Guaido’ invoca rivolta militare, Venezuela nel caos. Lopez entrato in ambasciata Cile

30 aprile 2019

L’autoproclamato presidente venezuelano e leader dell’opposizione Juan Guaidò ha lanciato un appello all’esercito perché intervenga per rovesciare l’esecutivo di Nicolas Maduro, in un video che lo vede per la prima volta attorniato da uomini in uniforme. Tuttavia, il chavismo ha fino ad ora mantenuto il controllo delle forze armate grazie alla lealtà della cupola dei generali, ed ha anche altre frecce al suo arco per quanto riguarda la propria autodifesa. Dunque, il Venezuela sull’orlo della guerra civile. Guaido’ riconosciuto da una cinquantina di Paesi, ha lanciato un appello ad una rivolta militare in un video che lo mostra in una base aerea a Caracas, circondato da soldati armati. “Nervi d’acciaio”, ribatte il presidente Nicolas Maduro, per il quale si tratta di un “tentativo di golpe in corso”, ma, ha assicurato, “lo stiamo sventando”. Le prossime ore saranno decisive per capire con chi si schiereranno i vertici militari, il sostegno dei quali e’ al momento rivendicato da entrambe le parti in conflitto. A quanto affermano i media locali, in alcuni scontri tra le forze dell’ordine e manifestanti a Caracas si sarebbero contati oltre 50 feriti.

L’oppositore venezuelano Leopoldo Lopez, sua moglie e sua figlia, intanto sono entrati come ospiti nell’ambasciata del Cile a Caracas. Lo ha reso noto il ministero degli Esteri cileno su Twitter. “Lilian Tintori e sua figlia sono entrate come ospiti della nostra missione diplomatica a Caracas. Pochi minuti fa suo marito, Leopoldo Lopez, si e’ unito alla sua famiglia in quel luogo. Il Cile ribadisce il suo impegno per i venezuelani democratici”, ha scritto il ministero cileno nel tweet. Lopez, leader del partito di opposizione venezuelano Volonta’ Popolare, si trovava agli arresti domiciliari fino a questa mattina, quando ha annunciato su Twitter di essere stato “liberato dai militari agli ordini della Costituzione e del Presidente Guaido”, con il quale ha convocato dalla base militare di La Carlota a Caracas una mobilitazione di massa per “porre fine all’usurpazione” del governo di Nicolas Maduro. Secondo quanto riferito dal sito d’informazione Infobae, che cita fonti di Caracas, Lopez sarebbe giunto alla residenza cilena con sei soldati per chiedere protezione contro una eventuale nuova detenzione da parte del governo di Maduro. Tuttavia, all’oppositore sarebbe stato concesso di entrare solamente in qualita’ di ospite. E ancora. Almeno 25 militari venezuelani hanno chiesto asilo, ottenendolo, nell’ambasciata del Brasile a Caracas. Lo riferiscono i media di Caracas. La notizia e’ stata confermata anche a San Paolo dal quotidiano Folha, secondo cui l’accoglimento dell’asilo da parte del presidente Jair Bolsonaro e’ stato confermato dal portavoce presidenziale Otavio Rego Barros.

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Nei pressi della base La Carlota, dalla quale Guaido’ ha invocato la rivolta, i blindati dell’esercito venezuelano hanno tentato di investire i manifestanti filo-Guaido’. I blindati erano almeno tre, e facevano scudo a una fila di soldati, e almeno una persona e’ rimasta ferita. Uno dei veicoli ha cominciato a usare gli idranti, poi si e’ diretto a tutta velocita’ verso la folla, prima di fermarsi improvvisamente. Un altro blindato ha fatto altrettanto, mentre in un video sul sito della Bbc si vede un veicolo sfrecciare in mezzo ai manifestanti. Immediatamente dopo, le immagini mostrano un corpo a terra. Un militare e’ stato ferito da un proiettile durante i disordini davanti a La Carlota, secondo quanto denuncia il ministero della Difesa. La tensione e’ altissima, mentre nelle strade in varie parti del Paese continuano a radunarsi le persone. Mentre lanciava il suo appello, Guaido’ era accompagnato da Leopoldo Lopez, l’oppositore venezuelano gia’ Premio Sakharov per la liberta’ di pensiero nel 2017 che poche ore prima era stato rilasciato a Caracas, dove scontava 14 anni ai domiciliari. Lopez e’ stato liberato dai militari agli ordini dell’autoproclamato presidente.

“Il Primo maggio e’ cominciato oggi, e’ cominciata la fase finale della fine dell’usurpazione”, ha scandito il presidente autoproclamato, esortando tutti i venezuelani a tornare in strada per chiedere che Maduro lasci il potere. “Il momento e’ adesso, mobilitiamoci tutti, e’ ora di riconquistare la democrazia e la liberta’. Le Forze armate sono chiaramente schierate dalla parte del popolo, dal lato della Costituzione”. Da parte sua, il governo parla di “piccolo gruppo di soldati traditori” che si sono posizionati “nella zona di Altamira per promuovere un colpo di stato contro la Costituzione e la pace della Repubblica”. “A questo tentativo – ha spiegato il ministro delle Comunicazioni, Jorge Rodriguez – si e’ unita la destra estrema golpista e assassina”. Il potente presidente dell’Assemblea costituente venezuelana, Diosdado Cabello, ha chiamato i sostenitori chavisti a raccolta nel palazzo presidenziale di Miraflores a Caracas. Il ministro della Difesa, Vladimir Padrino, dopo aver assicurato che la situazione “e’ sotto controllo” e che la Fuerza Armada Nacional Bolivariana (Fanb) “resta ferma nella difesa della Costituzione”, ha poi aggiunto che i militari “faranno uso delle armi se si rendera’ necessario per fermare la sommossa” contro Maduro.

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L’allerta nella comunita’ internazionale e’ alta. “Siamo con il popolo del Venezuela”, ha scritto il presidente Usa Donald Trump su Twitter. Durissimo un messaggio del consigliere per la sicurezza nazionale John Bolton rivolto ai vertici di Caracas fedeli a Maduro. Riferendosi al ministro della Difesa Padrino, al comandante della Guardia d’Onore Ivan Hernandez e al presidente della Corte suprema Maikel Moreno, Bolton scrive: “Accettate l’amnistia del Presidente ad interim Guaido, proteggete la Costituzione e rimuovete Maduro. Restate con Maduro e affondate con la nave”. Ma se gli Usa esortano i militari a stare al fianco di Guaido’, la Spagna dice a chiare lettere che non appoggia il golpe e torna a chiedere elezioni al piu’ presto. “Condividiamo le giuste aspirazioni del popolo venezuelano alla democrazia, siamo contro le dittature e reiteriamo la richiesta di nuove elezioni presidenziali”, dichiara da parte sua il ministro degli Esteri italiano, Enzo Moavero Milanesi.

Il capo della diplomazia tedesca, Heiko Maas, continua a sperare in una soluzione pacifica: “Non vogliamo che si verifichi uno sviluppo nella quale a parlare siano le armi”. Toni analoghi dal segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, che esorta “tutte le parti a evitare di ricorrere alla violenza”. Dura condanna di quello che definisce “un tentato colpo di Stato” arriva dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan, mentre il ministero degli Esteri russo accusa “l’opposizione radicale in Venezuela che ha scelto, ancora una volta, un confronto fatto di metodi di forza anziche’ una soluzione pacifica”. Intanto hanno cominciato a circolare dei video di alcuni gruppi di miliziani armati fedeli a Maduro in cui si invita a soffocare militarmente la rivolta: “E’ giunto il momento di difendere la rivoluzione con le armi”, afferma in un video il capo del gruppo La Piedrita, Valenti’n Santana che si mostra alla telecamera con un mitra in mano. La gang di Santana controlla le colline vicine al palazzo presidenziale Miraflores.

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L’ESERCITO ARBITRO DEL POTERE FRA MADURO E GUAIDO’ 

Forze Armate Fatto non insolito nella vita politica del continente, le forze armate sono l’arbitro dei destini del Paese: lo sapeva Chavez (ex colonnello) e lo sa Maduro, e non a caso il regime ha ricoperto generali e alti ufficiali di prebende e privilegi. Non è sorprendente quindi che la “cupola” delle forze armate – che in base all’articolo 328 della Costituzione sono “apolitiche” – si sia finora schierata dalla parte del regime. Meno ovvio è che questa lealtà esista anche a livello della media ufficialità e delle truppe, oggetto del corteggiamento incessante dell’opposizione. Ciò detto, il numero di effettivi delle tre armi (alla quale vanno aggiunte la Guardia Nazionale Bolivariana, con compiti di ordine interno) non supera i 140mila, un terzo per dire di quelle colombiane.

Polizia Dopo un’iniziale decentralizzazione a livello statale e provinciale, sul modello statunitense, nel 2009 è stata reintrodotta la Policia Nacional che dal 2017 conta con una sezione particolarmente temibile: le Furzas de Acciones Especiales (Faes) considerate da alcune ong alla stregua di veri e propri “squadroni della morte”, responsabili di migliaia di omicidi. Come notano gli esperti, si tratta di commando il cui addestramento è di tipo militare e non strettamente di vigilanza dell’ordine pubblico. In altre parole, vengono usati in operazioni di repressione e non di contenimento.

Milizie Paramilitari A dispetto dell’esiguità delle forze armate – e grazie alla leva obbligatoria – il Venezuela può contare potenzialmente su oltre un milione e mezzo di riservisti dell’esercito, organizzati dal 2007 nella Milizia Bolivariana: una forza di entità teoricamente pari al 6% della popolazione su cui il regime almeno a parole fa molto affidamento, ma la cui efficacia e preparazione rimangono tutte da dimostrare. Infine, rimangono i cosiddetti “colectivos”, ispirati ai Comitati per la Difesa della Rivoluzione cubani e i cui compiti originari erano di sorveglianza e contrasto di alcune attività criminali come lo spaccio di droga e di raccolta di informazioni; non sono di facile classificazione, dal momento che possono consistere di semplici civili, paramilitari o ex militari, non sempre armati.

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