L’Eclisse di Goldschmied e Chiari, arte come misura di profondità

24 marzo 2019

Nel lavoro di Sara Goldschmied ed Eleonora Chiari c’è una profondità contemporanea che le due artiste sono molto brave a tenere sotto controllo, con un understatement che per molti versi è parte della loro stessa poetica. Ma ci sono occasioni, come la mostra “Eclisse” allestita al Museo Novecento di Firenze e curata da Gaspare Luigi Marcone, in cui questa profondità esplode in modo clamoroso.

Come di fronte alla grande installazione “Patria”, nella quale a comporre la scritta sono le macerie della nostra storia recente. “Diciamo – ha spiegato ad askanews Eleonora Chiari – che è una sintesi del nostro lavoro, parla della frammentazione della storia e della nostra ricerca, parla della differenza tra la costruzione della storia attraverso le rovine e invece il detrito che disperde completamente e quindi è molto più difficile da ricostruire”. La riflessione di Goldschmied e Chiari si focalizza sulla Strategia della tensione e su quella che è stata chiamata la Notte della Repubblica. Anche attraverso i collage che uniscono le scene delle stragi alle figure sexy delle prime riviste di pornografia italiane e che le due artiste definiscono “Dispositivi di rimozione”.

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“Sono dei dispositivi di rimozione – ci ha spiegato Sara Goldschmied – nel senso che la pin-up ha questo sguardo di seduzione, seduce lo spettatore e lo distrae da ciò che è il background”. La mostra fiorentina – inserita nel ciclo “Duel” voluto dal direttore del Museo Novecento, Sergio Risaliti, come dialogo tra artisti contemporanei e opere della collezione, in questo caso le “Demolizioni” di Mario Mafai – documenta anche come le pratiche delle due artiste siano molteplici. E a dare il titolo all’esposizione sono due specchi circolari colorati, che restituiscono, appunto, la sensazione di assistere a un’eclisse, ossia un fenomeno meraviglioso, ma che in certi casi non si può guardare senza rischiare di bruciarsi.

“Ci ha aiutato a creare un fil rouge di tutta la mostra – ha aggiunto Sara – perché rappresenta anche una riflessione sullo sguardo sulla pericolosità dell’osservare, anche come artiste”. “Noi lavoriamo con video, installazioni, collage, specchi – ha concluso Eleonora -. Abbiamo fatto una scelta abbastanza precisa di mettere tutto questo materiale della nostra ricerca e dare una nostra sintesi”. La mostra “Eclisse” resta aperta al Museo Novecento di Firenze fino al 30 maggio.

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