La mente del cecchino come risorsa per i manager

31 gennaio 2019

L’esperienza di guerra dei cecchini come strumento per cambiare la mentalità dei manager. Il giornalista e scrittore David Amerland ha intervistato, nel corso di tre anni, decine di militari americani, britannici, sudafricani e francesi e ha raccolto queste testimonianze nel libro “The Sniper Mind”, che è stato presentato a Milano al pubblico dell’Executive Club di Business International, società del gruppo Fiera Milano, primo appuntamento di una serie di incontri riservati a top manager e leader d’azienda.

“L’universo militare e quello del business – ha spiegato Amerland ad askanews – in certi aspetti coincidono: entrambi trattano di dati, entrambi richiedono scelte e decisioni che hanno delle conseguenze. Così, il modo in cui noi procediamo per arrivare alle decisioni, sia nel campo militare sia in quello degli affari, è identico: occorre mettere insieme i dati, bilanciare le conseguenze, affrontare la sfida e darsi una disciplina. Quindi essere in grado di portare le conoscenze e le competenze da un ambito all’altro è un vero benefit”.

L’idea che guida il progetto degli incontri milanesi, come ha spiegato il CEO di Fiera Milano Media, Carlo Antonelli, è quello di fornire ai manager “strumenti di informazione e aggiornamento non strettamente legati al proprio settore”, che però consentono di aiutare chi deve “gestire un’impresa nell’era della competizione globale e della discontinuità”. “Nello scenario militare – ha aggiunto Amerland – il margine di errore è zero. Se commetti un errore sei morto. Nel mondo del business non c’è questo tipo di pressione, e a volte capita di commettere errori dai quali non impariamo nulla. Se noi analizziamo il modo in cui un cecchino decide in una situazione estremamente difficile e trasferiamo questo processo nell’ambito dell’economia, ecco che possiamo migliorare il nostro modo di prendere decisioni”.

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Ovviamente, trattandosi di un’indagine sui cecchini, è inevitabile non confrontarsi con la faccia più oscura di questo lavoro, ossia la violenza che porta con sé e la radicalità delle conseguenze che, sotto forma di morte, lascia sul terreno. “C’è un lato oscuro nell’essere uno sniper, per via della natura del lavoro, che prevede che si uccidano persone nel modo più documentato possibile – ci ha risposto Amerland -. Nell’ambiente militare il cecchino è il più controllato, ogni colpo deve essere documentato, analizzato e legalmente giustificato, e tutto questo in uno scenario di guerra. Nel mondo degli affari, in un mondo in pace, uccidere ovviamente non è giustificabile, ma quello che possiamo prendere in positivo è il modo di pensare e di concentrarsi sul lavoro di uno sniper e usarlo come strumento per avere successo nel business”.

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