L’appello di Lagarde contro il protezionismo. E occhio all’amministrazione Trump

L’appello di Lagarde contro il protezionismo. E occhio all’amministrazione Trump
Christine Lagarde
21 aprile 2017

In un momento storico molto delicato, nel quale appaiono a rischio i processi di integrazione economica tra le sue sponde dell’Atlantico, il Fondo Monetario Internazionale rinnova i suoi appelli contro il protezionismo. Nelle sue parole d’apertura degli incontri primaverili di Washington la numero uno dell’istituzione, Christine Lagarde, ha cercato di smorzare i toni delle polemiche con la nuova amministrazione Trump sul commercio internazionale, la regolamentazione finanziaria e il riscaldamento globale. Anche se il Fmi nelle sue ultime previsioni ha rivisto leggermente al rialzo, di un decimo di punto al 3,5%, le previsioni di crescita dell’economia globale, e anche se in molti Paesi regna la disillusione sugli effetti della globalizzazione, Lagarde ha voluto avvertire i Paesi membri che la strada delle barriere commerciali comporta dei rischi evidenti per tutti. “Tutti i paesi – ha detto – dovrebbero naturalmente evitare da quello che io ho chiamato le ferite auto-inflitte, come le restrizioni, i sussidi e altre distorsioni commerciali che riducono la concorrenza e l’apertura economica”. D’altronde anche se “il Fondo Monetario non è una organizzazione del commercio, siamo tutti preoccupati per il commercio – ha sottolineato – perché è stato un importante motore per la crescita ed è effettivamente uno dei pilastri anche per la prosperità e per la crescita nel futuro”.

Le parole della numero uno del Fondo giungono mentre il Regno Unito si avvia all’uscita dall’Unione Europea e la Francia si appresta a celebrare elezioni che, nelle posizioni di candidati come Marine Le Pen, evocano il rischio dello stesso esito. Ma per il Fondo Monetario esiste un problema ancora più grande: gli Stati Uniti, principale azionista singolo dell’istituzione di Washington, che detiene un potere di veto su tutte le decisioni del consiglio d’amministrazione. Con la presidenza Trump le divergenze non potrebbero essere più nette, visto che quest’ultimo ha vinto la corsa alla Casa Bianca con posizioni protezioniste e considerando che il segretario al commercio Usa Wilbur Ross ha bollato alcune preoccupazioni del Fmi come “spazzatura”. Lagarde, aprendo gli Spring Meetings ha scelto, in questo caso, di adottare toni concilianti verso gli Usa. “Dai contatti che ho avuto finora con l’amministrazione Usa  – ha detto – ho ogni motivo per credere che faremo degli avanzamenti, e che coopereremo insieme per sostenere e certamente migliorare il sistema che abbiamo. Cercheremo certamente di vedere come potremo partecipare a questo processo, come potremo continuare a sostenere la crescita del commercio e come ciò possa essere fatto nel modo più efficiente, equo e globale possibile: ciò implica chiaramente parità di condizioni per tutti, nessun uso di misure distorsive e nessuna misura protezionista futura”.

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Anche il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, spesso rimarcato l’importanza del Gruppo dei Sette – il cui prossimi vertice si svolgerà in Italia – per assicurare dialogo e collaborazione anche sul commercio. I paesi del G7 “devono essere uniti”, ha sempre sottolineato Gentiloni, aggiungendo che “dobbiamo mostrare un buon consenso tra i leader perché è fondamentale. Questo format è cruciale in questo momento, c’è una discussione sul commercio, sulle relazioni con la Russia, con la Cina. Questi Paesi devono essere uniti e questa è una opportunità”. A favore di un commercio aperto anche il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schauble che si è appellato all’amministrazione Trump per non arrestare la liberalizzazione del commercio. “Tutti noi – ha detto – abbiamo grandemente beneficiato” dall’integrazione globale e dal commercio negli ultimi decenni e Washington è stato una guida in questo processo. “Certamente è nell’interesse dell’America di assicurare sicurezza e stabilità economica” ai suoi partner commerciali, ha sottolineato.

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