Ilva, 6mila esuberi. Sindacati e politica fronte comune contro Gruppo

Ilva, 6mila esuberi. Sindacati e politica fronte comune contro Gruppo
31 maggio 2017

Cinque-sei mila esuberi. I piani per l’Ilva scuotono lavoratori, sindacati. I commissari del gruppo in amministrazione straordinaria hanno illustrato alle organizzazioni sindacali alla presenza del ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda, i piani delle due joint venture che hanno presentato offerte per acquisire il gruppo siderurgico. La cordata per cui Piero Gnudi, Enrico Laghi e Corrado Carruba hanno espresso la preferenza, AmInvestco (Marcegaglia e ArcelorMittal con Intesa San Paolo), prevede di ridurre l’organico dalle 14.200 unita’ attuali a 9.400 nel 2018, per poi scendere a 8.480 dal 2021 fino al 2024. Significa 4.800 posti in meno il primo anno e 5.720 a regime. L’altra proposta presentata da AcciaItalia (Arvedi, Jindal, Del Vecchio e Cdp) parte con un taglio di quasi 6.400 unita’ per poi aumentare i dipendenti fino a oltre 10mila nel 2024. Il piano di esuberi e’ calcolato su un costo medio annuo del lavoro ad addetto rispettivamente di 50mila euro lordi e di 45mila. Quindi, secondo i sindacati, le differenze tra le due proposte sono poche e in ogni caso entrambe da respingere. Per la Cgil e la Fiom la previsione di una riduzione dell’occupazione di circa 5-6.000 lavoratori in tutto il gruppo e’ “inaccettabile”. La Uilm ritiene l’ipotesi di esuberi “improponibile”. La Cisl e la Fim giudicano il prezzo occupazionale da pagare “insostenibile”. Sul piede di guerra l’Ugl e “pronta alla lotta” l’Usb. Oggi a Taranto e’ previsto il consiglio di fabbrica e gia’ si preannunciano iniziative di protesta e di mobilitazione; a Genova, dove appare a rischio l’Accordo di programma, la Fiom paventa uno sciopero a tutela del reddito e dell’occupazione.

Un nuovo incontro si terra’ al ministero dello Sviluppo economico giovedi’ prossimo alle ore 10. Il leader della Fiom, Maurizio Landini, ha giudicato l’incontro “deludente. Non si capisce perché è stata scelta una proposta rispetto ad un’altra. In entrambe le proposte la riduzione dell’occupazione – ha osservato – è inaccettabile perché ci sono da 5mila a 6mila persone in meno”. Per Landini, inoltre, non è accettabile rendere poi vincolante il giudizio del sindacato solo in una fase successiva: “Non si può scaricare su lavoratori e sindacato la responsabilità di Ilva e non Ilva”. Per la Cisl, “il confronto prosegue per approfondire meglio la parte riguardante gli investimenti ma soprattutto capire anche con il nuovo soggetto proprietario come riuscire ad avere un impatto occupazionale piu’ sostenibile. Quindi giovedi’ il confronto proseguira’ e, successivamente, sara’ il governo che dovra’ decidere sull’aggiudicazione”. “Vogliamo esprimere una nostra valutazione piu’ complessiva prima che il governo decida a chi aggiudicare la gara”, sostiene la Fiom che chiede al governo di svolgere fino in fondo il suo compito, senza scaricare responsabilita’ su lavoratori e sindacati. Pronti a schierarsi contro gli esuberi e a opporsi “con tutte le forze” al piano Si, Mdp e Prc, secondo cui non possono essere gli operai a pagare il prezzo della crisi del gruppo siderurgico un tempo gestito della famiglia Riva. Il segretario della Lega Nord, Matteo Salvini, da Genova fa sapere che “su Ilva vigileremo affinché i nuovi acquirenti non chiudano e non delocalizzino perché non solo per Genova ma per il resto d’Italia è un’azienda fondamentale. Non esiste parlare di 6 mila esuberi – ha aggiunto -, questo numero non lo prendo neanche in considerazione come i 900 esuberi di Wind e Tre”.

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