Italia-Russia, coro “ambasciatrici” arriva (e conquista) Mosca

Italia-Russia, coro “ambasciatrici” arriva (e conquista) Mosca
Foto Askanews
30 marzo 2019

Musica barocca in ambasciata d’Italia a Mosca. Potrebbe essere stato un evento come tanti, se non fosse che il Coro è quello dell`Associazione Consorti del Ministero degli Affari Esteri, diretto da Nancy Milesis Romano. Un repertorio e un’esecuzione di tutto rispetto, con una splendida interpretazione dello “Stabat Mater” di Giovanni Battista Pergolesi. Una solista come Hadar Halevy, mezzo soprano, dal lungo curriculum (New York, San Francisco, Parigi, Dresda, Amburgo, Monaco, Berlino e Sanghai). Un risultato senza sbavature, anche grazie a un sapiente mix con musicisti locali, ma soprattutto grazie all’accoglienza riservata dal capo missione Pasquale Terracciano e dalla moglie Karen (che è anche una voce del coro).

“Quando sono di fronte a loro, sono il direttore, e non più l’amica” afferma Nancy Romano in una conversazione con Askanews. “Non c’è diplomazia nel fare musica. Mi è capitato di dover bocciare delle voci”, aggiunge spiegando che l’obiettivo del coro è una qualità non da passatempo estivo, ma da impegno costante. “L’orecchio ovviamente si educa, e una brava cantante si diventa. Devo dire però che da cinque o sei anni sono più esigente e ho detto: faremo solo musica barocca. Non voglio l’Ottocento con il vibrato, ma note fisse, lunghe e pulite”.

Un impegno difficile da mantenere, poichè le componenti del coro arrivano e partono, essendo le consorti dei diplomatici italiani la cui vita è divisa tra lunghi periodi all’estero e anni in Italia. Il coro ha sede a Roma. “Siamo sempre state tra 20 e 30. Come ha spiegato Karen (Terracciano) introducendo il concerto, ogni anno ci sono delle partenze, ma le mie coriste se vanno (con i loro mariti) in sedi europee, devono studiare. Io non faccio sconti. Ripeto, con la musica non puoi essere diplomatica. Non si può far finta di cantare”.

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I risultati si vedono. “Ogni concerto è diverso, ho diverse persone che raggiungono il gruppo: possono venire dall’Iraq come dall’Irlanda, da Parigi come dal Kazakhstan. Mi ricordo quando, quattro anni fa, siamo state a Londra, era un coro grandissimo”, prosegue Romano. Ma come è possibile, con una situazione del genere, raggiungere poi tanta armonia? “Prima del concerto ci sono in genere due giorni di lavoro durissimo, e io non transigo: chiuse in albergo a provare. E poi alla fine si produce una specie di miracolo”.

Le tappe sono state quasi tutte le capitali europee, alle quali finora mancava Mosca. Anche l’Italia è stata coperta in lungo e in largo. “L’anno scorso abbiamo fatto una bella cosa a Ravenna, al festival di Riccardo Muti”, ricorda la direttrice del coro. Ma anche presso Villa Berg ci sono stati attimi da pelle d’oca, come la chiusura del concerto moscovita: dalla musica sacra il pubblico è stato catapultato in un classico della nostalgia russa: “Podmoskovnye vechera”, meglio conosciuta in Italia come Mezzanotte a Mosca, nonchè celeberrima canzone russa capace di conquistare qualsiasi platea. A dimostrazione che la musica non è diplomatica, ma alla grande può fare diplomazia. askanews

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