Isis, dietro la battaglia di Raqqa la partita per il futuro della Siria. I possibili scenari

16 giugno 2017

La Liberazione di Raqqa, capitale dello Stato Islamico (Isis) nel Nord siriano, è solo una questione di tempo; ma dietro questa battaglia, secondo molti analisti, si sta giocando una partita decisiva per il futuro della Siria. Una partita che vede da una parte il regime (forte dei suoi alleati russi ed iraniani) e dall’altra i ribelli divisi in due campi a seconda della loro affiliazione: i gruppi armati sunniti di matrice islamista appoggiati dalla Turchia ed una alleanza dominata da milizie curde fortemente sostenuta da Washington, ma osteggiata da Ankara. Una situazione complessa e con sviluppi difficilmente prevedibili. Resa ancora più complicata dal forte interesse di potenze regionali che emerge 10 giorni dopo il lancio dell’offensiva per la liberazione della città “simbolo” del Califfato da parte delle forze di Siria Democratica (SDF) un’alleanza sostenuta dagli Usa e dominata dalle Unità di Difesa del Popolo curdo (Ypg) ritenute dalla Turchia “una organizzazione terroristica”. Ecco i più importanti punti sul tavolo della ‘partita di Raqqa’ ed i possibili sviluppi:

POSIZIONE USA L’amministrazione di Donald Trump considera SDF, alleanza armata composta da curdi e arabi, “un nuovo partner affidabile” per la battaglia contro l’Isis, come ha detto in una recente intervista ad al Arabiya un funzionario del ministero degli Esteri americano. L’idea della Casa Bianca, ha sottolineato l’emittente, è quella di “gestire la fase del dopo Isis a Raqqa con un amministrazione locale, sostenendola con forniture fondamentali di servizi, acqua ed elettricità”. Per il funzionario Usa, “la caduta di Raqqa è un fatto di enorme impatto simbolico perchè il Califfato perde la sua capitale”. Un obbiettivo “modesto” secondo al Arabiya, ma servirebbe a presentare Trump come colui che ha risolto il più destabilizzante conflitto mediaorientale in questi ultimi anni.

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CONDIZIONI TURCHIA A complicare i piani di Washington, è la posizione della Turchia del presidente Recep Tayyip Erdogan, come sostengono alcuni analisti arabi interpellati dall’emittente saudita. Anche se Ankara sarà “felice” del ritorno in patria dei profughi una volta liberata la vicina Raqqa, la Turchia avrebbe posto due condizioni agli americani per accettare che a liberare Raqqa siano i loro nemici curdi: “l’uscita delle forze curde da Raqqa e la riconsegna agli Usa di tutte le armi pesanti subito dopo la sua liberazione”, come sostengono gli analisti.

TIMORI DEI RIBELLI Il diktat di Ankara a Washington suscita però forti preoccupazioni nelle file degli stessi ribelli dell’opposizione sostenuta dalla Turchia. Una fonte responsabile di questa opposizione interpellata dall’emittente saudita al Hadath spiega i motivi di questi timori: “In corso ci sono grandi operazioni militari delle forze del regime e dei suoi alleati iraniani e russi a Deir Ezzor”, provincia orientale che si trova proprio tra Raqqa e il confine iracheno ed in parte è sotto il controllo degli uomini del Califfato. “Una volta svuotata Raqqa dei combattenti, le forze di Assad avranno gioco facile ad entrare in città e prenderla”, spiega ancora l’esponente dell’opposizione in condizioni di anonimato.

PIANI DAMASCO, IRAN E MOSCA E’ un dato di fatto che dopo la cacciata dei jihadisti da Raqqa, tutti gli occhi saranno puntati sull’ultima roccaforte rimasta in mano all’Isis in Siria: Deir Ezzor. Questa provincia orientale, controllata in parte dal regime ed in parte dall’Isis, oltre ad essere ricca di petrolio e gas è fondamentale per la sua posizione strategica perché di lì passa l’autostrada che collega Baghdad a Damasco. Per l’ex generale siriano Ahmad Rahal, oggi passato con i ribelli, “prendere Deir Ezzor significa garantire una continuità territoriale tra Iran, Iraq, Siria fino al Libano, ovvero vedere realizzata la famigerata Mezzaluna sciita”, tanto temuta dall’Arabia Saudita e dalla Turchia, entrambi Paesi sunniti. Non è proprio un caso che da quando è iniziata la battaglia di Raqqa, le truppe del regime sostenute a terra da milizie iraniane e irachene e coperte dall’aviazione russa abbiano intensificato gli attacchi contro i jihadisti a Deir Ezzor riuscendo a infliggere pesanti danni. Non solo, ma la settimana scorsa, le truppe di Damasco sono riuscite a prendere il controllo di una base militare al nei pressi del valico al confine iracheno al Tanaf, ricongiungendosi per giunta con l’esercito iracheno che di recente ha liberato la zona sul proprio versante. Forse proprio per questi sviluppi che il generale Rahal è convinto che “la battaglia fondamentale per estirpare l’Isis è Dier Ezzour dove il grosso dei jihadisti usciti da Raqqa e Mosul hanno scelto come meta per mantenere in vita ancora il loro Califfato”.

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