Crocetta, legge elettorale e poi si va alle urne

27 maggio 2014

Dichiara di non aver fatto “mai” retorica sull’antimafia e sostiene che “c’è un golpe strisciante e chi tenta di scaricare su questo Governo responsabilità del passato”. In conferenza stampa è un fiume in piena, Rosario Crocetta, la prima dopo la chiusura delle urne. E subito all’attacco. “Vogliamo fare la legge elettorale? Facciamola. Subito. Introduciamo il doppio voto di genere anche per le regionali come per i comuni e il voto confermativo per il presidente della Regione, così cambiamo il vecchio sistema elettorale-partitocratico e restituiamo la parola ai cittadini. Cosi andiamo a votare e ci misuriamo sul campo”.

Una sfida, soprattutto rivolta al suo partito all’interno del quale è in atto una guerra senza fine. “Lo capiscono quelli del Pd che senza lo sforzo del governo di mantenere uniti Articolo 4, il Megafono e i Drs, senza queste aggregazioni il Pd non sarebbe maggioritario in Sicilia?  – tuona -. C’e’ in qualche dirigente adesso la tentazione, possiamo fare a meno di Crocetta, buttiamo la gente come un limone. Crocetta va bene finche’ siamo minoritari”. In sostanza, “sono stufo di queste polemiche, faccio come al solito l’appello all’unità, non so se servirà ma ci spero e ci credo”. E ancora: “La guerra di tutti contro tutti ha determinato una paralisi, questo e’ inaccettabile. Non ho una poltrona cui sono legato, sto governando con serieta’ e umilta’. Ho lavorato per il partito, anche se c’e’ chi dentro il partito ha pure organizzato contestazioni contro di me. Sono dovuto andare in piazza per dire che il blocco degli stipendi di 30mila lavoratori non dipendeva dal governo ma dal Parlamento, qualcuno l’ha capito e ha spostato la protesta davanti all’Ars”.

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Ce n’è anche per il suo compagno di partito Davide Faraone: “Mi sembra un po’ disinformato e dimostra di non aver seguito molto la Sicilia. Se avere rilanciato gli appalti, salvato i precari, fatto la legge sulle incompatibilità, avviato la riforma delle province e molto alto, per i miracoli ci stiamo attrezzando”. Crocetta si riferisce alle dichiarazioni del componente della segreteria del Pd, che ieri aveva ipotizzato elezioni regionali anticipate se il governo Crocetta non dovesse realizzare rapidamente le riforme.

Poi spazio ai tagli. A cominciare dagli stipendi dei burocrati del parlamento siciliano. “Non è possibile che un dirigente generale all’Ars guadagni più di un funzionario dell’Onu. E’ inaccettabile. Bisogna uniformare gli stipendi dell’Ars a quelli della Regione. Stipendi da 650 mila euro l’anno non ce ne devono essere più, faremo un lavoro di igiene politica tra chi vuole le riforme e chi no. Vediamo nei fatti chi vuole la politica renziana e chi no”. E per dare una sforbiciata “presenteremo, oltre alla manovrina, un emendamento per risparmiare sugli stipendi dei burocrati: non potranno superare i 150 mila euro”.

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