ha mai ricoperto ruoli amministrativi, neanche a livello locale – Salvini potra’ anche lasciare felpe e t-shirt negli armadi, ma difficilmente abbandonera’ i panni del ‘tribuno’. Cosi’ come restera’ affezionato all’immagine maturata in tanti anni col megafono nelle piazze lombarde, come consigliere comunale milanese o capo dei Giovani padani, o col microfono degli anni di ‘Radio Padania’ prima e con le dirette sui social poi, da segretario della Lega. Non ci si attende un ministro ingabbiato nella partecipazione a convegni e conferenze, ma piu’ uno ‘sceriffo d’Italia’ itinerante nei luoghi di ‘crisi’. Da numero uno del Viminale, forse Salvini dovra’ ‘sacrificare’ alcune battaglie storiche promosse alla guida della Lega, come la cancellazione delle prefetture – per cui ha raccolto firme per indire un referendum nel 2014 -, o correggere alcune espressioni forti come “Al governo lasceremo mani libere alla polizia” (Pontida 2017). Difficilmente, pero’, abbandonera’ i temi piu’ cari.

Al Viminale Salvini non aveva nascosto di puntare gia’ dal 2015, quando ingaggio’ una dura campagna contro Angelino Alfano per la gestione dell’emergenze immigrazione, definendolo “complice di una invasione”. “Fossi io al suo posto, farei sicuramente meglio”, lancio’ il guanto di sfida. Piu’ di recente, invece, non ha gradito la proposta di Silvio Berlusconi, che lo ha definito un ottimo papabile ministro dell’Interno in caso di vittoria del centrodestra alle elezioni del 4 marzo. Il leader della lega ha infatti letto quelle parole come un modo per ‘tagliargli’ le ambizioni di premiership. (AGI) carabinieri possono tranquillamente mettere una foto in costume da bagno sulla pagina di Facebook. O un carabiniere non puo’ andare al mare? E’ assolutamente vergognoso. I legali fanno bene a querelare la signora e lei dovrebbe chiedere scusa. Io sto sempre e comunque con polizia e carabinieri Se l’1% sbaglia deve pagare, anche il doppio. Pero’ mi sembra difficile pensare che ci siano poliziotti o carabinieri che hanno pestato per il gusto di farlo”. Salvini e’ nato a Milano il 9 marzo 1973. Figlio di Silvana, interprete di tedesco per alcune aziende svizzere, e di Ettore, dipendente di un’azienda chimica a Novara, ha una sorella piu’ giovane, Barbara. Ha frequentato il liceo classico Manzoni di Milano, dove ha cominciato ad avvicinarsi alla Lega: nel 1990, colpito dal manifesto ‘Sono lombardo, voto lombardo’. Salvini si e’ poi iscritto all’Universita’ senza completare gli studi (5 esami alla laurea): Scienze Politiche alla Statale, poi il passaggio a Lettere e quindi Scienze storiche.

Tra i professori aveva Giulio Sapelli, uno delle figure ‘sondate’ per fare il premier del governo M5s-Lega, che diede a Salvini 30 in Storia economica. Il segretario leghista ha due figli: Federico, avuto con l’ex moglie Fabrizia Ieluzzi, e Mirta frutto dell’unione con Giulia Martinelli. Milanista sfegatato, amante di Fabrizio De Andre’, da bambino ha fatto lo scout e sognava di fare il giornalista sportivo. Giornalista, e’ consigliere comunale a Milano dal 1993, anno di insediamento della prima e unica giunta guidata da un leghista, Marco Formentini. Durante gli studi universitari lavoro’ per breve tempo da Burghy, panitoteca in centro a Milano. Poi ha lavorato per il quotidiano la Padania, occupandosi anche della pagina delle lettere, e ha diretto per molti anni Radio Padania Libera. Nel 1997 partecipo’ alle elezioni del Parlamento padano con i ‘Comunisti padani’: gliel’aveva chiesto Bossi, ha poi raccontato, per avere anche una lista di sinistra. Ha avuto una breve esperienza da deputato (2008-2001) mentre e’ stato eletto a piu’ riprese all’Europarlamento (nel 2004, nel 2009 e nel 2014). Si e’ dimesso da Strasburgo dopo l’elezione al Senato del 4 marzo scorso. Il suo ‘cursus politico’ e’ stato segnato da numerosi episodi, gesti o provocazioni che hanno suscitato polemiche.

Celebre il coro ‘Senti che puzza, scappano anche i cani, stanno arrivando i napoletani’ che intono’ a Pontida prima di un raduno. In un’altra occasione, venne criticato quando disse provocatoriamente che sarebbe stato necessario prevedere vagoni della metro per soli milanesi. Da consigliere comunale di Milano, poi, nel 1999, non strinse la mano all’allora presidente della Repubblica Ciampi dicendo “Lei non mi rappresenta”. Ex delfino di Roberto Maroni, e’ diventato segretario della Lega lombarda dopo l’elezione dell’ex ministro dell’Interno alla guida del partito di via Bellerio. Maroni ha poi appoggiato la candidatura di Salvini alle primarie per eleggere il suo successore. Nella consultazione tra i militanti dell’8 dicembre 2013, Salvini batte Bossi 82 a 18 per cento. Alla guida della Lega ha vviato la svolta ‘nazionale’ e sovranista e che ha portato il partito, non piu’ ‘nordista’, al record storico del 17% alla scorse politiche. Il rapporto col senatur e’ sempre stato un po’ tormentato, come quando, durante la campagna elettorale del sindaco Letizia Moratti contro Giuliano Pisapia, Bossi disse che il futuro vice sindaco sarebbe stato Roberto Castelli e non Salvini che, comunque, ha dato il via libera alla ricandidatura del fondatore della Lega.

TRENTA, ALLA DIFESA UN’ESPERTA DI SICUREZZA

Elisabetta Trenta guidera’ il ministero della Difesa. Laureata nel 1994 alla Sapienza di Roma in Scienze Politiche con indirizzo economico, ha conseguito due master, uno in ‘International Development’ alla Stoa – Scuola di Management (1996), l’altro in ‘Intelligence and Security’ all’Universita’ di Malta Link Campus (2008). Tra l’ottobre 2005 e luglio 2006 e’ stata consigliere politico della Farnesina in Iraq, mentre nel 2009 per cinque mesi e’ stata richiamata in servizio come capitano della riserva internazionale nell’ambito della missione Unifil in Libano. Sempre in Libano ha seguito diversi progetti tra il 2009 e il 2012, mentre e’ ancora in corso il progetto nato nel 2012 per il reintegro di ex combattenti libici come agenti di sicurezza per le aree archeologiche di Cirene, Sabratha e Leptis Magna, da lei coordinato e gestito. Dal maggio 2016 al giugno 2017 ha collaborato con il Cemiss – Centro Militare di Studi Strategici, come ricercatrice in materia di relazioni internazionali, sicurezza e difesa. Analista nei temi della difesa e della sicurezza, attualmente e’ vice direttore del Master in ‘Intelligence and Security’ della Universita’ Link Campus e docente nel master di Cooperazione internazionale e sui Fondi Strutturali.

BONAFEDE, ALLA GIUSTIZIA L’AVVOCATO DELLE CLASS ACTION 

Ministro della Giustizia e’ Alfonso Bonafede, fedelissimo di Di Maio. 42 anni, e’ un avvocato civilista nato a Mazara del Vallo (Trapani), dove ha vissuto fino al 1995, quando si e’ trasferito a Firenze. Laureatosi li’ in Giurisprudenza, nel 2006 ha conseguito il dottorato di ricerca presso la stessa facolta’ e ha aperto uno studio legale. Quello stesso anno si e’ unito al meet-up M5s di Firenze. Candidato sindaco del capoluogo toscano oper i 5 stelle nel 2009, aveva ottenuto l’1.82%. Nel voto on line per la scelta dei candidati alle politiche del 2013 e’ stato il primo dei prescelti con 227 preferenze sulla piattaforma Rousseau, ed e’ stato poi eletto alla Camera. Nella passata legislatura e’ stato vicepresidente della Commissione Giustizia e tra le proposte di legge da lui presentate figurano quella per l’introduzione della class action, poi arenata in Senato, e una sul divorzio breve, confluita assieme alle altre nel testo poi approvato a Montecitorio. Dal 2016 fa parte del gruppo creato da Di Maio per il coordinamento e il supporto dei Comuni governati da M5s, e con Riccardo Fraccaro si occupa speficiamente anche del Comune di Roma. Sempre dal 2016, e’ responsabile della funzione “Scudo della Rete” nella piattaforma Rousseau.

BONGIORNO, UNA DONNA DI FERRO ALLA P.A.

Ha difeso nelle aule di giustizia imputati ‘eccellenti’, primo tra tutti Giulio Andreotti, ed e’ uno degli avvocati penalisti piu’ affermati del Paese: Giulia Bongiorno, senatrice eletta il 4 marzo nelle liste della Lega come indipendente, entra nell’Esecutivo guidato da Giuseppe Conte come ministro della Pubblica amministrazione. Nata a Palermo nel 1966, madre di un figlio, si e’ laureata con lode in Giurisprudenza nel 1989 e dal 1992 e’ iscritta all’Ordine degli avvocati. Una carriera iniziata con il premio ‘Toga d’oro’, che viene assegnato ai neo avvocati piu’ brillanti. Appena 27enne, Bongiorno entra nel collegio difensivo di Andreotti, nei processi di Palermo e Perugia: da allora, altri procedimenti ‘di grido’ la vedono nel ruolo di difensore, e tra i suoi clienti si ricordano Vittorio Emanuele di Savoia nell’inchiesta di Potenza del pm Woodcock, Sergio Cragnotti nel processo sul crac della Cirio, Raffaele Sollecito, poi assolto in via definitiva dall’accusa di concorso in omicidio per la morte di Meredith Kercher.

Inoltre, si e’ occupata anche di giustizia sportiva: ha assistito Francesco Totti dopo la squalifica del bomber giallorosso per lo sputo a un calciatore danese durante gli Europei del 2004. Eletta per la prima volta nel 2006 alla Camera, nella lista di Alleanza nazionale, viene rieletta due anni dopo nel Pdl: durante la XVI legislatura e’ stata presidente della Commissione Giustizia di Montecitorio. Nel 2010 aderisce a Futuro e Liberta’ per l’Italia, di cui diventa portavoce nel 2011. Nel 2013 Bongiorno e’ stata candidata alla presidenza della Regione Lazio, ma non eletta: stesso risultato alle politiche, dove correva per il Senato. Nella sua carriera politica, spicca il suo contributo per l’introduzione nel codice penale del reato di stalking: un deciso impegno, infine, per la lotta contro la violenza sulle donne, che l’ha vista fondatrice, assieme a Michelle Hunziker, dell’associazione ‘Doppia difesa’, che offre sostegno, assistenza e tutela alle vittime di questo fenomeno.

FRACCARO, INTEGRALISTA M5S AI RAPPORTI COL PARLAMENTO 

L’integralista, uno degli esponenti di spicco dell’ala dura e pura del Movimento 5 stelle, Riccardo Fraccaro e’ tra i fedelissimi di Luigi Di Maio. Al fianco del capo politico pentastellato ha vissuto tutta questa lunghissima fase di crisi politica. Dal piglio determinato e, secondo alcuni colleghi, non sempre socievole, e’ stato piu’ volte protagonista di aspri botta e risposta in Aula alla Camera con la presidenza e gli esponenti dell’allora maggioranza di governo. Della lotta agli sprechi e ai costi della politica ha fatto una bandiera e ha dichiarato guerra ai vitalizi degli ex parlamentari. E’ stato l’autore della norma che ha consentito di eliminare gli affitti d’oro di Montecitorio, con un risparmio di circa 130 milioni di euro nella scorsa legislatura. Eletto Questore anziano della Camera si e’ subito messo al lavoro per tentare di rivoluzionare il sistema pensionistico dei deputati.

Anche se per poche ore, prima dell’elezione di Roberto Fico, e’ stato lui il candidato 5 stelle per lo scranno piu’ alto di Montecitorio, poi ‘sacrificato’ in nome dell’accordo con la Lega e il centrodestra per eleggere entrambi i presidenti dei due rami del Parlamento. Fraccaro va a guidare il ministero dei Rapporti con il Parlamento, succedendo ad Anna Finocchiaro. 37 anni, e’ stato eletto deputato alla Camera per la prima volta nel 2013, diventando anche portavoce del gruppo e segretario dell’Ufficio di presidenza, portando avanti la battaglia contro gli affitti d’oro degli organi costituzionali. Nato a Montebelluna, in Veneto, ma trapiantato in Trentino dove si e’ laureato in giurisprudenza, Fraccaro ha iniziato il suo percorso con il Movimento nel 2010, quando fondo’ il Meetup di Trento. Fraccaro ha una bimba, Beatrice, di 3 anni e presto diventera’ nuovamente papa’: la sua compagna, infatti, aspetta un figlio che dovrebbe nascere in agosto.

STEFANI UNA ‘LEGHISTA DOC’ PER L’AUTONOMIA 

Erika Stefani, senatrice 47enne alla seconda legislatura e’ stata indicata da M5s e Lega per il ministero degli Affari regionali. Single, avvocato e ‘leghista doc’, guidera’ un dicastero su cui il suo partito conta molto, con Matteo Salvini che ha annunciato che il nuovo governo proseguira’ la trattativa sull’autonomia avviata dalle Regioni Lombardia, Veneto ed Emilia con l’esecutivo Gentiloni. Stefani ha iniziato la carriera politica nel 1999 con una lista civica nel Consiglio comunale di Trissino, in provincia di Vicenza. Per lo stesso Comune e’ stata assessore all’Urbanistica e vice sindaco nel 2009. Eletta per la prima volta al Senato nel 2013, ai tempi di Flavio Tosi segretario della Liga veneta, e’ entrata a far parte della giunta delle elezioni e delle immunita’ parlamentari. Si e’ sempre occupata di temi di giustizia.

BUSSETTI, UN PROF. ALLA GUIDA DELL’ISTRUZIONE

Marco Bussetti, 56 anni, e’ il nuovo ministro dell’Istruzione. Vicino alla Lega di Matteo Salvini, ha conseguito la laurea specialistica magistrale in scienze e tecniche delle attivita’ motorie alla Cattolica di Milano, e’ stato insegnante di educazione fisica, dirigente scolastico e infine dirigente di un Ufficio scolastico regionale della Lombardia. E’ stato anche professore di legislazione scolastica per la Cattolica di Milano e Pavia.

TONINELLI, L’UOMO DELLE RIFORME ALLE INFRASTRUTTURE

Danilo Toninelli, classe 1974, nato a Soresina in provincia di Cremona, liceo scientifico a Manerbio e laurea in Giurisprudenza a Brescia, guidera’ il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Un ministero delicato in casa 5 stelle, per il quale e’ stata in lizza anche la collega pentastellata Laura Castelli. Proprio le grandi opere sono state al centro di una lunga trattativa tra Lega e pentastellati durante la stesura del Contratto di governo. E’ su questi temi, infatti, che si evidenzia anche l’anima ‘barricadera’ dei 5 stelle, come la battaglia al fianco dei No Tav. Poi la sintesi e’ stata raggiunta e oggi Toninelli, meglio noto come l’uomo delle riforme dei 5 stelle, approda alla guida del dicastero. Al fianco del capo politico Luigi Di Maio, Toninelli ha assunto il ruolo di capogruppo al Senato, dove ha ‘traslocato’ dalla Camera. Nella precedente legislatura, infatti, era deputato ed ha condotto in prima linea la battaglia contro le riforme costituzionali del governo Renzi, sia dentro il Palazzo che in piazza. Dal 1999 al 2001 ufficiale di complemento dell’Arma dei Carabinieri a Torino, poi ispettore tecnico assicurativo dal 2002 al 2013 a Bergamo e Brescia, passa alla carriera politica aderendo al Movimento 5 Stelle: attivista dal 2009 fonda il gruppo cremasco. Sposato, due figli.

SAVONA, ALLE POLITICHE EUROPEE PER CAMBIARE L’UE

Il prof causa dello ‘stallo’ nelle trattative per formare il governo gialloverde, e’ chiamato a guidare le Politiche europee del nuovo esecutivo. Paolo Savona ha operato sul campo: Banca d’Italia, Confindustria, istituzioni ma anche direzione di grandi banche. L’economista sardo, che a ottobre compira’ 82 anni, e’ stato direttore del servizio studi della Banca d’Italia e direttore di Confindustria dal 1976 al 1980, nell’era Carli, quindi ministro dell’Industria con Ciampi. Al ministero di via XX settembre ha lavorato come segretario generale per la Programmazione Economica. Successivamente e’ stato a capo del Dipartimento per le Politiche Comunitarie della Presidenza del Consiglio dei ministri e Coordinatore del Comitato Tecnico per la Strategia di Lisbona, nel governo Berlusconi.

Prima presidente del Credito Industriale Sardo, poi amministratore delegato della Banca Nazionale del Lavoro, vicepresidente di Capitalia e presidente della Banca di Roma, nonche’ Presidente del Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi. Numerosi anche gli incarichi dirigenziali imprenditoriali, da Impregilo a Gemina, dagli Aeroporti di Roma al Consorzio Venezia Nuova; fino a Rcs e Tim Italia, dove e’ stato consigliere di amministrazione. Ha insegnato politica economica in numerose universita’, tra cui la Luiss, e ha partecipato quale esperto a numerosi comitati, commissioni, associazioni; tra le ultime cariche, quello di presidente della Fondazione Ugo La Malfa e vice presidente vicario dello Aspen Institute Italia (di cui e’ presidente Giulio Tremonti).

FONTANA, UN LEGHISTA PER LA FAMIGLIA

Laureato in scienze politiche all’Universita’ degli Studi di Padova, il 38enne veronese Lorenzo Fontana e’ il ministro per la Famiglia e i Disabili. Entrato in Lega con l’ex sindaco Flavio Tosi, ha iniziato la sua carriera politica nei Giovani padani. Dopo essere stato consigliere comunale a Verona, Fontana e’ stato eletto per la prima volta nel Parlamento europeo nel 2009. Sui banchi di Strasburgo e’ nato il suo rapporto con Matteo Salvini (anche lui europarlamentare). Durante la sua prima legislatura e’ stato capo-delegazione del gruppo della Lega Nord al Parlamento europeo, e vice-presidente della commissione per la cultura, l’istruzione e lo sport. Nel corso dell’VIII legislatura e’ stato, tra le altre cose, relatore del progetto di decisione di esecuzione del Consiglio che approva la conclusione da parte dell’Ufficio europeo di polizia (Europol) dell’accordo sulla cooperazione operativa e strategica tra la Bosnia-Erzegovina ed Europol. Esperto di questioni di demografia, nel 2018 ha scritto ‘La culla vuota della civilta’. All’origine della crisi’, insieme a Ettore Gotti Tedeschi, con la prefazione di Salvini, di cui e’ diventato vice segretario federale insieme a Giancarlo Giorgetti. E’ tra i principali esponenti leghisti ad aver mantenuto i rapporti con i partiti euro-scettici europei, tra cui quello della francese Marine Le Pen.

LEZZI, GRILLINA DALLO SCANDALO DEI RIMBORSI AL MINISTERO DEL SUD

Questa volta è stata eletta battendo nel collegio uninominale di Nardò big come Teresa Bellanova del Pd, vice ministro dello Sviluppo economico, e Massimo D’Alema schierato da LeU. Barbara Lezzi, ministro per il Sud, è alla sua seconda legislatura come parlamentare. Di Lecce, 46 anni, professione impiegata, arriva in Parlamento nel 2013. Un plebiscito per nulla scalfito dallo scandalo dei rimborsi non fatti da alcuni parlamentari del M5S. Finisce nella lista nera di coloro che non hanno rispettato le regole del movimento perché risulta che abbia restituito 132mila 557 euro ma c’è un bonifico contestato di circa 3500 euro “immediatamente sanato”, dicono dai 5S.

E in accordo col Movimento annuncia che verserà tre mensilità di restituzione in più al fondo per il microcredito come penale per l’errore fatto”. Lei si giustifica. Parla di “negligenza”, risulta “un unico bonifico non andato a buon fine” spiega. Nel 2013, scivola su una presunta parentopoli perché tra le sue collaboratrici al Senato, recluta la figlia del suo compagno. Quando si scopre, rescinde il contratto. “Non ho violato alcuna regola – dice – né quelle del regolamento del Senato che vieta di assumere collaboratori fino al quarto grado di parentela, né quelle del codice di comportamento del M5S che non prevede limiti sull’assunzione dei collaboratori personali”.

GIORGETTI, IL ‘GIANNI LETTA’ LEGHISTA A PALAZZO CHIGI

Ex delfino di Umberto Bossi, sopravvissuto a tutte le stagioni della Lega, a Giancarlo Giorgetti da Cazzago Brabbia da anni e’ affidato il ruolo di ‘eminenza grigia’ del partito di via Bellerio. Commercialista bocconiano, laureato con una tesi sugli stadi dei Mondiali di Italia ’90, ‘Gg’, come e’ chiamato in Lega l’uomo che Matteo Salvini ha voluto sottosegretario alla presidenza del Consiglio del governo coi 5 stelle, ha iniziato la carriera parlamentare 22 anni fa, cinque legislature alle spalle, sempre rieletto alla Camera fino al 4 marzo scorso. Al suo primo mandato, nel 1996 – XIII legislatura – era quasi ‘vicino di banco’ di Sergio Mattarella, raccontano i compagni di partito: l’attuale capo dello Stato era capogruppo dei ‘Popolari democratici-L’Ulivo’ e sedeva di fianco a Giorgetti, separato solo dal corridoio di passaggio tra uno ‘spicchio’ e l’altro dell’emiciclo. Padre pescatore e madre operaia in un’azienda tessile, Giorgetti e’ stato a lungo sindaco di Cazzago Brabbia, 800 abitanti circa, sul lago di Varese. Capogruppo della Lega a piu’ riprese, dal 2001 al 2006, durante il secondo governo di Silvio Berlusconi, e’ stato il presidente della Commissione Bilancio, Tesoro e Programmazione.

Dal 2002 al 2012 segretario nazionale della Lega Lombarda. Il 30 marzo 2013, in seguito alle infruttuose consultazioni per la formazione di un governo, e’ stato chiamato da Giorgio Napolitano a far parte del gruppo ristretto – i cosiddetti ‘saggi’ – incaricato di avanzare proposte programmatiche in materia economico-sociale ed europea. E’ stato definito piu’ volte il “Gianni Letta della Lega”, per la sua ritrosia alla ribalta politica e per l’abilita’ diplomatica dietro le quinte, prima ancora “il delfino” di Bossi, che, a suo modo, lo indico’ come successore (“Il futuro e’ dei giovani come Giorgetti, ma non diciamolo troppo forte perche’ senno’ si monta la testa”, disse il senatur). Cugino dell’ex banchiere Massimo Ponzellini, ai tempi dell’ultimo governo Berlusconi era ritenuto molto vicino all’allora ministro del Tesoro Giulio Tremonti, grazie al quale e’ entrato nell’Aspen insitute. Estimatore di Mario Draghi, coltiva frequentazioni negli ambienti piu’ tradizionalisti del Vaticano.

I detrattori di Giorgetti “lo chiamano il tappo, e non perche’ sia basso, ma perche’ ogni volta che la Lega cambia corso (o leader) lui si trova al posto giusto per guidare il partito senza farlo sbandare troppo”, ha scritto Cristina Giudici sul ‘Foglio’. Dopo la caduta di Bossi e del ‘cerchio magico’, in seguito agli scandali sull’uso dei rimborsi elettorali del partito, Giorgetti sopravvive all’era Maroni, e torna e diventare centrale il suo ruolo con l’elezione a segretario federale di Matteo Salvini, nel dicembre 2013. Come vice del ‘capitano’ legista mantiene il ruolo di ‘regista politico’ e tessitore di rapporti, collabora all’attuazione della svolta ‘nazionale’ e ‘corregge’ la rotta anti-euro avviata nel 2014. Oltre alla politica (“La politica e’ sacrificio. E’ come una malattia, ma alla base c’e’ un atto di presunzione che ti fa credere che le cose che pensi e che fai tu facciano bene anche agli altri”, ha detto a Varesenews), la sua passione e’ per due squadre di calcio: il Varese e l’inglese Southampton (di cui e’ fondatore del fan club italiano).

COSTA, GENERALE ALL’AMBIENTE, INDAGO’ TERRA DEI FUOCHI

E’ il generale di brigata dei Carabinieri Sergio Costa, il nuovo ministro dell’Ambiente nel governo nato sull’asse M5S-Lega. Costa, napoletano, 59 anni, e’ stato anche comandante regionale del Corpo Forestale. E’ il super esperto che ha guidato l’inchiesta sulla Terra dei Fuochi, il primo che ha individuato in terra Campana una discarica abusiva nel Casertano danbdo cosi’ il via al primo filone d’indagine. Laureato in Scienze Agrarie, ha conseguito un Master in Diritto dell’Ambiente. E’ stato comandante regionale del Corpo forestale dello Stato, fino allo scioglimento il 31 dicembre 2016.

ENZO MOAVERO, DALLA CORTE DI GIUSTIZIA UE AGLI ESTERI

Professore in diritto comunitario, Enzo Moavero Milanesi designato agli Esteri, è nato il 17 agosto 1954 a Roma. Funzionario europeo fino ai massimi livelli (segretario aggiunto della Commissione, direttore dell’ufficio dei Consiglieri per le politiche europee), Moavero è stato anche giudice alla Corte di Giustizia dell’Unione europea. Ministro per gli Affari europei nei governi di Mario Monti ed Enrico Letta, conosce tutti i meccanismi europei. Ed è conosciuto in tutte le cancellerie. Teorico dei negoziati a “geometrie variabili”, i dossier li tratta con partner giusti per ogni singola questione. Negoziatore molto garbato, non ha bisogno di battere pugni sul tavolo: il suo segreto è essere sempre presente ai lavori preparatori. Con Monti e Grilli mise il veto contro la Merkel che si opponeva allo scudo anti-spread nel Consiglio europeo del giugno 2012. Lo scudo anti-spread, assieme alla strategia della Banca centrale europea, ha salvato l’euro e l’Italia.

GIAN MARCO CENTINARO, IL MINISTRO DELL’AGRICOLTURA CHE HA “TRADITO” LA LEGA

La sua prima tessera alla Lega Nord risale all’inizio degli anni Novanta, quando Umberto Bossi scoprì la Padania: Gian Marco Centinaio, ministro dell’Agricoltura e Turismo, aveva 19 anni e già passione per la politica. Così pochi anni dopo, mentre studiava per la laurea in Scienze politiche, Centinaio faceva palestra politica nella sua Pavia, come consigliere comunale prima, come vicesindaco poi, scalando di pari passo anche i ruoli all’interno della Lega. Ma è solo nel 2013 che entra per la prima volta in Parlamento: senatore del Carroccio nel periodo più buio della Lega degli scandali, l’anno dopo diventa capogruppo a Palazzo Madama. Ma in quel 2013 il leghista sin dal primo vagito “tradisce” il suo partito: per due mesi lascia la Lega ed entra nella meteora Gal, Grandi autonomie e libertà, “su mandato della Lega – dice – per garantire rappresentanza ai gruppi autonomisti locali”.

Sposato, un bimbo di tre anni, motociclista (al grillino Di Battista diceva ironico: “Lui nella Lega non farebbe neanche il candidato al consiglio municipale, da noi non basta essere carini, simpatici e fare il giro dell’Italia in moto”), nel curriculum può mettere una professione, quella di dirigente d’azienda (il primo impiego, a 29 anni, come operatore telefonico in Banca Mediolanum, fino a diventare direttore commerciale di un tour operator), ma dall’esordio sui banchi del Senato la sua attività è stata tutta politica.

ALBERTO BONISOLI, IL BOCCONIANO CHE GUIDERA’ IL MIBACT 

Un profilo manageriale fra moda, design e formazione. Il nuovo ministro della Cultura è Alberto Bonisoli, attualmente direttore della Nuova Accademia delle Belle Arti di Milano. Bocconiano, 56 anni, originario di Mantova ma residente a Castelletto Ticino, sposato, con due figlie, Bonisoli era già pronto ad accettare l’incarico ministeriale. Il suo nome era già nella squadra di governo presentata da Luigi Di Maio in campagna elettorale, proprio per il Mibact. Alle elezioni Politiche del 4 marzo, però, è rimasto fuori. Candidato per la Camera nel collegio uninominale di Milano (vinto da Bruno Tabacci), si è fermato al 13,8% dei voti.

Il neo-ministro ha insegnato a lungo Innovation management alla Bocconi di Milano, ma non sembra essersi mai occupato nello specifico di patrimonio culturale. Questo non gli impedisce di avere le idee chiare sulle ambizioni del dicastero. Bonisoli è anche presidente dell’associazione “Coordinamento Istituzioni AFAM non Statali”, che riunisce tutte le principali scuole private d’arte, moda e design, riconosciute dal Miur. Innovazione e uno sguardo verso il resto del mondo sembrano le parole chiave nella sua carriera. Dal 2005 è stato per due anni senior consultant del Ministero dell’Istruzione e ha lavorato su progetti legati a una migliore integrazione dei progetti italiani nel contesto europeo.

GIOVANNI TRIA, DA PRESIDE DELLA FACOLTÀ DI ECONOMIA A VIA XX SETTEMBRE

È nato a Roma nel 1948 e si è laureato in Giurisprudenza al primo ateneo di Roma, La Sapienza, nel 1971. Fra le esperienze professionali, Giovanni Tria, nuovo ministro dell’Economia, annovera quella di co-direttore del Master in Economia dello Sviluppo e Cooperazione Internazionale, dell’università di “Tor Vergata”, quella di Direttore del Ceis, Center in Economics and International Studies, membro dell'”Oecd Innovation strategy expert advisory group” e Vice Chair del “Committee for Information, Computer and Communication Policy (ICCP)”. Parte del Consiglio di Amministrazione dell’Oil, Organizzazione internazionale del Lavoro, è stato dal 2008 fino al 2017 presidente della Scuola nazionale dell’amministrazione, l’ex scuola superiore della Pubblica amministrazione. In questa veste, Tria ha dato il via a un accordo con l’università Bocconi per la fornitura di corsi a pagamento. Parla a livello eccellente l’inglese e il francese, mentre la casella delle competenze tecnologiche, almeno sul suo curriculum, è lasciata vuota.

GIULIA GRILLO, IL MEDICO ALLA SALUTE

Il neo-ministro della Salute Giulia Grillo, 43 anni, è fra gli esponenti del Movimento 5 Stelle che più hanno preso parte al dibattito sugli obblighi vaccinali: a favore, ma contro il decreto Lorenzin. Una posizione presa anche sulla base di una laurea in Medicina conseguita nel 1999, cui nel 2003 è seguita una specializzazione in Medicina legale. La sua prima candidatura – in una lista per le elezioni regionali siciliane che si chiamava “Amici di Beppe Grillo” e non ancora M5S – risale addirittura al 2008: da allora, fra gli altri punti, la militante catanese (attualmente capogruppo alla Camera per la seconda volta: lo fu già nel 2016) si è spesa contro le trivellazioni e per chiedere più controlli sull’attività intramoenia dei medici, ma anche a favore del biotestamento approvato nella scorsa legislatura.

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