Il governo teme tangentopoli e spread, cresce scontro Salvini-Di Maio

Il governo teme tangentopoli e spread, cresce scontro Salvini-Di Maio
Luigi Di Maio e Matteo Salvini
17 maggio 2019

Al di la’ dell’incomunicabilita’ tra i vicepremier e degli scontri sui provvedimenti, nel governo e’ scattato l’allarme per lo spread e per le inchieste giudiziarie. Non e’ solo questione di campagna elettorale, a palazzo Chigi l’auspicio e’ che dopo il 26 maggio possa ritornare uno spirito di collaborazione nell’esecutivo e nella maggioranza per portare avanti il lavoro compiuto finora. La convinzione nella sede del governo e’ che non ci siano alternative, che pur tra scossoni e attacchi reciproci, debba poi prevalere lo spirito di servizio per evitare che il Paese possa finire, prima e dopo le elezioni, nel mirino di una tempesta finanziaria. Gia’ in Europa Roma e’ nel mirino di alcuni stati membri come l’Austria che hanno paragonato l’Italia alla Grecia.

Ma oltre all’andamento dei mercati e’ il ‘fattore giudiziario’ che puo’ pesare, come un’incognita difficile da calcolare, al di la’ di qualsiasi ‘road map’. Per questo motivo c’e’ preoccupazione per le possibili conseguenze, ovvero sull’eventualita’ che le tante inchieste che si sono aperte possano ‘terremotare’ il quadro politico e destabilizzare l’azione dell’esecutivo. Il premier Giuseppe Conte non si e’ espresso in questi giorni sulle inchieste giudiziarie, lo ha fatto stamattina sullo spread (“C’e’ preoccupazione ma non siamo ossessionati”, ha detto), si e’ occupato di politica estera, incontrando il generale Haftar per auspicare un processo condiviso in Libia. Ma resta il timore che siano fattori esterni a determinare ancor di piu’ il peggioramento nei rapporti tra Di Maio e Salvini e a far precipitare la situazione.

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Del resto nel Movimento 5 stelle si ritiene che, dopo il ‘caso Legnano’, possa esserci un’escalation della magistratura, altri affondi nei confronti del partito di via Bellerio, anche sulla vicenda dei 49 milioni, e che possa essere coinvolto anche un ‘big’ come Giorgetti. “Siamo sotto attacco. Non mi spaventano gli attacchi da parte di tutti, vado avanti piu’ forte che mai”, l’ammissione dello stesso Salvini, con Di Maio che lo ha invitato a cacciare il sindaco di Legnano, arrestato nell’inchiesta chiamata ‘Piazza Pulita’. “Non e’ giustizialismo, ma senso dello Stato, dovere morale. Noi siamo l’argine agli estremismi e a questa nuova Tangentopoli”, ha sottolineato il capo politico del Movimento 5 stelle.

“Per lui sono diventato il male assoluto”, la reazione del vicepremier della Lega. Nel partito di via Bellerio non si nasconde la preoccupazione sui possibili contraccolpi delle indagini giudiziarie, soprattutto nelle urne. Ma – osserva un ‘big’ della Lega – la linea ‘giustizialista’ del Movimento 5 stelle si rivelera’ un boomerang, potranno anche guadagnare qualche voto, magari a danno del Pd, ma in questo modo hanno creato una spaccatura difficile da sanare. Gli italiani vogliono lavoro, non polemiche”.

“Vogliono riportare le lancette indietro nel tempo, attaccare Salvini come hanno fatto con Berlusconi ma dopo le Europee si faranno i conti”, osserva anche un altro deputato. Monta l’ira per l’accostamento che Di Maio ha fatto della Lega con Tangentopoli, ma la linea resta quella di non alzare i toni, di evitare scontri frontali. A rispondere a Di Maio e’ solo Salvini che lo invita ad occuparsi delle morti sul lavoro. A dividere M5s e Lega non e’ solo il tema della corruzione esploso con il ‘caso Siri’ (“Salvini si fida suoi uomini? Io mi fido degli italiani”, afferma Di Maio). La contrapposizione e’ anche sulla giustizia e sull’autonomia. “Cosi’ come e’ concepita spacca l’Italia in due, e non credo che neanche i cittadini lombardi e veneti la vogliano”, sostiene il ministro dello Sviluppo e del Lavoro. “Allora vuol dire che M5s si prendera’ la responsabilita’ di una crisi di governo”, la risposta di un esponente di primo piano della Lega.

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