La P3 condizionava funzionamento dello Stato: 6 anni a Carboni, assolto Verdini

La P3 condizionava funzionamento dello Stato: 6 anni a Carboni, assolto Verdini
Il leader di Ala, Denis Verdini
17 marzo 2018

Fino al 2010 e’ esistita la P3, “un’associazione per delinquere caratterizzata dalla segretezza degli scopi” che, agendo in violazione della Legge Anselmi del 1982, puntava da un lato a condizionare il funzionamento degli organi costituzionali dello Stato, degli enti amministrativi e locali e dall’altro a procurarsi finanziamenti con il coinvolgimento di imprenditori terzi a investire nel settore delle fonti di produzione dell’energia rinnovabile (eolico ‘in primis’). Lo hanno stabilito i giudici della nona sezione penale del tribunale di Roma che hanno condannato l’uomo d’affari Flavio Carboni a 6 anni e mezzo di reclusione e l’imprenditore Arcangelo Martino a 4 anni 9 mesi, ritenuti dalla Procura i promotori assieme al giudice tributarista Pasquale Lombardi (deceduto pochi giorni fa). Di questa associazione non ha fatto parte l’ex parlamentare Denis Verdini (assolto per non aver commesso il fatto) che e’ stato pero’ condannato a 15 mesi di reclusione per un episodio finanziamento illecito. I giudici, riqualificando il reato originario di corruzione in abuso d’ufficio, hanno poi inflitto due anni relativamente al giudizio Mondadori/Agenzia delle Entrate) all’ex primo presidente della Cassazione, Vincenzo Carbone, 10 mesi di reclusione all’ex sottosegretario all’Economia del governo Berlusconi Nicola Cosentino e all’attuale sindaco di Pontecagnano Ernesto Sica, gia’ assessore regionale della Campania, che rispondevano di diffamazione e violenza privata ai danni di Stefano Caldoro (candidato alla carica di presidente della Regione Campania, poi ricoperta fino al 2015).

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Tra i reati prescritti, figura anche quello per abuso d’ufficio attribuito all’ex Governatore della Sardegna Ugo Cappellacci, appena eletto alla Camera. Tra i condannati (a un anno e 10 mesi), anche il presidente di un Consorzio, Pinello Cossu, e Ignazio Farris nominato direttore generale dell’Arpa, nomina che, secondo i pm, essendo avvenuta in violazione dell’articolo 19 della legge della Regione Sardegna n.6/2006, avrebbe rappresentato un “ingiusto vantaggio patrimoniale” per lo stesso Farris e “un danno per chi aspirava alla stessa carica”. Il tribunale ha dichiarato Carboni e Martino interdetti dai pubblici uffici per 5 anni: i due imputati, assieme a Cossu e Farris, sono stati dichiarati anche incapaci a contrattare con la pubblica amministrazione per un certo periodo. Carboni, Martino, Sica e Cosentino, in relazione all’episodio Caldoro, dovranno infine versare in solido a titolo di risarcimento la somma simbolica di un anno, oltre al pagamento delle spese relative all’azione civile pari a 12mila euro.

VERDINI

“Dopo anni di gogna mediatica, di titoloni sparati in cui si è parlato con superficiali certezze giornalistiche di fantomatici tesoretti illegali, di miei presunti conti segreti all’estero, di ingenti somme depositate per pagare tangenti oscure a chissà chi, il tutto sotto la mefitica regia di un’associazione segreta tesa a destabilizzare lo Stato e le sue istituzioni, oggi il tribunale di Roma ha certificato la mia totale estraneità a un’imputazione gravissima e infamante”. Lo dichiara Denis Verdini che aggiunge: “Uno squarcio di luce alla fine di un tunnel interminabile, che mi rende giustizia dopo le tante fantasiose falsità che hanno dolorosamente segnato la mia vita e quella della mia famiglia. Le 14mila pagine dell’inchiesta sulla cosiddetta P3, piene di intercettazioni, appostamenti, indagini accuratissime e dopo due anni di dibattimento, hanno portato a un risultato processuale inequivocabile: in questi anni io non ho tramato, ho solo fatto politica, cosa che per il momento non costituisce fortunatamente reato. Resta l’amarezza per la condanna a un presunto finanziamento illecito che è stato invece esclusivamente utilizzato per pagare gli stipendi di un’azienda giornalistica. Ma ritengo importante che i giudici di Roma abbiano ristabilito la verità sull’accusa più grave: è un primo passo che confido possa gettare una luce diversa anche sugli altri procedimenti che mi riguardano, di fronte ai quali mi sono sempre posto con la fiducia che alla fine la verità processuale coincida con la realtà dei fatti”.

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