Legge elettorale, Renzi: “Votate compatti” ma il Pd è spaccato

11 marzo 2014

Scontro con Rosy Bindi in assemblea. Lei: “La ricetta dell’uomo solo non basta a un partito che ha un’idea diversa di democrazia”

“Un Pd avanti e non indietro” sulla parità di genere. Parlando all’assemblea dei deputati democratici, convocata in tutta fretta per mettere un tappo alle proteste cresciute dopo il voto di ieri sera, Matteo Renzi invita i Democratici a votare oggi la legge elettorale chiudendo il primo round di una partita che proseguirà già mercoledì al Senato. Renzi annuncia infatti che i ddl di riforma costituzionale del Senato e del Titolo quinto avranno quindici giorni almeno di gestazione. C’è spazio dunque per un lavoro di “approfondimento” sulla legge elettorale a Palazzo Madama. In un’assemblea dove in molti hanno notato il tono di sfida del premier, Renzi sottolinea che questa volta parla da “segretario”. La riforma della legge elettorale, spiega, “ha tenuto insieme la maggioranza”, anche se nasce con “partner riottosi, difficili”. Dice di condividere le proteste delle deputate sul voto segreto, (“sarebbe positivo che si accelerasse la riforma del regolamento della Camera e si limitasse”) ma sottolinea che comunque “la legge oggi c’è ed è merito del Pd. Vi chiedo di chiudere oggi o questo ricadrà su di noi”. È sulla tenuta interna che Renzi è più duro: “Chi oggi attacca la legge elettorale- osserva- non ha sollevato il tema della parità di genere per la segreteria o per il governo. Chi non vota la legge, lo dica ora e lo spieghi fuori di qui”.

E risponde indirettamente alle critiche di molti (da ultimo questa mattina Pier Luigi Bersani, che gli rimprovera di aver lasciato “l’ultima parola al Cavaliere”) quando spiega: “Non c’è da mantenere un patto con Berlusconi, ma un impegno che come partito abbiamo preso in modo chiaro”. Le parole di Renzi non bastano a raffreddare un clima che nel Pd è rovente da ieri, quando con 298 voti Montecitorio ha bocciato l’emendamento che assicurava una ripartizione 60 uomini-40 donne nei capilista. Rosy Bindi è la più dura. Ricorda che il Pd “è stato ferito dai 100 voti mancanti” e sottolinea che la ricetta “dell’uomo solo” non basta a un partito “che ha un’idea diversa di democrazia”. Anche Marina Sereni, esponente di peso dell’area di maggioranza, esprime critiche alla gestione dell’affaire ‘quote rosà. Il punto era decisivo, ricorda ai deputati, “e allora andava inserito nell’accordo”. Se poi non c’era possibilità di farlo passare allora andava ritirato e riproposto al Senato. Sulle quote rosa rotola la prima testa. Quella di un uomo, il capogrupppo in commissione bilancio Maino Marchi. Ieri era stato tra gli uomini più convinti nel sostenere la battaglia delle colleghe. Oggi di fronte alla richiesta di Renzi dice obbedisco: “Voterò la legge elettorale ma da soldato semplice”. E lascia sul campo i galloni da capogruppo. Il serrate i ranghì chiesto da Renzi va ora alla prova dell’aula che riprende i lavori sulla legge elettorale. Più di un deputato scommette che, più o meno in tempi brevi, ci saranno sorprese.

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