Hotel Rigopiano, sette nuovi indagati. Fratello vittima, li potevano salvare

Hotel Rigopiano, sette nuovi indagati. Fratello vittima, li potevano salvare
29 dicembre 2018

Nuovo filone di indagine sulla tragedia dell’Hotel Rigopiano, con sette avvisi di garanzia per frode in processo penale e depistaggio. Il nuovo fascicolo è stato aperto dalla Procura di Pescara con accuse di un presunto occultamento delle segnalazioni arrivate il 18 gennaio 2017 alla Squadra Mobile di Pescara. Tra gli indagati figura l’ex prefetto Francesco Provolo e i due viceprefetti distaccati Salvatore Angieri e Sergio Mazzia. Con loro i dirigenti Ida De Cesaris, Giancarlo Verzella, Giulia Pontrandolfo e Daniela Acquaviva.

”Li potevano salvare. Mio fratello era uno strutturato: sapeva quello che diceva. Se come penso, siamo gemelli, ha chiesto l’evacuazione dell’hotel, vuol dire che avevano veramente paura”. Lo afferma Francesco D’Angelo, fratello di Gabriele, il cameriere di Rigopiano che alle 11,38 del 18 gennaio 2017 per 230 secondi si intrattenne con la Prefettura di Pescara. Di questa telefonata non c’e’ traccia nei documenti prefettizi acquisiti dall’indagine principale e per questo la Procura di Pescara ha aperto un nuovo fascicolo per depistaggio e frode in processo penale. Il nuovo fascicolo nasce proprio da un esposto presentato il 6 novembre scorso da Francesco con il suo avvocato: ”Mio fratello chiamo’ mia madre alle 16,30, pochi minuti prima della valanga perche’ sapeva dove agganciare la cellula del telefonino: vicino al cancello. Ma non abbiamo mai avuto riscontro di questa telefonata: perche’? Siamo rammaricati del fatto che la Prefettura, che per noi rappresenta lo Stato, non si sia mossa e per di piu’ abbia nascosto la telefonata”, ha detto D’Angelo.

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Francesco D’Angelo e’ convinto che il fratello non abbia mai ”potuto tranquillizzare nessuno: se cosi’ fosse stato, perche’ non c’e’ traccia della sua telefonata in nessun brogliaccio della Prefettura? Nessuno ha detto niente perche’ forse ha chiesto aiuto. Da quando mi hanno riconsegnato il suo cellulare, e’ rimasto spento nella cassaforte del mio avvocato, ma sapevo che qualcosa poteva accadere, anche perche’ non erano mai usciti i tabulati delle chiamate esterne da Rigopiano, e io sapevo che invece Gabriele aveva chiamato mia madre poco prima della tragedia. Si erano dati appuntamento al giorno dopo, che sarebbero venute le turbine a ripulire la strada, mi ha detto mia madre, che gli aveva promesso gli gnocchi a tavola. Quindi mi chiedo perche’ in tutto questo tempo che i Ris hanno avuto il telefono non si sono accorti di questa telefonata in Prefettura”.

Che la telefonata di D’Angelo sia stata l’unica verso la Prefettura (in precedenza aveva chiamato la Croce Rossa di Penne) lo hanno accertato i tabulati in entrata della Prefettura: nessun altro ospite dell’hotel ha mai contattato Piazza Italia a Pescara, mentre tutte le comunicazioni con l’esterno sembra sia avvenute tramite whatsapp. ”Gabriele era fiscalissimo – continua Francesco – si sara’ qualificato, avra’ spiegato. Noi parenti ci restiamo malissimo, perche’ lo Stato li doveva proteggere e invece… E sono convinto anche che non puo’ aver giammai tranquillizzato nessuno ‘tanto state in un resort, al caldo’, lo conosco troppo bene. Perche’ quindi la Prefettura ha nascosto questa telefonata? Lui ha chiesto aiuto e nessuno gli ha dato retta, di questo sono convinto”, chiude Francesco.

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