L’affondo di Erdogan: per la Turchia l’Ue non è indispensabile, “ci sta facendo perdere tempo”

L’affondo di Erdogan: per la Turchia l’Ue non è indispensabile, “ci sta facendo perdere tempo”
Recep Tayyip Erdoğan, presidente della Turchia
12 luglio 2017

La Turchia sarà “confortata” se l’Unione Europea dovesse dire no alla sua memberhsip europea, perché Bruxelles “ci sta facendo perdere tempo” e “non è indispensabile per noi”. Con queste secche e dure parole il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ribadisce che Ankara non aspetterà per sempre il via libera all’adesione all’Ue. In un’intervista alla Bbc, il capo di Stato turco ha sottolineato che la Turchia “è capace di reggersi sui suoi piedi da sola” e che “molti turchi non desiderano entrare nell’Ue”. Erdogan ha poi negato che nel Paese ci siano 150 giornalisti dietro le sbarre, sottolineando che soltanto due detenuti hanno una tessera giornalistica. “Noi siamo fedeli alla parola data. Se l’Ue dicesse francamente ‘non possiamo accettare la Turchia nell’Unione europea’ sarebbe confortante per noi. Inizieremmo il nostro piano B e il C. L’Unione europea non è indispensabile per noi…siamo sereni”, ha detto senza mezzi termini. “Quando ero al mio primo mandato da premier la Turchia veniva descritta come un Paese che aveva compiuto una rivoluzione silenziosa nel corso dei summit dei leader Ue. Adesso la stessa Ue non solo non ci invita più ai summit ma ci fa perdere anche tempo. Questa è la situazione odierna”. Ma “nonostante tutto, continueremo a essere sinceri con l’Ue per ancora un po’ di tempo. Vedremo quello che ci porterà”, ha aggiunto. Il presidente turco ha parlato a pochi giorni dall’anniversario del colpo di stato fallito del 15 luglio 2016, in seguito al quale sono state arrestate più di 50mila persone e sono stati chiusi circa 160 organi di stampa. Erdogan ha ribadito, come detto, che soltanto due persone in carcere hanno la tessera da giornalista “gli altri sono stati arrestati per vandalismo, terrorismo”. La Turchia accusa l’organizzazione legata all’ex imam Fetullah Gulen, in esilio volontario negli Usa, per il golpe fallito.

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