L’amore ai tempi delle scritte oscene: Favelli a The Open Box

7 luglio 2017

È possibile che una serie di scritte, fondamentalmente oscene, su alcune pareti della stazione di Messina marittima possano diventare arte? La domanda ne sottintende molte altre, soprattutto quella, infinita, sul senso del contemporaneo e, di conseguenza sul suo valore. Non è questa la sede per rispondere a tutto, ma si può fare un esperimento, si può entrare da The Open Box a Milano e provare ad ascoltare che cosa hanno da dirci queste parole sgrammaticate e pornografiche che l’artista Flavio Favelli ha riportato sulle pareti bianche dello spazio diretto da Gaspare Luigi Marcone, dando vita alla mostra “Fami male”, curata da Neve Mazzoleni. “Sono undici iscrizioni, quasi sicuramente dello stesso autore anonimo – ci ha spiegato – che offre se stesso, cerca compagnia, a un orario molto preciso, dalle 11 all’una di notte, e si presenta di persona, perché non abbiamo tracce di numeri di telefono o di contatti per raggiungerlo. Noi abbiamo scelto tre frasi, che nella trascrizione completa sono quelle più corpose in termini quasi letterari”.

Letteratura, oscenità, effimero, desiderio di riconoscimento, in fondo semplice desiderio d’amore. La narrazione che emerge, a brandelli verrebbe da dire, dalla lettura, ma anche solo dallo sguardo su queste misteriose parole, sembra venire da lontanissimo, da una dimensione di solitudine e di distanza da tutto, che forse solo un luogo di transito, come una stazione, ma anche come un garage se ci pensate bene, riesce a farci intravedere. Ma non basta. “La posizione dove si trova tutta l’iscrizione completa, che è composta di undici tappe, e Flavio la definisce quasi una Via Crucis – ha aggiunto Neve Mazzoleni – è in uno spazio nel quale non passerà nessuno, per cui è un’offerta che non verrà mai raccolta, quasi un urlo di amore e di attenzione che non verrà raccolto”. In questa impossibilità, in questa inutilità, ci pare di scorgere un legame profondo con ciò che ogni giorno proviamo – con pochissimo successo, è evidente – a definire come arte contemporanea. In tal senso le parole riportate da Favelli, nella loro natura più pura – la grafia leggera, la matita azzurra – diventano testimonianze. Non prove, ma possibili strade per guardare oltre, per provare a pensare oltre. Sapendo che, al di là della siepe, ognuno troverà probabilmente qualcosa di diverso.

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