La criminologa Carlini: contro femminicidi serve azione di Stato

16 febbraio 2018

Anche nel 2017, la violenza di genere conferma le sue terribili cifre: 120 femminicidi, uno ogni tre giorni. A spiegarlo, negli studi di Askanews, è la dottoressa Margherita Carlini, psicoterapeuta, profiler e responsabile del Centro Antiviolenza di Ancona: “I dati parlano di 120 donne uccise nello scorso anno, un dato che purtroppo si mantiene stabile rispetto anche agli anni precedenti. Non c’è un incremento significativo ma purtroppo nemmeno un decremento. Per quanto riguarda la provenienza delle vittime e dei carnefici, si tratta prevalentemente di donne italiane e anche i loro maltrattanti sono prevalentemente italiani. È un fenomeno assolutamente trasversale, sia sulla provenienza sociale che per quanto riguarda l’età. Il dato significativo è il fatto che il legame tra vittime e carnefice sia nella prevalenza un legame di natura affettiva-relazionale. I maltrattanti sono quasi sempre partner o ex-partner”.

Per Carlini urge un monitoraggio, oltre a decisioni da parte dello Stato. “Per affrontare il fenomeno della violenza di genere e del femminicidio (che è l’espressione massima della violenza maschile nei confronti delle donne) bisognerebbe non solo attuare leggi ma avere un monitoraggio concreto e professionale sul fenomeno perché non c’è una presa in carico dello Stato. E servirebbe una strutturazione sia dal punto di vista legislativo che anche della sicurezza e della presa in carico di ogni singolo caso che parta da una conoscenza accurata del fenomeno, ovvero svolgere indagini, mettere in sicurezza le donne, partendo dalla conoscenza delle dinamiche tipiche della violenza di genere”. La violenza di genere erode la fiducia in se stesse; è difficile cercare aiuto, parlare, fare quella telefonata che potrebbe salvarti. “Il messaggio più importante è questo: non siete sole, la solitudine le rende prigioniere dalla relazione. Non sono sole, possono chiamare il 1522, trovano in tutta Italia tantissime donne e professioniste che quotidianamente ci sono per seguirle. È importante dire che entrare in contatto con un centro anti violenza non implica fare una denuncia, anzi garantisce anonimato”.

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