Gaffe Sicilia, con la mafia migranti fanno paura. Nell’Isola presenze come Lazio, Piemonte e Campania

Gaffe Sicilia, con la mafia migranti fanno paura. Nell’Isola presenze come Lazio, Piemonte e Campania
1 febbraio 2017

L’esodo senza precedenti dall’Africa e il flusso ininterrotto di immigrati dall’Est dell’Europa mixato alla mafia preoccupa la Sicilia. E se l’Europa a 28 venerdì tornerà a discutere a Valletta sul come fronteggiare il nodo dei flussi migratori, pur garantendo la libera circolazione nell’Ue a mezzi e capitali ma non agli esseri umani per via della cittadinanza, l’Isola, che resta “terra di mezzo” per posizione e vocazione, continua ad essere punto di approdo per migliaia di superstiti degli infiniti viaggi della speranza da una sponda e l’altra del Mediterraneo. Un’Isola, la Sicilia, dove spesso regna una politica lontana anni luce dalla realtà isolana. E l’annosa questione dei migranti, è l’ennesima dimostrazione. Infatti, se da un lato c’è una società civile che da decenni accoglie non senza difficoltà i migranti che approdano in Sicilia attraverso strutture e professionalità – Lampedusa ne è esempio internazionale – o il fresco riconoscimento di Palermo come capitale della cultura italiana 2018, città che si è contraddistinta per l’accoglienza e l’integrazione, come ha certificato, appena ieri, anche la motivazione; dall’altro lato, c’è la politica che a volte si incaglia nel luogo comune dei migranti portatori di crisi e crimine. Eloquente l’ultima versione dell’atto formale per eccellenza della legalità della Regione Siciliana.

PIANO LEGALITA’ SICILIANO In pratica, nell’aggiornamento 2017-2019 del Piano regionale, c’è un capitolo è dedicato al “contesto esterno”, la cui analisi si pone come obiettivo quello di individuare i fattori che influenzano il verificarsi dei fenomeni corruttivi all’interno dell’amministrazione regionale. “Il flusso ininterrotto, anzi sempre in continuo aumento, di immigrati provenienti dai Paesi dell’est Europeo, al quale si aggiungono le centinaia di migliaia di immigrati africani che nell’ultimo decennio sono sbarcati sulle coste siciliane, determina negative refluenze anche di carattere economico oltre che sociale, che talvolta sono sfociate in fenomeni di criminalita’, organizzata e non”. Nel testo si parte dalla considerazione della “capacita’ di adattamento della mafia alle mutate condizioni sociali ed economiche della Regione”. Cosa nostra si articola, si modella, si plasma “su nuovi interessi e su nuovi mercati, continua ad operare sul territorio seppur con connotazioni diverse da provincia a provincia, ma pur rinnovandosi rimane fedele alla sua logica di mimetizzazione e silente infiltrazione del tessuto sociale, anche attraverso il ricorso a pratiche corruttive che rendono il sistema permeabile e disponibile al compromesso”. La mafia, inoltre, “mostra di saper bene approfittare dei nuovi poveri, che costituiscono potenziale bacino di manovalanza da impiegare nelle attivita’ delittuose piu’ esposte e rischiose, quali danneggiamenti, incendi e lo spaccio di droga”. E’ qui che si inserisce il passaggio sui migranti, “il cui flusso, sempre in continuo aumento… determina negative refluenze economiche e sociali”. Ma se e’ vero che le citta’ siciliane sono state interessante dalla gran parte di sbarchi nel 2016 (25.624 ad Augusta, 18.970 a Pozzallo, 17.989 a Catania, 15.188 a Messina, 15.083 a Palermo, 15.040 a Trapani, 11.557 a Lampedusa e 3.511 a Porto Empedocle), come rileva lo stesso documento della Regione Siciliana la distribuzione tra le varie regioni e’ stata equa. A fronte di 176.554 presenze sul territorio nazionale (al 31 dicembre 2016), solo l’8% sono riferibili alla Sicilia (14.076), al pari di Lazio, Veneto, Piemonte e Campania, 7% Puglia, Emilia Romagna e Toscana; in cima la Lombardia col 13%.

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FONDO PER L’AFRICA Intanto, proprio in queste ore un altro siciliano, Angelino Alfano, che è anche capo della Farnesina, illustra gli obiettivi strategici del Fondo per l’Africa da 200 milioni di euro, che ha come obiettivo quello di rafforzare le frontiere dell’Ue e contrastare l’immigrazione irregolare impedendo le partenze di migranti dalla sponda sud del Mediterraneo. E se dall’Ue arriva un monito a una più incisiva azione comune degli Stati membri in materia di immigrazione e venerdì a Valletta l’Europa tornerà a discutere per decidere quale linea portare avanti anche con l’aiuto del governo di Tripoli, l’Italia, con il Fondo per l’Africa, avvia una collaborazione su questo fronte soprattutto con Libia, Tunisia e Niger. Con il decreto presentato da Alfano per la prima volta vengono destinate risorse ad hoc per la gestione della frontiera, che si aggiungono a 430 milioni di cui già dispone la Cooperazione, ha spiegato il ministro degli Esteri. L’Italia fornirà “equipaggiamento, strumenti tecnici, formazione delle forze di sicurezza locali” sulla base delle richieste dei partner nordafricani e ci saranno verifiche sulla realizzazione effettiva dei progetti. Il principio dice il ministro degli Esteri è che ”l’Italia salva vite umane e mette soldi sul tavolo, quindi e’ leale e chiede la stessa lealta’ ai partner”. L’Ue ha previsto uno stanziamento “importante” di 500 milioni di euro, e l’Italia lavora perché si sfruttino tali risorse con il principio della “collaborazione con i partner africani”. Nel frattempo, comunque, dice ancora Alfano, “noi facciamo i nostri accordi bilaterali per fare diminuire le partenze, sperando che questa azione possa camminare insieme con quella europea”. Per il ministro “non si devono costruire muri” ma rendere occorre rendere “ancora più forte il matrimonio tra solidarietà e sicurezza”, e frenando le partenze dei migranti irregolari si colpisce il business dei trafficanti di esseri umani”.

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