May s’è dimessa da leader Tory, rimarrà premier fino a luglio. Johnson in pole

May s’è dimessa da leader Tory, rimarrà premier fino a luglio. Johnson in pole
Boris Johnson e Theresa May
7 giugno 2019

Theresa May ha firmato la lettera di dimissioni da leader Tory. Continuera’ invece a ricoprire l’incarico di premier fino all’elezione del suo successore, prevista alla fine di luglio. Il 24 maggio May aveva annunciato l’intenzione di lasciare all’incarico dopo quasi tre anni a Downing Street, per non essere riuscita a far passare in Parlamento l’accordo sulla Brexit raggiunto con l’Ue. La premier britannica ha annunciato le dimissioni due settimane fa, dicendosi profondamente dispiaciuta per il fatto di non essere stata in grado di consegnare ai britannici la Brexit. L’epilogo del mandato di May come leader dei Tory avverrà con uno scambio privato di lettere con Charles Walker e Dame Cheryl Gillan, co-presidenti del Comitato 1922 dei parlamentari conservatori.

Successivamente, alle 17 locali, ci sarà un appello per i candidati alla leadership: le candidature dovranno essere presentate lunedì dalle 10,00 fino alle 17,00. Undici parlamentari conservatori si contendono la guida del partito e, quindi, la poltrona di primo ministro. Il vincitore dovrebbe essere annunciato nella settimana del 22 luglio. I candidati alla leadership necessitano di otto parlamentari per sostenerli. I deputati voteranno in una serie di sessioni segrete fissate il 13, 18, 19 e 20 giugno.

Gli ultimi due candidati rimasti saranno sottoposti al voto del partito conservatore dal 22 giugno; il vincitore dovrebbe essere annunciato circa un mese dopo. Il mandato di Theresa May è stato dominato dalla Brexit, con il partito diviso e l’impossibilità di ottenere il placet al suo accordo con Bruxelles in Parlamento. Al momento dell’annuncio delle dimissioni, Theresa May ha detto che era giunto il momento che un nuovo primo ministro prendesse in mano l’intero processo per cercare di consegnare la Brexit ai britannici. Dunque, scatta la corsa alla sua successione. Una gara già affollata, a cui potrebbero unirsi altri aspiranti leader Tory (e di conseguenza premier). Ecco i candidati ad oggi.

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Fra i Brexiteer più irriducibili, BORIS JOHNSON, vuole portare la Gran Bretagna fuori dall’Ue: con o senza un accordo. Cinquantaquattro anni, è stato uno degli artefici della vittoria della Brexit al referendum del 2016. Nominato ministro degli Esteri, è diventato la voce di punta dell’opposizione all’accordo di divorzio dall’Ue stipulato da Theresa May prima di dimettersi il luglio scorso per difendere la sua posizione a favore di una hard Brexit. L’eccentrico ex primo cittadino di Londra è popolare fra i militanti della base, ma meno fra i suoi “pari” che gli contestano le numerose gaffe e un certo dilettantismo.

MICHAEL GOVE, ministro dell’Ambiente, una cocente sconfitta alle ultime elezioni per la leadership dei Tory forse non ancora digerita, ha sue posizioni più “accomodanti” sulla Brexit. Nel giugno 2016, Gove, allora manager della campagna per la successione di Boris Johnson a David Cameron, ritirò il suo endorsement la mattina in cui l’ex sindaco di Londra avrebbe dovuto annunciare ufficialmente la sua candidatura per gettarsi inaspettatamente nell’agone. L’euroscettico Gove risultò terzo nel primo round del voto, dietro alla vincitrice finale Theresa May e ad Andrea Leadsom. Nativo di Edimburgo, il 51enne Gove ha studiato a Oxford. Prima di diventare deputato faceva il giornalista.(

Il 52enne JEREMY HUNT, attuale ministro degli Esteri – ha sostituito Boris Jonhson dopo le dimissioni – è stato un convinto Remainer al referendum del 2016. Dopo il referendum Hunt ha cambiato rotta avvicinandosi al campo degli euroscettici, deluso dall’approccio “arrogante” di Bruxelles nei negoziati. Dopo sei anni al ministero della Sanità, dal 2012 al 2018, si è guadagnato la fama di un politico coraggioso, pronto alle sfide. Si oppone all’evenutalità di un’uscita dall’Ue senza accordo: “sarebbe un suicidio”, avverte.

ANDREA LEADSOM, ritiratasi dal round finale per Downing Street nel 2016 dopo le critiche che si attirò per aver detto che essere madre la avvantaggiava su Theresa May, la ministra per le Relazioni con il Parlamento è una fervente fautrice della Brexit.
Ammiratrice di Margaret Thatcher, Andrea Leadsom, 55 anni, ha lavorato 30 anni in banca alla City di Londra. Approdata alla politica, ha cominciato a farsi un nome durante la campagna per il referendum del giugno 2016, quando era sottosegretario all’Energia con appassionati interventi a vari dibattiti televisivi a favore del ritiro del Regno Unito dall’Ue.

Nominato ministro per la Brexit nel luglio 2018, DOMINIC RAAB si era dimesso quattro mesi dopo, perché in aperto contrasto con Theresa May sull`accordo di divorzio dall’Ue stipulato con Bruxelles, giudicandolo “cattivo per l’economia e la democrazia” britanniche. Si vede a Downing Street? “Mai dire mai”, ha risposto di recente Raab, 45 anni, convinto euroscettico. Avvocato specializzato in diritto internazionale, è una delle figure di punta della nuova guardia dei conservatori.

Ex dipendente di una banca d’affari, figlio di un conducente di autobus pachistano, SAJID JAVID, 49 anni, è oggi un esponente influente del Partito conservatore. Nominato ad aprile 2018 alla guida del ministero dell’Interno, questo sostenitore del thatcherismo e del libero mercato, si era pronunciato contro la Brexit al referendum del 2016. Ma ha poi cambiato linea e ora perora l’uscita dall’Ue del Regno Unito.

MATT HANCOCK, quarantenne, ministro della Sanità, è la stella in ascesa dei Tory in crisi, un moderato considerato competente ed efficace sulla scena mediatica. Nel 2016 era contro la Brexit, poi si è allineato con i risultati del referendum e ha difeso l’accordo negoziato con l’Ue da Theresa May.

RORY STEWART, Ministro dello Sviluppo Internazionale, 46 anni, ha oltre quindici anni di esperienza nel Foreign Foreign Office. E’ contro un’uscita dall’Ue senza accordo con Bruxelles.

KIT MALTHOUSE, cinquantadue anni, perora la linea dell’unità del partito conservatore sulla Brexit: si può trovare un compromesso e arrivare a una linea comune tra Tories. E vice sindaco di Londra con Boris Johnson.

ESTHER MCVEY, cinquantun anni, ex conduttrice televisiva, si è dimessa da ministro del Lavoro e delle pensioni a novembre, in polemica con l’accordo May per l’uscita del Regno Unito dalla Ue.
McVey vuole “un taglio netto” con l’Unione europea.

MARK HARPER Quarantanove anni, è stato sottosegretario all’Interno e al Dipartimento Lavoro e Pensioni tra il 2010 e il 2015.

SAM GYIMAH Ex sottosegretario per l’Università, 42 anni, rappresenta in parlamento l’East Surrey. Ha appoggiato la richiesta di un secondo referendum.

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