L’ambasciatore a Tripoli: “Haftar non ferma nostra missione. Said Gheddafi? Pensi ai suoi processi”

L’ambasciatore a Tripoli: “Haftar non ferma nostra missione. Said Gheddafi? Pensi ai suoi processi”
4 agosto 2017

“Le parole di Haftar non fermano la missione italiana in Libia gia’ concordata con le legittime autorita’ libiche che fanno capo al Consiglio presidenziale”. Lo ha assicurato l’ambasciatore italiano a Tripoli, Giuseppe Perrone, dopo che il generale Haftar ha minacciato di bombardare le navi italiane.  Intervistato dal Corriere della Sera, Perrone ha tenuto a sottolineare che l’Italia e’ interessata a “operare d’intesa con tutti i libici se e’ possibile, e ovviamente con il generale Haftar. Quindi cercheremo il contatto anche con lui e faremo in modo di spiegare gli obiettivi di una missione che non e’ militare, ma di assistenza alle autorita’ libiche affinche’ possano esercitare la loro sovranita’ in tutto il territorio del Paese. Lo stiamo spiegando a tutte le autorita’. E’ una missione che serve a rafforzare la sovranita’ libica, non a indebolirla”. Perrone ha poi rivelato di aver incontrato Haftar l’ultima volta ad aprile e successivamente di averci parlato al telefono. Quindi aggiunge: “In una situazione di frammentazione e conflitto interno le voci contro la missione italiana attirano piu’ attenzione. Pero’ qui c’e’ una forte domanda di sostegno verso un Paese amico, l’unico con una sua presenza in Libia, per la lotta alla criminalita’. Ci aspettavamo risposte ostili da gruppi che per ragioni diverse, non tutte legate al crimine, hanno interesse a contrastare la nostra cooperazione con gli organismi di sicurezza libici addetti alle frontiere”. Quanto ai rapporti con i francesi, l’ambasciatore italiano tiene a rimarcare che “noi lavoriamo per raggiungere obiettivi condivisi: stabilita’ e riconciliazione nazionale. La Francia ha portato a Parigi due dei protagonisti piu’ importanti, Sarraj e Haftar. Si erano gia’ visti ad Abu Dhabi. A Parigi si sono messi d’accordo su alcuni principi, adesso vanno tradotti in risultati concreti. L’Italia continuera’ a fare la sua parte”. Perrone risponde, infine, a Said Gheddafi, figlio del colonnello, secondo il quale ‘l’Italia ha nostalgia del colonialismo fascista’: “Penso – dice Perrone – che abbia ben altre questioni da cui difendersi, penso ai processi, alla Corte penale internazionale”.

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