Intesa revenge porn, ma castrazione spacca M5s-Lega

Intesa revenge porn, ma castrazione spacca M5s-Lega
Il senatore leghista, Simone Pillon
1 aprile 2019

Alla vigilia del voto in Aula della Camera sul reato di revenge porn, regge l’intesa raggiunta nella maggioranza sul via libera all’emendamento di Forza Italia che mira ad introdurre il reato di diffusione di video e immagini intime contro il consenso dell’interessato nel ddl ‘codice rosso’. Domani, infatti, il provvedimento tornera’ all’esame dell’Assemblea di Montecitorio e le votazioni riprenderanno proprio dalla richiesta di modifica targata FI e condivisa da tutte le forze di opposizione e alla quale, dopo un duro scontro, anche i 5 stelle e la Lega hanno dato il parere favorevole. Un’intesa che dovrebbe portare al voto unanime a favore dell’inserimento nel ddl che contiene le nuove norme sulla violenza di genere del reato di revenge porn. Ma se sul punto, al centro di aspre polemiche anche interne ai giallo-verdi, la maggioranza ha ritrovato una certa unita’, altrettanto non puo’ dirsi per l’altro tema protagonista di divisioni tra i 5 stelle e la Lega, ovvero l’emendamento a prima firma del leghista Turri, ‘cavalcato’ dalla ministra Giulia Bongiorno, sulla ‘castrazione chimica’ volontaria del condannato per reati di violenza sessuale qualora voglia accedere alla sospensione condizionale della pena.

Sull’emendamento resta il muro innalzato dai pentastellati, mentre al momento dalla Lega non e’ giunta alcuna indicazione a favore del ritiro. Molto si capira’ dal comitato dei nove, che si riunira’ domani in tarda mattinata. Sara’ quella l’occasione per capire le reali intenzioni dei leghisti: andare fino in fondo e portare comunque l’emendamento al voto, anche a rischio di un parere contrario da parte della relatrice M5s Stefania Ascari e, quindi, una spaccatura palese in Aula con i 5 stelle che votano contro assieme alle opposizioni e la Lega che vota a favore – andando in questo caso in ‘minoranza’ – oppure ritirare in tempo utile la richiesta di modifica al testo del ddl e evitare un nuovo terreno di scontro che acuirebbe le tensioni interne al governo e alla maggioranza, gia’ ai livelli di allarme su un altro nodo, il ddl Pillon sull’affido condiviso, sul quale la Lega non ha intenzione di fare marcia indietro.

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Pur aprendo al confronto e a possibili miglioramenti del testo, il capogruppo leghista al Senato Massimiliano Romeo prima e lo stesso Matteo Salvini dopo hanno messo in chiaro che “il cuore della riforma sull’affido deve rispecchiare il testo Pillon”. Posizione per nulla condivisa dagli alleati pentastellati: va ritirato, e’ la linea espressa gia’ in passato dai big del Movimento e ribadita oggi dal sottosegretario Vincenzo Spadafora. Ma fonti parlamentari della Lega, pur senza mai collegare i due temi, al momento tengono il punto su entrambe le ‘materie’: il ddl Pillon resta, anche se con possibili modifiche, cosi’ come l’emendamento sulla ‘castrazione chimica’, facendo prefigurare un nuovo scontro con i 5 stelle. L’emendamento e’ relativo all’articolo 4 bis, da inserire in aggiunta al testo in esame dell’Aula. Prima, quindi, si votera’ l’emendamento di FI sul revenge porn, e solo successivamente si dovra’ affrontare l’altra questione spinosa. Ma se i leghisti fissano paletti, non sono da meno i 5 stelle: nessun cedimento, l’emendamento sulla ‘castrazione chimica’ non lo voteremo mai, e’ il refrain. E tra le opposizioni, pronte alla battaglia sia sulla ‘castrazione chimica’ che sul ddl Pillon, c’e’ gia’ chi ipotizza uno ‘scambio’ all’interno della maggioranza tra le due norme.

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