Legge elettorale avanti tutta, ma è ancora tensione nella maggioranza

Legge elettorale avanti tutta, ma è ancora tensione nella maggioranza
29 maggio 2017

L’idea dei renziani e’ quella di accelerare sulla legge elettorale. “Domani (oggi, ndr) si decide tutto”, ha fatto sapere ai suoi il segretario del Nazareno. L’ipotesi – in presenza di un accordo ampio – e’ quella di abbreviare i tempi. Si comincia a votare mercoledi’, dopo la direzione dem. Entro il 5 il voto finale in Commissione, poi il via libera di Montecitorio per il 7 o l’8 giugno, prima delle amministrative. Ma se Renzi aveva indicato entro fine luglio la ‘deadline’ per l’ok del Senato, il semaforo verde potrebbe arrivare anche a fine giugno. Grillo dopo l’ok degli iscritti M5s al sistema tedesco rilancia: “Cercano disperatamente di arrivare al giorno della loro pensione da privilegiati che scatta il 15 settembre. Il MoVimento 5 Stelle vuole che si vada al voto prima di questa fatidica data”. Per noi – dice Renzi ai suoi, secondo quanto riferiscono fonti parlamentari dem – va bene ma la prerogativa non spetta al Pd. La battaglia si giochera’ sui tempi: il ‘cronoprogramma’ dipendera’ ovviamente dal Senato (“Non credo che facciano da notai”, osserva chi frena sulle urne) e soprattutto dal valzer degli incontri sulla legge elettorale che partira’ oggi. I dem vedranno Mdp, SI e M5s, martedi’ FI. Saranno incontri a livello di capigruppo, il segretario del Nazareno non partecipera’ e ha fatto sapere che non incontrera’ Alfano. Il faccia a faccia fissato in un primo momento alle 9 e anunciato proprio da Ap e’ saltato: nessuna trattativa possibile sulla soglia di sbarramento al 5%, nonostante l’avvertimento di Lupi sul ‘Corriere’. Confronto aperto comunque in Ap: il ministro Costa, per esempio, ritiene sbagliato minacciare sfracelli sulle regole del voto.

“Abbiamo sostenuto – osserva – tre governi per senso di responsabilita’. Dobbiamo garantire la governabilita’ indipendetemente dalle vicende piu’ o meno soddisfacenti della legge elettorale. E’ un errore pensare ad azioni di ritorsione sul tetto”. Ma molti esponenti centristi non la pensano cosi’: “Renzi – e’ il ragionamento – si deve assumere la responsabilita’ dell’intesa con FI”. Mdp non sbarrera’ la strada al tedesco, ma sui voucher si’: “Al Senato la manovra passera’ con i voti di FI. E’un Nazareno bis, i veri alleati di Renzi sono Berlusconi e Verdini”. Il Movimento dei democratici e progressisti non votera’ la fiducia sui buoni lavoro: “Hanno vinto i falchi renziani”, spiegano fonti parlamentari di Mdp. “Mdp – la ‘risposta’ Pd – vuole picconare la legislatura”. La manovrina passera’ a Montecitorio, ma i renziani ora alzano la posta: “Se ci sono difficolta’ ad approvare la manovrina come si fanno a trovare i numeri sulla manovra?”. La tesi quindi e’ che occorrerebbe prendere atto subito che la maggioranza non c’e’ piu’, accelerare sulla crisi qualora si arrivasse all’intesa sulla legge elettorale con FI e M5s. I fari, anche quelli delle piu’ alte istituzioni, sono tutti puntati sul ‘patto delle riforme’. Indiscrezioni filtrate dai giornali sottolineano la preoccupazione del Colle per la prossima manovra. Ma il Quirinale come sempre resta fuori dalla partita. Resta tutto nelle mani dei partiti, anche la partita sui voucher. Che il quadro si stia complicando e’ sensazione anche di diversi esponenti del governo ma il dibattito si concentra a livello parlamentare anche se l’auspicio che arriva da piu’ parti e’ che si arrivi, al di la’ dell’esito del ‘match’ sulle regole del voto ad un gentlemen’s agreement tra le forze politiche sui provvedimenti economici, a partire dalla prossima legge di bilancio.

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“Una volta approvata la legge elettorale – sottolinea un ‘big’ dem – non si fuo’ altro che sciogliere il Parlamento. Alfano e Mdp hanno fatto capire di non voler piu’ sostenere l’esecutivo e la maggioranza, e senza Mdp e Ap e’ finita”. Mentre nel centrosinistra si accelera sulla formazione di una lista, Renzi pero’ vuole che l’accordo sulla legge elettorale sia ampio, rifiuta l’idea di un patto del Nazareno bis e per questo motivo al momento non e’ previsto un incontro con Berlusconi. Ma le incognite sulla legge elettorale, nonostante il via libera del M5s al ‘tedescum’ con il voto sul blog sono ancora tante: al di la’ degli aspetti tecnici ci sara’ da superare appunto lo scoglio del Senato. Con resistenze nello stesso gruppo dem (soprattutto da parte degli orlandiani), i numeri risicati e la poca voglia delle urne anticipate. Il primo passaggio delicato sara’ sui voucher: il governo porra’ la fiducia e – dicono dal Pd – “se Mdp non vota se ne assumera’ le conseguenze”. Gli interrogativi sono legati anche al futuro: i renziani puntano sulle urne a settembre ma sarebbe in ogni caso l’attuale governo a preparare la manovra, “si tratterebbe – spiega una fonte parlamentare dem – di un bilancio di transizione”. Ma occorrera’ fare i conti con le clausole sull’Iva e aprire una trattativa con l’Europa per fare piu’ deficit. Ma soprattutto entro ottobre bisognera’ votare la nota di aggiornamento sul Def e sara’ necessaria una maggioranza al Senato di 161 voti. Una corresponsabilita’ sul bilancio – anche sulla manovrina – potra’ arrivare da Forza Italia, ma si dovranno in ogni caso trovare i numeri necessari.

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