Le opposizioni vanno in piazza contro fiducia su Rosatellum

Le opposizioni vanno in piazza contro fiducia su Rosatellum
Il parlamentare M5s, Alessandro Di Battista
10 ottobre 2017

“Beh, vediamo, non so…”: è questa la prima reazione di un deputato 5 stelle alla domanda del cronista sulle reali possibilità di successo di una manifestazione di piazza convocata da un giorno all’altro (domani in piazza Montecitorio all’una e poi anche dopodomani) e per di più su un tema non troppo sentito dalla popolazione come la legge elettorale. Un altro la butta sullo scherzo: “Virginia (Raggi, ndr) ha dato le ferie a tutti i dipendenti del Comune di Roma…”. Rocco Casalino, il capo della comunicazione dei parlamentari, non risponde in Transatlantico a Montecitorio a una domanda sulla possibile presenza di Beppe Grillo: “Non ho fatto nomi, non so nulla”, si limita a dire. Prudenza rotta poi da Alessandro Di Battista, che in un appello video alla mobilitazione parla addirittura di “cinquantamila” possibili presenze in piazza. Il tam tam dei 5 stelle parte dal mattino, quando è ormai chiaro che sul Rosatellum bis il Governo porrà la questione di fiducia. “Il presidente della Repubblica rompa il silenzio. Oppure sarà il momento della piazza”, ammonisce Carlo Sibilia. Poi arriva l’annuncio ufficiale di Luigi Di Maio, sempre più leader, almeno nella comunicazione, del M5S. “Ci siamo! Per anni ci avete detto: ‘convocateci in piazza e verremo’. E’ arrivato il momento, ragazzi!”, dice in una video, lanciando la parola d’ordine di questi giorni: “Siamo in piena emergenza democratica”.

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Emergenza democratica che spinge il suo collega Alessandro Di Battista a sgolarsi in piazza Montecitorio, salvo scoprire che i suoi per oggi lì sono in minoranza e incassare i fischi dei seguaci del generale in pensione Antonio Pappalardo, che lo considerano un “abusivo” al pari di tutti i suoi colleghi parlamentari, indipendentemente dalla casacca. Il popolare “Dibba” si rifà poco dopo con un drammatico appello video pubblicato su Facebook nel quale lancia la sua personalissima scommessa, dalla posta altissima: “Se domani siamo duemila facciamo la nostra manifestazione, buona come ne abbiamo fatte tante, se siamo cinquantamila o di più forse cambia il discorso”. Numeri che nessuna manifestazione che non sia stata organizzata per tempo e in modo strutturato (pullman, treni speciali, organizzazioni sociali di supporto) ha mai toccato, almeno negli ultimi decenni. Chi saranno i bersagli della polemica dei 5 stelle in piazza? Certamente la presidente della Camera Laura Boldrini, apostrofata come “venduta” oggi in aula. Ma nel mirino c’è, subito dopo, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che proprio poco prima nel giorno della richiesta della fiducia ha fatto filtrare la sua soddisfazione per “l’impegno in Parlamento per giungere a una nuova legge elettorale”.

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“Io oggi non parlo del presidente della Repubblica, il ruolo di garanzia doveva svolgerlo la presidente Boldrini, ma parliamo del nulla”, sibila Alfonso Bonafede, parlamentare molto vicino a Di Maio. Di Battista, nel suo video, si limita a ricordare, ma con toni piuttosto accalorati, che Mattarella era fra i giudici costituzionali che “bocciarono” il Porcellum ma poi ha firmato l’Italicum, a sua volta dichiarato parzialmente incostituzionale dalla Consulta. Sapendo però quale effetto possono avere gli appelli alla mobilitazione su una base militante abituata agli eccessi dei social network, Di Battista fa appello a un “comportamento corretto” e “non violento” a quanti vorranno accogliere l’appello a scendere in piazza. Ma i 5 stelle non saranno i soli a manifestare domani fuori dal Palazzo. A piazza del Pantheon, a soli 300 metri dalla piazza dei seguaci di Di Maio e Di Battista, si svolgerà la protesta dell’ala sinistra del Parlamento: Mdp, Sinistra italiana, Possibile, si mobilitano sulle parole d’ordine “Per la Democrazia. No alla fiducia sulla legge elettorale. No ai parlamentari nominati. Domani alle 17.30 in Piazza del Pantheon”.

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