Legge elettorale, mercoledì si riparte ma Pd rinvia dopo Bilancio

Legge elettorale, mercoledì si riparte ma Pd rinvia dopo Bilancio
Camera dei deputati
4 settembre 2017

Con la ripresa dei lavori parlamentari riparte dopodomani, mercoledi’ 6 settembre, in commissione Affari costituzionali della Camera l’iter della legge elettorale. Almeno sulla carta, perche’ in pochi – a cominciare da Pd e M5S – credono davvero che ci siano chance reali di trovare una nuova intesa politica, dopo il fallimento del cosiddetto ‘patto a quattro’ sul proporzionale alla tedesca. Sul punto, infatti, sono stati chiari sia i vertici dem che pentastellati: “La questione e’ che il blocco, la palude istituzionale di questo Paese, nasce dal desiderio di tenere tutto fermo, se gli altri vogliono cambiare lo vedremo”, ha detto ieri, ad esempio, Matteo Renzi. E oggi il presidente del partito, Matteo Orfini, non ha nascosto lo scetticismo: “le possibilita’ di cambiare la legge mi sembrano quasi nulle”. E’, inoltre, da sottolineare il diverso timing indicato dai dem: sempre Orfini sposta all’inverno qualsiasi tentativo: “Si provera’ dopo la legge di Bilancio, ma se non ci si riesce se non ci fossero le condizioni non so quanto senso avrebbe continuare ad andare avanti con la legislatura”. Posizione che suscita la dura reazione di Mdp: “Si tratterebbe di una scelta irresponsabile sul piano politico e grave sul piano istituzionale”, tuona Alfredo D’Attorre. Con la ripresa dei lavori parlamentari riparte dopodomani, mercoledi’ 6 settembre, in commissione Affari costituzionali della Camera l’iter della legge elettorale. Almeno sulla carta, perche’ in pochi – a cominciare da Pd e M5S – credono davvero che ci siano chance reali di trovare una nuova intesa politica, dopo il fallimento del cosiddetto ‘patto a quattro’ sul proporzionale alla tedesca. Sul punto, infatti, sono stati chiari sia i vertici dem che pentastellati: “La questione e’ che il blocco, la palude istituzionale di questo Paese, nasce dal desiderio di tenere tutto fermo, se gli altri vogliono cambiare lo vedremo”, ha detto ieri, ad esempio, Matteo Renzi.

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E oggi il presidente del partito, Matteo Orfini, non ha nascosto lo scetticismo: “le possibilita’ di cambiare la legge mi sembrano quasi nulle”. E’, inoltre, da sottolineare il diverso timing indicato dai dem: sempre Orfini sposta all’inverno qualsiasi tentativo: “Si provera’ dopo la legge di Bilancio, ma se non ci si riesce se non ci fossero le condizioni non so quanto senso avrebbe continuare ad andare avanti con la legislatura”. Posizione che suscita la dura reazione di Mdp: “Si tratterebbe di una scelta irresponsabile sul piano politico e grave sul piano istituzionale”, tuona Alfredo D’Attorre. Anche per il candidato premier in pectore dei 5 Stelle, Luigi Di Maio, le possibilita’ di un accordo sono minime: “Sono molto scettico sulla possibilita’ di fare una nuova legge elettorale”, ha detto ieri a Cernobbio. Chi invece spinge affinche’ si tenti un nuovo accordo, ripartendo dal tedesco, e’ Forza Italia, mentre la Lega, con il segretario Matteo Salvini, ribadisce di essere pronta a votare un sistema maggioritario, anche il Mattarellum (posizione assunta gia’ mesi or sono), purche’ si sappia subito chi vince. Quanto ai ‘piccoli’, resta la diffidenza sulle reali intenzioni di Renzi di modificare gli attuali sistemi di voto. La preferenza, in ogni caso, e’ per un sistema proporzionale, con l’eliminazione dei capilista bloccati (e’ una battaglia ad esempio di Mdp e Sinistra italiana) e il mantenimento della soglia di sbarramento al 3% per la Camera, mentre si vorrebbe un intervento su quella prevista al Senato, che adesso e’ all’8% per le forze che si presentano da sole (mentre scende al 3% per i partiti in coalizione).

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Dunque, dopo la lunga pausa estiva i partiti riprendono in mano il dossier legge elettorale: mercoledi’, alle 12, e’ infatti convocata la seduta della commissione Affari costituzionali di Montecitorio. Il calendario di massima stilato a fine luglio – ma un timing piu’ dettagliato sara’ fatto probabilmente l’indomani, giovedi’ 7 settembre, quando e’ prevista la riunione dell’ufficio di presidenza – prevede la presentazione di un nuovo testo base entro martedi’ 12 settembre, per poi puntare all’approdo in Aula entro fine mese. Il problema e’ che la situazione e’ impantanata, e se e’ vero che Renzi ha sempre precisato che qualsiasi accordo (anche sul tedesco) deve ricomprendere i maggiori partiti, quindi sia Forza Italia che M5S e Lega, e’ altrettanto vero che le posizioni attuali sono lungi dal far prevedere un punto di caduta. Distanze che sarebbero state confermate anche nel mese di agosto, con contatti agli alti livelli tra Pd, Forza Italia e Lega. D’altro canto, sullo stesso leader dem ‘pesa’ il sospetto delle altre forze politiche di non avere in realta’ alcuna intenzione di cambiare le due leggi elettorali vigenti: il Consultellum al Senato (un proporzionale che favorisce le coalizioni ma non prevede alcun premio di maggioranza) e l’Italicum corretto alla Camera (anche qui si tratta di un proporzionale che pero’ non spinge a coalizzarsi, e con un premio di maggioranza al partito che, da solo, dovesse incassare almeno il 40% dei voti).

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Tra gli ‘avversari’ del Pd, c’e’ ad esempio chi ricorda che solo due giorni fa il portavoce della segreteria, Matteo Richetti, ha lanciato la proposta del listone unico. Il che sarebbe, per questi osservatori, la conferma che Renzi vuole andare al voto gia’ a febbraio – con la fine della legislatura subito dopo il varo della legge di Bilancio – senza una nuova legge elettorale.    In commissione si riparte quindi praticamente da zero. Le proposte di legge presentate sono piu’ di una trentina, compreso il Rosatellum, ovvero un Mattarellum corretto con un 50% di proporzionale e un 50% di maggioritario, sul quale potrebbe convergere la Lega ma che non piace ai 5 Stelle e fa storcere il naso anche a Berlusconi, che neanche un mese fa, ha esortato Renzi a dare dimostrazione di leadership e di senso di responsabilita’: si riprenda il dialogo, era il senso delle parole del leader azzurro, ripartendo dal tedesco. Ma i nodi da sciogliere sono molti, tra questi, i piu’ spinosi riguardano la scelta tra collegi o preferenze? E ancora: premio di maggioranza al partito, come e’ ora l’Italicum corretto dalla Consulta, o alla coalizione (ipotesi che non dispiacerebbe a Forza Italia)?

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