Le “spine” di Di Maio tra alleanza Pd, Regionali e capogruppo M5s

Le “spine” di Di Maio tra alleanza Pd, Regionali e capogruppo M5s
Luigi Di Maio
30 ottobre 2019

Il secondo governo Conte va protetto, e nel frattempo, il Movimento 5 Stelle ha bisogno di crescere nella sua organizzazione. All’indomani della ‘botta’ presa alle regionali in Umbria, la strada dell’accordo con il Pd a livello nazionale deve proseguire il suo percorso anche perche’ M5s ha piu’ cose in comune con i democratici – vedi diritti civili e temi ambientali – che non con la Lega di Matteo Salvini. E’ questo lo scenario che viene disegnato in ambienti del M5s per il prossimo futuro, dove, peraltro, si sottolinea che il leader del Carroccio ha di fatto ricostruito il Centrodestra ma a trazione non moderata.

Una riflessione portata avanti nonostante non venga negato che Di Maio probabilmente avrebbe preferito continuare con la prima esperienza di governo e non venga neppure negato che, per diversi militanti, fosse proprio il primo Conte ad essere un esecutivo di rottura, visto che metteva insieme due forze destrutturate rispetto alle vecchie logiche di partito e rispetto alle posizioni da assumere in Europa. Ma indietro non si puo’ tornare, viene considerato, anche se oggi in Senato Di Maio ha spigato che non ci sono i presupposti per alleanze strutturali con il Pd. I militanti e i rappresentanti sul territorio non lo vogliono. Intanto, in ambienti di maggioranza, c’e’ chi sottolinea che, nonostante i rapporti formalmente buoni fra i due contraenti dell’accordo di governo, l’atteggiamento dei vertici M5s non nasconde qualche tratto di ‘resistenza’ e sintetizza: e’ come qualcuno che dice ‘vorrei sposarti ma non posso’.

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Per questo l’esecutivo potrebbe restare impantanato nelle fibrillazioni interne e andare avanti solo passo per passo, concentrandosi sui singoli obiettivi. In primis la manovra, attesa alla Camera la settimana prossima. E poi c’e’ il test delle prossime regionali: Emilia Romagna e Calabria, innanzitutto. Oggi Di Maio ha annunciato che M5s correra’ da solo. Ma in prospettiva, per M5s resta la domanda se, a seconda delle situazioni, trovare o meno accordi. I parlamentari emiliani al capo politico, ieri sera in Senato, hanno spiegato che preferiscono l’opzione della corsa in solitaria. I referenti della Calabria incontreranno di nuovo, la settimana prossima, Luigi Di Maio. E che vi sia un dibattito in atto lo dimostrano le risposte opposte che, in M5s, vengono date sulla soluzione da scegliere: c’e’ chi dice il Movimento deve presentarsi senza cercare di fare patti con altre forze. E c’e’ chi sostiene che, puntando sui temi del Movimento, si deve tentare la strada dell’alleanza.

Sintomo della situazione che sta vivendo il Movimento, l’impasse sull’elezione del capogruppo alla Camera, dove per ben due volte non si e’ riusciti a nominare il successore di Francesco D’Uva. Mercoledi’ si procedera’ ad una nuova votazione. Se dovesse esserci una nuova fumata nera, si decidera’ come procedere. Sul tavolo anche l’ipotesi di cambiare lo statuto del gruppo che ora prevede la necessita’ della maggioranza assoluta. E su questo fronte non manca chi si e’ lamentato del fatto che Di Maio ‘se ne stia lavando le mani’, anche, se per contro, c’e’ chi osserva che non e’ il capo politico ad over intervenire e che sono i deputati a dover trovare una via d’uscita.

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