L’affondo dell’ex capo Fbi: Trump come boss mafioso. Il “video della pipì”

L’affondo dell’ex capo Fbi: Trump come boss mafioso. Il “video della pipì”
L'ex capo dell'Fbi, James Comey
13 aprile 2018

Il presidente americano Donald Trump è un bugiardo incallito che ha sottomesso il suo entourage a un codice di lealtà che ricorda quello usato dai boss “mafiosi”. Sono le durissime parole dell’ex capo dell’Fbi James Comey, scritte nel suo memoir in uscita nelle librerie statunitense martedì e di cui si conoscono già alcuni estratti. Nel libro Comey, che è stato licenziato da Trump nel maggio 2017, racconta che il miliardario vive in “un bozzolo di una realtà alternativa” in cui cerca di far entrare chi gli sta attorno. “Il circolo silente di consenso. Il boss con il completo controllo. I giuramenti di fedeltà. La visione del noi contro loro. La menzogna su tutto, dalle piccole alle grandi cose, al servizio di un qualche codice di lealtà che mette l’organizzazione sopra la moralità e la verità”, ha scritto Comey, andando anche oltre e aggiungendo che Trump congenitamente non ha il senso di che è giusto e di ciò che è sbagliato. “Questo presidente non è etico, slegato dalla verità e dai valori istituzionali”, si legge in un altro passaggio. La leadership di Trump è “guidata dall’ego e dalla lealtà a se stesso”. Comey dice che Trump era ossessionato dal “video della pipì”, la cui esistenza era stata riportata da una spia britannica che aveva vagliato i legami tra la campagna del presidente Usa e la Russia. Comey racconta nel memoir di quando il presidente gli chiese di indagare sulla sua presunta serata a Mosca con prostitute russe nel 2013. “Sono germofobico. Non permetterei a nessuno di fare la pipì davanti a me”, gli aveva detto il miliardario a proposito dei dettagli del fatto in questione aggiungendo che era necessario dimostrare che fosse un falso per convincere la moglie Melania. “Mi sfuggì una risata”, scrive Comey.

Il server di posta privato di Hillary

Nel memoir “A Higher Loyalty”, una lealta’ piu’ alta, in uscita la prossima settimana, l’ex direttore dell’Fbi James Comey parla anche di Hillary Clinton e della controversa vicenda che lo rese protagonista durante la campagna elettorale presidenziale del 2016. Comey era stato accusato dai democratici di aver fatalmente influenzato l’esito delle elezioni a favore di Trump annunciando l’apertura di un nuovo dossier sull”emailgate’, ovvero sull’uso di un server di posta privato da parte di Hillary mentre era Segretario di Stato, poco prima dell”Election Day’. Per l’ex capo del Bureau, la vicenda Clinton “doveva diventare pubblica, perche’ altrimenti il materiale non verificato sarebbe stato indubbiamente utilizzato dagli oppositori politici per mettere seriamente in dubbio l’indipendenza del ministro della Giustizia Loretta Lynch rispetto all’inchiesta Clinton”. Nessuna marcia indietro, dunque. “Ho letto che Hillary Clinton e’ arrabbiata con me e mi dispiace. Mi dispiace di non essere riuscito a spiegare ne’ a lei ne’ ai suoi sostenitori il perche’ delle mie decisioni”, ha dichiarato. Secondo Comey, l’ex presidente Obama gli avrebbe invece espresso il suo supporto. “L’ho scelta per diventare direttore dell’Fbi per la sua integrita’ e la sua abilita’ – gli avrebbe detto Obama – nulla di quello che e’ accaduto durante questo ultimo anno mi ha fatto cambiare idea sul suo conto”.

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