Il Pd blinda Raciti. Crocetta, non sono Lombardo

9 luglio 2014

Ne esce vittorioso, Fausto Raciti, dalla tanto attesa direzione regionale del Pd Sicilia svoltasi a Palermo. Il partito blinda il suo segretario regionale, approvando (solo due astenuti) un documento predisposto dallo stesso segretario regionale e dal responsabile welfare Davide Faraone. A questo punto, serve “rilanciare e strutturare l’azione politica a tutti i livelli territoriali” ma anche “sottoporre al governo un’agenda di riforme strutturali nel segno del cambiamento”. E viene dato “mandato al segretario regionale di avviare un confronto negli organismi regionali nonché di avanzare al presidente della Regione la proposta del partito per rafforzare e rilanciare l’azione complessiva del governo della Regione e la rappresentanza del partito nello stesso governo regionale”. Nel documento c’è anche traccia della tanto decantata e discussa adesione al Pd di Leoluca Orlando (la relazione non riporta espressamente il nome del sindaco di Palermo), scelte che vanno fatte in base alla “condizione programmatica” e sulla “condivisione di valori e programmi nel rispetto degli organismi statutari territorialmente competenti”.

“Voglio aprire questa direzione riprendendo il filo del discorso da dove l’avevamo interrotto – ha esordito Raciti -. Questo filo si chiama Partito democratico. Già nella prima direzione avevo posto il problema della natura del partito. Il problema della presenza delle correnti senza partito. Nel frattempo sono avvenuti due fatti importanti. La formazione di un nuovo governo e le elezioni europee che ci hanno regalato un grande risultato – ha detto ancora il segretario -. Quel voto ci carica di una doppia responsabilità. Da un lato testimonia l’attenzione di strati larghi, più larghi di quanto immaginassimo, nella società siciliana nei confronti del Pd. Dall’altro, nel sancire la supremazia del Pd qualche area del partito ha pensato di avanzare un’opa nei confronti del partito”. In ogni caso, per Raciti “da domani si dovrà lavorare al rispetto di quanto deciso dalla direzione”. “Porteremo un pacchetto di proposte al Presidente – ha annunciato – e poi discuteremo anche delle condizioni per una presenza piena del Pd in giunta”.

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Dunque, rimpasto. Da tempo chiesto dai Democratici e che adesso, sembra veder la luce. Matteo Renzi ha inviato a Palermo il suo vice, Lorenzo Guerini, per mettere un po’ d’ordine in Sicilia. “Delegittimare Raciti è stato un errore – ha detto -. La crisi del Pd in Sicilia si risolve con una grande assunzione di responsabilità da parte di tutti. Siamo chiamati a essere all’altezza delle sfide a cui ci hanno consegnato gli elettori, che qua in Sicilia chiedono che il Pd porti il suo contributo all’azione di governo e lo renda più forte per completare il processo di riforme necessarie”.

Anche il presidente della Regione Siciliana ha usato toni riconcilianti. “Se io credessi di essere il problema per la Sicilia, mi dimetterei già domani – ha detto Rosario Crocetta -. Ma è davvero così? Dobbiamo semmai affrontare il tema complessivo del rilancio del partito. Se ci deve essere, insomma, un partito degli antenati o se si deve rinnovare il partito”. Insomma, non va giù a Crocetta di “essere accusato di essere un saltafossi, io non sono come Lombardo: i ribaltoni non fanno per me”.  E coclude: “Il ribaltone non potrei farlo comunque perché non sarei affidabile e credibile agli occhi del centrodestra dal momento che io sono ancorato al centrosinistra”.

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