“La prima pietra”, la commedia di Natale 2.0 sull’integrazione

4 dicembre 2018

E’ una commedia che fa sorridere sulle difficoltà di dialogo tra culture diverse e che sovverte tanti luoghi comuni “La prima pietra”, tratta da un testo di Stefano Massini, diretta da Rolando Ravello, nei cinema dal 6 dicembre. Corrado Guzzanti è il preside di una scuola che alla vigilia di Natale deve far dialogare un bidello e sua moglie, feriti dal lancio di una pietra da parte di un bambino musulmano, e la mamma e la nonna di quest’ultimo.

Nel cast ci sono Kasia Smutniak, Serra Yilmaz, Lucia Mascino, Valerio Aprea e Iaia Forte. Ravello lo ha definito un film di Natale 2.0 e un film politico. “Il film di Natale 2.0 perché è un film cattivo, acido, che non guarda in faccia a nessuno. Gli schiaffi li prendono tutti in questo film: il preside che è cattolico, la maestra che è pseudobuddista, le due musulmane, i due ebrei. Ce n’è per tutti, tutti hanno torto, tutti hanno ragione. Film politico nel senso che cerca di condividere, di agire insieme allo spettatore. Lo spettatore non lo subisce questo film, è chiamato a partecipare, a me piace così, e ognuno di noi può darne la lettura che vuole”.

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Temi come integrazione e confronto tra religioni e culture diverse sono di grande attualità, anche se nel film vengono trattati con un’originale ironia. Guzzanti a questo proposito dice: “Manca un enorme lavoro di diffusione culturale in entrambi i sensi, imparare a conoscersi. Manca un lavoro di cui sicuramente la scuola ha buona responsabilità, ma la scuola è una cassa di risonanza di ciò che c’è nel Paese. Se tu nel Paese hai invece un clima di tensione, paura, e fondamentale intolleranza la scuola non è un universo a parte che può creare una cosa completamente diversa”. Kasia Smutniak e Serra Yilmaz interpretano le due donne musulmane: “Le migrazioni sono sempre esistite, quindi quello che manca è di levarci la paura dell’altro ed avere la curiosità di capirlo” di Yilmaz. “Manca la conoscenza del passato, l’analisi di quello che è già accaduto, di fatto” conclude Smutniak.

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