La Finocchiaro studia vendetta su Matteo, “Prima riforma del Senato”

12 marzo 2014

Vite incrociate. Come i destini. È così nella vita, è così nella politica. Capita quindi che la legge elettorale, la prima riforma di Matteo Renzi, finisca nelle mani di Anna Finocchiaro, presidente della commissione Affari Costituzionali del Senato. Ed è ben difficile sostenere che tra i due corra buon sangue. Lei, magistrato siciliano, parlamentare da otto legislature, rappresenta per il premier e segretario del Pd la vecchia classe dirigente. Al punto di beccarla, bocciarla pubblicamente quando appena nell’aprile del 2013 sembrava in corsa per il Quirinale: “Mi spiace – disse allora il sindaco di Firenze -, ma non può diventare presidente chi ha usato la sua scorta come carrello umano per fare la spesa da Ikea”. La Finocchiaro non la prese bene: “Sai cosa sei? Sei un miserabile!”. La storia di Ikea era un riferimento a una vicenda di alcuni mesi prima, quando cioè sul settimanale Chivennero pubblicate foto della senatrice del Pd mentre faceva la spesa con la scorta. Poi nel dicembre scorso, quando Renzi viene eletto segretario del Pd, un altro sgarbo.

Il leader Democratico decide di togliere al Senato (quindi alla Finocchiaro) la partita della legge elettorale per spostarla alla Camera venendo anche incontro alle richieste del suo fedelissimo, Roberto Giachetti, da settimane in sciopero della fame proprio per sbloccare l’impasse sul sistema di voto. Ora, un po’ per la legge del contrappasso, la riforma elettorale torna al Senato. Che farà la Finocchiaro, peraltro assai sensibile alla questione quote rosa? Appena qualche giorno fa ha fatto sapere che a suo giudizio la legge andrebbe cambiata. Poi, anche se l’argomento non è attinente, ha commentato in maniera piuttosto acida il caso della canzone intonata dai bambini di Siracusa all’arrivo del premier nella loro scuola: “Quando ho sentito la canzoncina dei bambini per Renzi mi è sembrato di tornare agli inizi del secolo”. Si apre adesso un’altra partita. Chi si aspetta che Anna la tosta si metta a fare ripicche e a infilare i bastoni tra le ruote la conosce poco. La Finocchiaro è donna dura dalla voce carnosa, ma è anche donna raffinata. Non condurrà la partita sul terreno della sfida personale ma cercherà di portare Renzi a giocare “fuori casa”, trascinandolo sul terreno dei contenuti, provando a volare alto.

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La presidente della commissione Affari Costituzionali appare intenzionata per esempio a porre una questione non irrilevante. E cioè, visto che la legge elettorale vale solo per la Camera perché si ritiene verrà abolito il Senato, tanto vale sopprimere per davvero prima Palazzo Madama. Significa accantonare l’Italicum e cominciare dalla riforma costituzionale che porterà all’eliminazione della Camera alta. La Finocchiaro non è sola. Potrebbe anzitutto sottoporre il nuovo iter al gruppo del Pd in commissione, dove i renziani sono solo due su nove (Conciancich e De Monte). Il governo sembra intenzionato ad approvare nel Consiglio dei ministri che dovrebbe tenersi oggi degli “atti di indirizzo” per la riforma del Senato. Se mai lo dovesse fare, oltre ad essere un atto inusuale (il governo che indica al Parlamento come riformarsi), suonerebbe per la Finocchiaro come un irrimediabile atto di sfida. E il presidente della commissione potrebbe così rilanciare e includere nel suo progetto di riforma anche l’altro grande cambiamento istituzionale da tutti atteso: la riforma del titolo V. I poteri che furono eccessivamente delegati dalla maggioranza di centrosinistra nel 2001 e che hanno finito per impantanare la struttura dello Stato. Il grande riassetto. Il grande cambiamento. La grande riforma Finocchiaro. Il miglior modo per concludere la propria carriera politica e far dimenticare le immagini di Ikea.

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