Italia supera Germania, primo produttore farmaceutico dell’Ue

Italia supera Germania, primo produttore farmaceutico dell’Ue
12 luglio 2018

L’Italia è il primo produttore farmaceutico dell’Unione Europea. Dopo anni di inseguimento il bel Paese ha superato la Germania con una produzione di 31,2 miliardi, contro i 30 dei tedeschi. Un successo dovuto al boom dell’export che oggi sfiora i 25 miliardi. E’ la fotografia scattata da Farmindustria. L’industria farmaceutica in Italia “rafforza così il suo ruolo strategico per la crescita del Paese. Un primato che si deve in primo luogo a risorse umane altamente qualificate e produttive. E alla capacità di credere nell’Italia da parte delle imprese”.

Quelle a capitale nazionale, “con aziende che singolarmente oggi arrivano a investire oltre 300 milioni di euro all’anno in Ricerca e sono ai primi 3 posti tra le imprese di tutti i settori manifatturieri. Occupano fino a 17mila addetti e sono leader in aree mondiali o hanno affrontato importanti operazioni di fusione. Senza dimenticare le tante altre, che portano nel logo il nome di famiglia, che hanno sfidato i mercati globali con successo, anche in segmenti altamente innovativi”. Quelle a capitale estero, che hanno in diversi casi origini antiche in Italia con propri stabilimenti e centri di ricerca. Aziende che, anche se internazionali, sono e si sentono italiane.

E tra le imprese a capitale estero, la farmaceutica è il primo settore per somma di investimenti ed export. “Siamo i primi in Europa per produzione farmaceutica, grazie al vero e proprio traino dell’export. Un successo made in Italy che dimostra la qualità del nostro sistema Paese. E che ha ricadute importanti: maggiore occupazione, soprattutto per i giovani; più investimenti che creano valore sul territorio; sinergie con l’indotto e le Università; sviluppo degli studi clinici che fanno crescere la qualità delle cure e portano al Servizio Sanitario Nazionale importanti risorse”, ha detto Massimo Scaccabarozzi, presidente di Farmindustria, nel corso dell’Assemblea Pubblica. “Abbiamo dimostrato sul campo di essere una freccia nell’arco del Sistema Italia. E possiamo ancora esserlo attraverso una partnership con le Istituzioni per risolvere i problemi urgenti e fondare una governance di lungo respiro. Siamo disponibili a contribuire con proposte concrete allo sviluppo del Paese. Come abbiamo sempre fatto. E come vogliamo continuare a fare”.

La crescita della produzione negli ultimi 10 anni è stata determinata al 100% dalle esportazioni. L’Italia ha segnato il maggiore incremento dell’export farmaceutico – che, tra l’altro, è anche il più alto di tutti i settori del Paese – tra i Big Ue negli ultimi 10 anni (107% complessivo rispetto a 74%). Un export che è cresciuto dal 1991 al 2017 di 15 volte, passando da 1,3 a 24,8 miliardi. Nella classifica per export dei 119 settori dell’economia in Italia, nel 1991 i medicinali erano al 57° posto, oggi sono al quarto (dopo due settori della meccanica e gli autotrasporti). E nella classifica nazionale per export dei poli tecnologici di tutti i settori, i primi due sono farmaceutici – Lazio e Lombardia – e Toscana e Campania sono rispettivamente al quarto e al settimo posto. La farmaceutica rappresenta il 55% dell’export hi tech del Paese.

Le imprese del farmaco nel 2017 hanno investito 2,8 miliardi (1,5 in ricerca, 1,3 in impianti produttivi). Valore cresciuto del 3% dall’anno precedente e di oltre il 20% dal 2012. Segno più è stato registrato anche sul fronte occupazionale. Gli addetti nel 2017 hanno raggiunto quota 65.400 (93% a tempo indeterminato), 1.000 in più rispetto al 2016. E nell’ultimo triennio le assunzioni sono state 6.000 ogni anno. Gli addetti farmaceutici negli ultimi due anni sono cresciuti più che in tutti gli altri settori (+4,5% rispetto a +1,3% della media manifatturiera). Fiore all’occhiello del settore è l’occupazione giovanile: secondo i dati Inps, dal 2014 al 2016 gli addetti under 35 nell’industria farmaceutica sono aumentati del 10%, rispetto al +3% del totale dell’economia. Rappresentano il 55% del totale degli addetti in più e quasi tutti sono a tempo indeterminato (3 su 4).

Farmindustria coordina – come prima associazione di categoria del Sistema Confindustria – un progetto pilota, avviato dal ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (Miur), di Alternanza Scuola-Lavoro “in filiera”. Un progetto che vuole dare la possibilità agli studenti degli ultimi anni di scuola superiore di entrare in contatto con il mondo delle imprese e i loro valori. Sono tante le donne, pari al 42% degli occupati, molto di più rispetto alla media del totale industria (25%). Spesso con ruoli importanti nell’organizzazione aziendale. Sono donne infatti circa il 40% di dirigenti e quadri. Con il 52% di ricercatrici, si può poi affermare che la ricerca è “rosa”.

E per garantire la qualità di vita, alla base della qualità del lavoro, le aziende farmaceutiche offrono servizi di welfare, dedicati alla conciliazione vita-lavoro, al benessere dei dipendenti e dei loro familiari, alla formazione, all’assistenza ai familiari anziani o non autosufficienti. Servizi frutto anche di un modello innovativo di relazioni industriali partecipative e collaborative che sono un vero e proprio strumento per la competitività e la crescita. Gli addetti in R&S sono pari a 6.400, più della metà donne. E con 1,5 miliardi investiti nel 2017 (il 7% del totale) l’industria farmaceutica è terza in Italia tra i settori manifatturieri per investimenti in R&S, cresciuti del 22% negli ultimi 5 anni (300 milioni di euro in più). Di più della media degli altri Paesi europei (16%). Ed è prima per spese per innovazione per addetto.

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