La fredda Finlandia diventa punto caldo per confronto Russia-Ovest

23 agosto 2016

di Cristina Giuliano

finlandia helsinki_Presidential_Palace

Palazzo presidenziale, Helsinki

Non è più il Paese di Babbo Natale, almeno per i russi: la gelida Finlandia potrebbe costituire un nuovo punto caldo del confronto tra Mosca e l’Ovest. E alcuni segnali degli ultimi giorni dimostrano che la questione non è da sottovalutare. Riunioni nella capitale russa rinviate, un accordo militare con gli Usa da firmare in fretta e varie dichiarazioni dal governo finlandese rappresentano un chiaro campanello che la politica di buon vicinato tra la Federazione di Vladimir Putin e la Finlandia del presidente Sauli Niinistö potrebbe presto concludersi. E se la Finlandia è stato fino ad ora un paese neutrale, sia durante la guerra fredda, sia successivamente, oggi, con un governo di centro-destra, una situazione economica critica e i molti punti di domanda sullo scacchiere internazionale, la scelta potrebbe essere diversa. Sinora parte dell’Unione Europea ma non della Nato, Helsinki è sempre stata considerata una capitale dove l’aggressività si poteva riscontrare al massimo nei gabbiani, al mercato del pesce sul porto. Ma il vento sta cambiando e il Paese ha messo nero su bianco il suo pensiero in un documento di politica estera, redatto dall’ufficio del primo ministro, a giugno. Il Paese più mite in Europa, con un passato remoto nell’impero zarista e uno più prossimo di guerre devastanti all’epoca del secondo conflitto mondiale, sottolineava “un aumento della tensione e dell’attività militare nella regione del Mar Baltico”, si autodefiniva un “target” di “influenza ibrida”, riferendosi alla propaganda russa e alla pressione politica ed economica esercitata; per poi concludere: “l’uso o la minaccia della forza militare contro la Finlandia non possono essere escluse”.

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Più che un’aurora boreale, un tramonto per le relazioni russo-finlandesi. Il loro capo della diplomazia, Timo Soini all’inizio di questa settimana ha detto ai suoi ambasciatori che “l’invasione della Russia” in Ucraina ha modificato la situazione della sicurezza in Europa. “Noi non possiamo, noi non vogliamo voltare le spalle alla Russia. Allo stesso tempo, bisogna essere onesti: con la sua azione in Crimea, Mosca ha infranto le norme europee”, ha detto, in merito all’annessione della penisola nel marzo 2014, dopo un referendum non riconosciuto dall’Ovest. Soini ha anche descritto la Svezia come “il partner più naturale e vicino” e ha detto che il suo Paese non avrebbe intenzione di aderire alla NATO, benchè “mantenere una porta aperta serva”. Per poi aggiungere che “l’Unione europea è anche una comunità di sicurezza, il cui significato non deve essere sottovalutato”. In realtà ormai da tempo la Finlandia partecipa ad esercitazioni congiunte insieme con la Nato ed è sempre più attiva in quella Alleanza del Nord a guida britannica, tesa a integrare gradualmente Svezia e Finlandia nei dispositivi della Nato. Mentre altri due paesi scandinavi, già membri dell’alleanza atlantica, Danimarca e Norvegia, spingono e partecipano a un coordinamento permanente che prevede incontri annuali dei ministri degli esteri e della difesa, per impostare una politica comune. Quindi, quale sarebbe la paura di Helsinki? In primis la linea adottata dal candidato repubblicano alle elezioni presidenziali Usa Donald Trump, che ha varato un corso pro-Russia nella sua campagna e ha messo in dubbio il futuro della Nato. Ed è così che è arrivata l’accelerata scandinava sull’accordo di cooperazione nel settore della difesa tra la Finlandia e gli Stati Uniti, da firmare prima che Barack Obama lasci la Casa Bianca, in autunno. Ovviamente nel dubbio che Hillary Clinton non la spunti nella corsa a Washington.

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L’accordo sulla difesa sarebbe al momento in fase di preparazione con gli Stati Uniti. Un testo simile a quanto già deciso con il Regno Unito, mentre negoziati analoghi sono in corso con la Svezia. Intanto però la Russia ha memoria lunga e orecchie attente. A luglio Putin aveva accettato la proposta del presidente finlandese Sauli Niinisto, di vietare i voli di aerei con transponder spenti sul Baltico, per aumentare la sicurezza aerea nella zona. Poi il vice ministro della Difesa russo Anatoli Antonov si era detto disposto a sottoscrivere con la Lettonia, la Lituania, l’Estonia, la Polonia, la Svezia e la Finlandia consultazioni sull’attività militare nelle regioni di confine e ha spiegato che si trattava di uno sforzo comune diretto a prevenire incidenti in mare e in aria. Ma poi la Finlandia ha deciso di rinviare la visita del Capo di Gabinetto del ministero della Difesa Jukka Juusti, a Mosca “a scanso di equivoci”. “La Finlandia ritiene che per le questioni legate alla sicurezza dello spazio aereo della regione del Mar Baltico non si debbano condurre negoziati bilaterali. Tale questione riguarda tutti i paesi della regione”, ha spiegato Niinisto. Mosca ha manifestato un certo malcontento. A partire dal messaggio scandito chiaro nell’ultimo incontro tra Putin e Niinisto, il primo luglio. Il leader del Cremlino ha detto che la Russia rispetterà la scelta, se la Finlandia deciderà di aderire alla Nato, ma dovrà rispondere di conseguenza. “Pensate che noi continueremo ad agire nello stesso modo? Abbiamo ritirato le nostre truppe a 1.500 km dal confine. Pensate che rimarranno lì?” ha detto ai giornalisti in una conferenza stampa che ha avuto poca eco in Occidente. Mentre i media finlandesi hanno strillato nei titoli una dichiarazione di Putin: “La Nato combatterà volentieri la Russia fino all’ultimo soldato finlandese”. Non si mette bene insomma.

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