La mafia non “mascaria”, macchia

8 luglio 2016

di Gaetano Mineo 
editoriale_defLo diciamo senza giri di parole: il presidente del Parlamento siciliano, Giovanni Ardizzone, ha fatto una grande gaffe nell’aver negato agli organizzatori di un convegno sui diritti dei detenuti, la Sala Pier Santi Mattarella dell’Ars. E ciò, perché tra i relatori c’era Totò Cuffaro, l’ex presidente della Regione Siciliana. Stupiti? Detta così, avete ragione. Il fatto è che per Ardizzone, abbinare Totò ‘Vasa vasa’ a Pier Santi Mattarella, l’ex presidente della Regione Siciliana ucciso dalla mafia nel 1980 – così è stata intitolata l’ex Sala Gialla – sarebbe stata una miscela esplosiva più che sufficiente per scatenare i media. E non solo italiani. Cuffaro, non è un mafioso, né inquisito, né condannato. L’ho è stato per aver favorito Cosa nostra, vero. Ma, come tutti sanno, ha già espiato con grande dignità umana e istituzionale la pena. Quindi è un libero cittadino come qualsiasi altro detenuto che abbia espiato una pena, togliendo così ogni macchia. E come tale merita rispetto, in primis dalle istituzioni. Rappresentare le istituzioni richiede schiena dritta, terzietà e rispetto per i cittadini che, a sua volta, hanno il diritto di essere tutelati dalle stesse istituzioni. Non è un gioco di parole. E’ l’essenza prìncipe che deve animare chi rappresenta le istituzioni. Essenza che di certo in Pier Santi Mattarella non mancava. La nostra non è una difesa a Cuffaro, ma un rispetto per un cittadino. Tutto il resto è solo demagogia e sterili polemiche politiche.

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