Iraq, Isis conferma morte al Baghdadi. A Mosul “distrutte 300 moschee”

Iraq, Isis conferma morte al Baghdadi. A Mosul “distrutte 300 moschee”
11 luglio 2017

Lo Stato Islamico (Isis) avrebbe confermato, in un breve comunicato, la morte del suo leader Abu Bakr al Baghdadi (foto) e nominato un “nuovo Califfo” chiedendo ai suoi combattenti di “resistere”. Lo riferisce la tv satellitare irachena al Sumaria che cita fonti a Ninive, governatorato iracheno il cui capoluogo è Mosul, città liberata dagli iracheni domenica scorsa dopo 9 mesi di battaglia. “L’Organizzazione di Daesh (acronimo in arabo dell’Isis), attraverso la sua macchina propagandistica nel distretto di Tal Afar (ovest di Mosul) ha diffuso un comunicato molto breve nel quale ha confermato l’uccisione del suo leader al Baghdadi senza fornire ulteriori dettagli”, ha detto all’emittente una fonte locale nel governatorato iracheno di Ninive, aggiungendo che “l’annuncio era atteso dopo che era stato tolto il divieto in città di parlare pubblicamente della morte di al Baghdadi due giorni fa”. “Nel suo comunicato – ha aggiunto la stessa fonte – l’Isis ha annunciato che presto renderà pubblico il nome del nuovo Califfo e ha chiesto ai suoi combattenti di resistere nelle roccaforti del Califfato e di non farsi condizionare dalla sedizione”, espressione che secondo la fonte “indica che ci sono complessi problemi interni che sta attraversando l’organizzazione in questo momento”.

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“L’annuncio della morte di al Baghdadi con un comunicato molto breve e per giunta senza diffondere un necrologio come è avvenuto in passato con altri leader dell’Isis uccisi negli ultimi mesi, suscita molti interrogativi, soprattutto perché al Baghdadi rappresentava la cima della piramide dell’organizzazione”, ha detto ancora la stessa fonte aggiungendo che “l’annuncio della morte ha provocato un grande rumore tra i sostenitori dell’organizzazione” terroristica in città. Proprio ieri, il premier iracheno ha annunciato ufficialmente la liberazione di Mosul, città dalla quale al Baghdadi aveva proclamato nell’estate del 2014 la nascita del suo Califfato nero. Intanto Mousul, ultima grande roccaforte irachena dello Stato Islamico è stata liberata ieri l’altro dalle forze governative dopo 9 mesi di combattimenti nel corso dei quali “sono state distrutte 300 moschee” mentre la maggior parte dei minareti delle altre moschee della città sono stati rasi al suolo, come riferiscono media locali. “A causa dei combattimenti, 300 moschee di Mosul sono stati distrutti o incendiati, il 70% delle quali si trovavano nella parte occidentale della città mentre gli altri luoghi di culto hanno avuto i loro minareti rasi al suolo”, come scrive sul suo sito online la tv satellitare curda-irachena “Rudaw”.  L’emittente, citando fonti militari, spiega anche che “l’Isis ha utilizzato le moschee come rifugio per realizzare i suoi obbiettivi a causa del fatto che gli aerei da guerra evitavano di colpire questi luoghi di fede in modo diretto nel limite del possibile”. La tv curda elenca quindi una serie di moschee usate dai jihadisti per altre funzioni: come la storica moschea di al Zeiwani “adibita in un tribunale”; la moschea di Omar al Assawd trasformata in un “centro per la rieducazione di pentiti”; e la moschea di Aghawat “tramutata in un covo per ospitare 5 comandanti” dell’organizzazione terroristica.

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