La “guerra” dell’hajj, Iran contro Arabia Saudita. Le due parti dell’islam

La “guerra” dell’hajj, Iran contro Arabia Saudita. Le due parti dell’islam
7 settembre 2016

mecca islamSiamo ormai alla vigilia dell’hajji, l’annuale pellegrinaggio dei fedeli musulmani nei luoghi sacri della Mecca e di Medina, e il rito si sta trasformando nell’occasione di uno scontro e di una guerra di parole quasi senza precedenti tra l’Arabia Saudita, punto di riferimento dell’islam sunnita e paese che ha la gestione del pellegrinaggio, e l’Iran, roccaforte dell’islam sciita. L’ultimo (per ora) atto di questa durissima polemica vede l’ingresso in campo del Consiglio di Cooperazione del Golfo, organismo che oltre all’Arabia Saudita vede la presenza di Bahreïn, Emirati arabi Uniti, Kuwait, Qatar e Oman. Con un comunicato, il segretario del Consiglio Abdellatif Zayani accusa l’Iran di aver detto cose “inappropriate e offensive”. Le parole delayatollah Kamenei, dice il comunicato, sono “un chiara incitazione e un tentativo disperato di politicizzare il dito dell’hajj”. Il ministro degli esteri iraniano Mohammad Javad Zarif ha replicato nella serata di ieri con sarcasmo e durezza alle affermazioni della massima autorità religiosa saudita, il Grand Mufti Abdulaziz al-Sheikh, che aveva sostenuto che gli iraniani “non sono musulmani”. Quello saudita, ha detto il capo della diplomazia iraniana, è “un estremismo bigotto”.

Al fondo della polemica, la questione dell’hajj, il pellegrinaggio annuale ai luoghi sacri di Medina e della Mecca, la cui gestione da parte dei sauditi è stata messa in discussione dagli iraniani. Quest’anno l’ hajj inizia sabato 10 settembre, dopo dopo mesi di crescente tensione tra l’Arabia Saudita (sunnita) e l’Iran (sciita). Per la prima volta in almeno trent’anni, gli iraniani sono stati esclusi dall’hajj per decisione dei sauditi. Rispondendo al Grand Mufti, Zarif è stato sarcastico: “in verità ha ragione, non c’è alcuna somiglia tra l’Islam praticato dagli iraniani e dalla maggior parte dei musulmani e l’estremismo bigotto e dai precetti di terrore predicati dalla massima autorità wahabita saudita”. Ieri il più alto responsabile religioso saudita, il grand Mufti Abdulaziz al-Sheikh , si era scagliato contro gli iraniani dopo le osservazioni del suo omologo iraniano, l’Ayatollah Ali Khamenei che aveva invitato il mondo musulmano a mettere in discussione la gestione da parte dei sauditi del pellegrinaggio ai luoghi sacri della Mecca e di Medina.

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Gli iraniani, ha tuonato il gran Mufti, “non sono musulmani”. “Ora lo sappiamo – ha detto Abdulaziz al-Sheikh – gli iraniani non sono musulmani, sono figli dei Magi e la loro ostilità nei confronti dei musulmani, in particolar modo dei sunniti, è nota e di antica data”. Lo scontro cade alla vigilia del pellegrinaggio annuale dei musulmani, l’ hajj, che quest’anno inizia sabato, e segue mesi di crescenti tensione tra l’Arabia Saudita (sunnita) e l’Iran (sciita). Per la prima volta in almeno trent’anni, gli iraniani sono stati esclusi dall’hajj. In un suo discorso Khamenei aveva in particolare messo sotto accusa la risposta da parte della autorità saudite dell’incidente dell’anno scorso, quando inuna calca erano rimati uccisi 2297 pellegrini (di cui oltre 460 iraniani). Una tragedia per cui, lamenta l’ayatollah, nessuno si è assunto le sue responsabilità e di cui nessuno è stato ritenuto colpevole. Proprio oggi Khameni riceverà una delegazione di parenti delle vittime della strage e per questa occasione è atteso un nuovo discorso.

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