Il Guardian traccia il ritratto di Minniti: “Il ministro Pd che piace a destra”

Il Guardian traccia il ritratto di Minniti: “Il ministro Pd che piace a destra”
Marco Minniti, ex ministro degli Interni
8 settembre 2017

Una figura controversa, un ministro di un governo di centrosinistra che piace alla destra, le cui iniziative in materia di immigrazione “hanno ottenuto un’enorme riduzione” degli arrivi dalla Libia” ma hanno anche sollevato i dubbi di chi sostiene che i suoi metodi “siano fragili” e lascino inalterati i “destini di decine di migliaia di migranti intrappolati in Libia in campi disumani”. E’ il ritratto che il Guardian traccia del ministro dell’Interno, Marco Minniti, al quale dedica un lungo servizio. “Un ex comunista con profonde connessioni con l’intelligence italiana e le leve dello Stato”, scrive il quotidiano britannico, “e’ uno dei politici piu’ controversi in Europa. Il suo successo nel ridurre i flussi migratori gli ha portato lode e popolarita’ dalla destra e notorieta’ a sinistra”. Il giornale inglese da’ un ampio resoconto di quello che Minniti ha raccontato dei suoi timori per la tenuta delle istituzioni democratiche italiane di fronte alla imponente ondata migratoria e degli accordi che sarebbero stati stretti nel deserto per indurre tribu’ e milizie a porre fine al traffico di esseri umani. E di quando nel mese di giugno si era trovato di fronte alla necessita’ di trasmettere il messaggio che il governo italiano aveva la capacita’ di reagire con le riforme gia’ progettate per fermare il flusso, e il pericolo che in quel momento i frutti del suo sforzo fossero invisibili.

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“Il punto cruciale per me era stato quello di andare in Libia per trovare una soluzione”, ha spiegato il ministro al giornale, “in Turchia c’era un forte leader con cui lavorare – forse troppo forte. In Libia e’ stato l’opposto”. Poi il Guardian fa l’elenco dei passi fatti da Miniti: a febbraio la firma di un memorandum con il leader del governo riconosciuto dall’Onu, Fayez al-Serraj; l’introduzione di un nuovo livello di cooperazione tra la guardia costiera libica e gli italiani, compresa la fornitura di quattro navi di pattuglia; la riunione il 31 marzo a Roma con i capi delle tribu’ fino al viaggio il Libia, il 13 luglio, per incontrare i sindaci di 14 citta’ interessate dal traffico. “Tutto questo e’ stato molto complicato, piu’ complicato di quanto si possa immaginare” ha detto Minniti, “ma stavano cercando una soluzione. La mia convinzione e’ che a un certo punto quando questi conflitti diventano insostenibili e’ importante essere pronti quando qualcuno sta cercando una soluzione. Abbiamo discusso di un patto. Era abbastanza semplice: se si fossero impegnati contro la tratta degli esseri umani li avremmo aiutati a costruire un’economia alternativa. I problemi al momento sono che il traffico e’ stato l’unico settore in Libia in grado di produrre reddito”.

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Il Guardian fa il punto sugli obiettivi di Minniti: che l’Onu regoli i campi di detenzione libici; piu’ soldi per aiutare con il rimpatrio volontario i migranti intrappolati in Libia e, a lungo termine, miliardi dall’Ue per aiutare l’economia africana. Nei prossimi 10 giorni il ministro pubblichera’ una politica di integrazione per l’Italia che copre temi come la cultura, la lingua, i percorsi di lavoro per i richiedenti asilo, la dispersione dei centri di accoglienza e la governance, il finanziamento e la trasparenza delle moschee e degli imam. “Sono convinto che non esista alcuna equazione tra il terrorismo e la migrazione”, dice Minniti. “E’ un errore di approccio, ma se vediamo cosa e’ successo in Europa, c’e’ una relazione tra il terrorismo e una mancanza di integrazione e sono convinto che sia attraverso l’integrazione e con i valori comuni che costruiamo una politica di sicurezza”. Il ministro paragona questo processo a suonare il pianoforte: “Se suoni le giuste note insieme al momento giusto, crei un’armonia. Se premi solo alcune note nell’ordine sbagliato, e’ una cacofonia”.

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