Si dimette l’ambasciatore negli Usa. Johnson sotto tiro per non averlo difeso

Si dimette l’ambasciatore negli Usa. Johnson sotto tiro per non averlo difeso
Donald Trump e Sir Kim Darroch
10 luglio 2019

L’ambasciatore britannico a Washington, Sir Kim Darroch ha rassegnato le dimissioni dall’incarico di rappresentante diplomatico del governo di Londra negli Stati Uniti. Le dimissioni arrivano a conclusione di una vicenda iniziata con la pubblicazione di cablogrammi diplomatici riservati contenenti giudizi molto critici dell’ambasciatore sull’amministrazione Trump e sullo stesso presidente americano, definito “incompetente” e “inetto”. Successivamente era stato il leader della Casa Bianca a pronunciare giudizi molto negativi sul rappresentante diplomatico, descrivendolo come “un tipo molto stupido”, “un idiota spocchioso”. La decisione di Sir Kim di dimettersi è stata confermata dal Foreign Office. Kim ha detto di voler mettere fine alle illazioni, ed ha aggiunto che la pubblicazione dei cablogrammi gli ha reso “impossibile” svolgere il proprio incarico.

Nella lettera di dimissioni al Foreign Office, l’ambasciatore spiega che “la situazione attuale mi rende impossibile continuare nel mio ruolo, come avrei voluto”. “Sebbene il mio mandato non finisse prima la fine di quest’anno – continua sir Kim – credo che nelle attuali circostanze il percorso responsabile sia quello di permettere la nomina di un nuovo ambasciatore”. Al diplomatico ha risposto il sottosegretario agli Esteri Simon McDonald, che, dopo averlo ringraziato per il servizio reso, ha ribadito che la premier Theresa May e il ministro degli Esteri Jeremy Hunt “stanno al suo fianco”. “Lei è stato obiettivo di una fuga di notizie malevola, stava semplicemente facendo il suo lavoro”, ha scritto McDonald a Darroch.

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Intanto dito puntato contro Boris Johnson da parte di numerosi esponenti dei partiti di opposizione, come pure di vari avversari interni alla parrocchia Tory, dopo le dimissioni dell’ambasciatore britannico negli Usa, Kim Durroch: finito nel mirino di Donald Trump sulla scia della divulgazione di note pesantemente critiche verso il presidente americano. Il passo indietro, stando ai media, e’ divenuto improcrastinabile dopo che ieri, in un dibattito tv, Johnson, candidato favorito alla successione a Theresa May come premier, si e’ rifiutato – differenza del rivale nella corsa a Downing Street, Jeremy Hunt – sia di replicare a Trump sia di garantire la permanenza di Darroch a Washington almeno sino alla fine del mandato prevista per dicembre. E la cosa suscita polemiche. Oggi Hunt ha bollato come “oltraggioso” l’epilogo della vicenda, mentre la May ha reso omaggio all’ambasciatore. E lo stesso Boris l’ha definito un diplomatico “superbo”, condannando i responsabili del leak e invocandone la punizione.

Le opposizioni britanniche, laburisti in testa, accusano tuttavia il pro Brexit Johnson d’aver di fatto scaricato Darroch, noto come eurofilo. E – nelle parole del vice leader del Labour, Tom Watson – d’aver messo “ancora una volta le sue ambizioni davanti agli interessi del Paese”. Non meno duri, del resto, i commenti di alcuni esponenti conservatori filo Hunt, come l’attuale viceministro degli Esteri, Alan Duncan, secondo cui “Boris ha gettato sir Kim sotto il bus” e ha inflitto “un duro colpo” alla propria reputazione. “I leader di un Paese devono difendere i loro diplomatici”, ha rincarato un altro Tory anti-Johnson, Tom Tugendhat, presidente della commissione Esteri della Camera dei Comuni, a margine di un audizione in cui il segretario generale del Foreign Office, Simon McDonald, ha motivato peraltro la decisione di Darroch come una scelta personale “non facile”: presa dopo aver consultato la famiglia e nella consapevolezza che, “restando a Washington, egli sarebbe rimasto un bersaglio” degli attacchi di Donald Trump e quindi un ostacolo nei rapporti diplomatici del Regno con l’alleato chiave americano.

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