Il 2015 di Papa Francesco tra riforma, fronda e geopolitica

Il 2015 di Papa Francesco tra riforma, fronda e geopolitica
31 dicembre 2014

E’ stato il Papa stesso a dare il “la” dell’anno che viene, con un discorso a sorpresa il giorno degli auguri di natale alla Curia. Niente bilancio dell’anno passato, niente agenda per quello futuro, ma una meditazione severa, a tratti drammatica, sulle “malattie spirituali” degli uomini di Chiesa. Messaggio chiaro, con altrettanto chiaro sottotesto: senza riforma spirituale, la più ardua, non c’è riforma delle strutture che tenga, e su questa strada la Chiesa – che Jorge Mario Bergoglio è stato chiamato a purificare e rilanciare dai cardinali elettori del conclave del 2013 – ha ancora parecchia strada da fare. Incontrando, e anche innescando, speranze, aspettative, e popolarità anche fuori dal perimetro della Chiesa, nonché resistenze, boicottaggi, fronde fin dentro i palazzi vaticani. Saranno dunque la riforma e i suoi nemici – riforma degli uffici di Curia, della pastorale, dei comportamenti – che marcherà il 2015 di Papa Francesco.

Proseguirà lo studio dell’organigramma vaticano in vista di accorpamenti, snellimento e maggiore coordinamento della macchina curiale. L’esito – una costituzione apostolica sostitutiva della vigente Pastor Bonus – dovrebbe arrivare dopo il 2015, ma il Papa e il consiglio dei nove cardinali che lo coadiuvano finalizzerano il progetto ormai sbozzato nel corso del 2014. A febbraio, peraltro, il Pontefice e il suo C9 lo presenteranno ai cardinali di tutto il mondo, riuniti a Roma per poi partecipare, il 14 e 15, al secono Concistoro di Francesco. Occasione per nominare una dozzina di nuovi porporati, allargando – non senza qualche mugugno a Roma – il collegio cardinalizio alle diocesi di tutto il globo, periferie comprese, e invertendo la tendenza, consolidata nell’era Ratzinger-Bertone, di nomine cardinalizie che premiavano gli italiani e i curiali (solo l’ex ministro degli Esteri Dominique Mamberti, ora penitenziere apostolico, dovrebbe ricevere la berretta). Sarà poi il sinodo a coagulare consensi e dissensi dell’effetto Francesco. Una prima assise straordinaria sulla famiglia si è svolta a ottobre scorso, una seconda, ordinaria, concluderà il eprcorso a ottobre del 2015, e nel frattempo ogni mercoledì Papa Francesco dedicerà la catechesi delle udienze generali al tema della famiglia. Se il dibattito è stato già intenso, a tratti teso, ad ottobre, è prevedibile che i temi più controversi sul tappeto – la comunione ai divorziati risposati, l’omosessualità, la contraccezione – provocheranno un processo di discernimento spirituale non privo di controversie e dibattiti anche pubblici.

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Senza escludere sorprese di un Papa che, radicato nella preghiera, è abituato a infrangere gli schemi, rompere il protocollo, e spiazzare i suoi interlocutori (c’è chi ipotizza un allentamento delle norme sul celibato obbligatorio per zone a bassa presenza di preti come l’Amazzonia, chi prevede un giro di vite sulla pedofilia, chi si attende altre novità nelle nomine di diocesi che si libereranno presto come Bologna, Palermo, Bruxelles, Barcellona), nel corso del 2015 si svolgerà, poi, l’anno della vita consacrata. Occasione per riscoprire la vocazione alla vita religiosa, ma anche per purificare una realtà che – dai camilliani ai salesiani, dai concezionisti a, da ultimo, i francescani – non di rado si è incrociata con comportamenti etici discutibili, in particolare per quanto riguarda la gestione dei beni economici. Fresco del successo nella mediazione tra Cuba e Stati Uniti, poi, Papa Francesco proseguirà anche nel 2015 la sua attività geopolitica, fin da gennaio.

Il 12 del mese, infatti, dopo il tradizionale discorso al corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede, Jorge Mario Bergoglio partirà per il primo viaggio internazionale dell’anno, in Sri Lanka e nelle Filippine (12-19 gennaio). Sicuro, ancorché non ufficializzato, un viaggio negli Stati Uniti a settembre per l’incontro internazionale delle famiglie di Philadelphia (ma è probabile una tappa a Washington e a New York per le Nazioni Unite, così come non è esclusa una tappa in Messico e – c’è chi lo sogna – Cuba). Molto probabile un viaggio, forse in primavera, in Africa, magari in Repubblica centrafricana. Possibili, poi, trasferte di breve durata in Spagna (Avila), Francia (Lourdes) e altri paesi europei. Senza peraltro perdere di vista né la Cina, gigante asiatico con il quale il Papa gesuita spera – non senza fondamento – di riallacciare i rapporti interrotti dalla Santa Sede all’epoca di Mao Tse-tung, né i focolai di conflitto che preoccupano il Pontefice e i suoi uomini, a partire da Siria e Iraq (dove Bergoglio vorrebbe recarsi per confortare le minoranze, non solo cristiane, perseguitate) e Ucraina (paese dove i contrasti politici hanno ricadute religiose nei rapporti tra ortodossi e con i cattolici).

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Attesa poi, nel corso del 2015, un’enciclica del Papa sull’ecologia e lo sviluppo sostenibile. Dopo l’enciclica a quattro mani con Joseph Ratzinger, “Lumen Fidei”, e la sua esortazione apostolica “Evangelii gaudium”, vero e proprio documento programmatico, il documento sarà per il Pontefice argentina l’occasione per aggiornare la dottrina sociale della Chiesa ed esporre la propria visione della società maturata nella sua America latina e ora rivolta da capo della Chiesa mondiale ai cattolici di tutto il globo, ancora attraversato – l’Europa in particolare – da una profonda crisi economica.

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