Il no di Mario Draghi infiamma il toto-Quirinale

Il no di Mario Draghi infiamma il toto-Quirinale
Mario Draghi
3 gennaio 2015

corazzieri napolitano

 

di Antonio Angeli

Mentre il mondo politico italiano frigge discutendo del nuovo presidente della Repubblica, quello vecchio (perché per tutti Napolitano è ormai un ex presidente) appare rinfrancato, sollevato. E si è rimesso a fare il suo mestiere, cioè non il vigile in mezzo ad un incrocio pieno di partiti impazziti, ma, semplicemente, il presidente della Repubblica. Così Re Giorgio ieri, dopo essersi liberato del peso delle sue dimissioni, annunciate al mondo nell’ultimo giorno del 2014, ha preso carta e penna e ha scritto, come rappresentante della Nazione, a Papa Francesco e a Raul Castro, che una volta erano come angeli e demoni. E invece, oggi, hanno fini comuni. “Il fenomeno drammatico della schiavitù – ha scritto Napolitano a Papa Bergoglio – come puntualmente richiamato da Vostra Santità, è solo apparentemente lontano da noi, nel tempo e nello spazio. Al contrario, e malgrado la quotidiana condanna sul piano del diritto e le reiterate dichiarazioni di principio, sono ancora oggi troppo frequenti e diffuse molteplici forme di privazione della libertà e dignità degli esseri umani”. E aggiunge che “il suo messaggio in occasione della celebrazione della 48/ma Giornata Mondiale della Pace è stato per me, come ogni anno, occasione di attenta e partecipe riflessione”. Un testo, nota ancora il Capo dello Stato, contenente considerazioni “al centro dell’agenda politica nazionale ed europea, a partire dal tema dell’accoglienza per i migranti”. E ha sottolineato che “l’attenzione deve essere rivolta alle politiche del lavoro e all’istruzione”.

Leggi anche:
Test psicoattitudinali per aspiranti magistrati: una svolta controversa

Visto che la lettera gli era venuta indubbiamente bene ne ha preparata e inviata subito un’altra: “Cuba ha appena contribuito a una decisione di portata storica, che apre una fase completamente nuova delle relazioni con gli Stati Uniti – ha scritto Napolitano al presidente del Consiglio di Stato e dei ministri della Repubblica di Cuba, Raul Castro Ruz – Sono certo che dalla distensione e dall’auspicabile progressivo sviluppo dei rapporti tra Washington e l’Avana discenderanno conseguenze feconde non soltanto per Cuba e gli Stati Uniti, ma per l’intero continente americano”. “In occasione della Festa nazionale – ha affermato Napolitano – mi è gradito formulare, a nome del popolo italiano e mio personale, i migliori auguri per la prosperità e il benessere dell’intero popolo cubano”. Il capo della Stato si è anche complimentato con il ministro Lorenzin per il successo italiano contro l’Ebola e “per il ruolo da lei personalmente svolto per l’assistenza al medico Fabrizio Pulvirenti fino alla guarigione”, elogiando il personale dell’Istituto Nazionale per le Malattie Infettive “Lazzaro Spallanzani” di Roma, “per la straordinaria prova di sensibilità, professionalità ed efficienza offerta in questo caso cruciale”. E al termine della giornata Napolitano si è anche lanciato in un commosso epitaffio a Mario Cuomo. Finalmente, dopo le dimissioni, Re Giorgio può fare in pace il presidente.

Leggi anche:
La questione delle classi scolastiche italiane: integrazione o separazione?

Un panorama roseo sul Colle, pieno di saluti e complimenti. Ben altra l’aria che tira nei palazzi del potere dove l’imminente necessità di piazzare un nuovo inquilino al Quirinale sta arroventando gli animi. Mario Draghi, uno dei più quotati, ha gelato tutti con il suo “no, grazie”: “Io non voglio essere un politico” ha affermato al quotidiano tedesco Handelsblat, sottolineando che il suo mandato a Francoforte proseguirà fino al 201”. Ma l’identikit del nuovo presidente continua ad assomigliare terribilmente al Presidente della Bce che, con il suo rifiuto, rilancia la figura di un tecnico-economico, in grado di rassicurare i mercati internazionali sulla buona tenuta dei conti nostrani, da sempre considerati piuttosto ballerini. Così al primo posto del toto-presidente balza al momento (ma solo al momento) l’attuale ministro Pier Carlo Padoan, con un autorevole passato al Fondo Monetario Internazionale e all’Ocse.

E riprende quota anche l’ipotesi Prodi, anche lui con un profilo di livello internazionale e che lo stesso premier Matteo Renzi ha voluto consultare nei giorni scorsi. Certo, l’ex antagonista di Berlusconi alla carica di premier non piace all’opposizione, ma che il patto del Nazareno tenga, a questo punto, non è più una certezza. Il nome di Giuliano Amato, in caso contrario, potrebbe rappresentare quella sintesi che risolve la situazione. L’ipotesi femminile vede in pole position (al momento) Laura Boldrini. Ma i giochi sono ancora tutti da fare.

Leggi anche:
Russia: "Kiev ha finanziato i terroristi". L'Isis: "Colpire ovunque nel mondo"

 

Segui ilfogliettone.it su facebook
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Se avete correzioni, suggerimenti o commenti scrivete a redazione@ilfogliettone.it


Commenti