Legge elettorale torna in commissione per una “morte dignitosa”

Legge elettorale torna in commissione per una “morte dignitosa”
Roberto Fico e Luigi Di Maio
8 giugno 2017

L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul gioco del cerino: quello di oggi è centrato sull’attribuzione di responsabilità per lo stop, che rischia di diventare definitivo, alla nuova legge elettorale. Dopo l’ok nel voto segreto a un emendamento che puntava ad applicare il nuovo sistema anche in Trentino-Alto Adige, che ha visto sommarsi alcune decine di franchi tiratori al sì dichiarato dei 5 stelle, il provvedimento è stato rimandato in commissione, con ogni probabilità per concedergli quella “morte dignitosa” della quale si è discusso in questi a giorni a proposito di altre e ben più drammatiche vicende. La giornata quindi è stata segnata dal consueto fuoco di sbarramento delle opposte artiglierie del Partito democratico e del Movimento 5 stelle. Per Ettore Rosato la loro parola “non vale nulla”, per Beppe Grillo l’oggetto del contendere è che “noi chiedevamo una legge elettorale uguale per tutto il Paese, c’è stata una mozione e qualcuno ne voleva una diversa per il Trentino. Ma è meraviglioso. Allora andiamo tutti in Trentino”, ha aggiunto durante uno dei suoi comizi elettorali in vista delle amministrative. Dopo le tensioni interne dei giorni scorsi, mercoledì il M5S aveva sciolto le sue contraddizioni ottenendo di poter far votare on line domenica i suoi iscritti sul risultato del lavoro dell’aula della Camera. Eppure a far crollare il castello di carte è stato un emendamento (fotocopiato da quello della forzista Micaela Biancofiore) di Riccardo Fraccaro, deputato eletto in Trentino-Alto Adige.

Un fedelissimo, quindi, del principale sponsor dell’accordo col Pd e con Forza Italia: Luigi Di Maio. A Montecitorio dicono che il vicepresidente della Camera fosse infuriato per l’esito della giornata, ma che poi abbia in qualche modo avuto un chiarimento con Fico, nume tutelare dell’anima interna più critica sulla bozza elaborata dal Pd Emanuele Fiano. Pubblicamente, Fico ha provato a minimizzare l’accaduto e a ributtare la palla in campo avverso: “Per quattro anni – ha spiegato – il Pd e una maggioranza enorme hanno bocciato tutti o quasi tutti i nostri emendamenti, se oggi ne è passato uno è perché una parte di loro ha voluto farlo passare”. Il punto è che nel M5S pare ci sia stata una certa sincera sorpresa per l’enfasi attribuita dal Pd all’incidente parlamentare. Ma il sistema elettorale del Trentino-Alto Adige, storicamente differenziato rispetto a quello nazionale, fa riferimento a equilibri politici delicatissimi, sia a livello locale sia perché i parlamentari autonomisti sono risultati parte decisiva della maggioranza parlamentare al Senato anche in questa legislatura. In sostanza, racconta un parlamentare stellato, Fraccaro e gli altri hanno capito solo dopo le conseguenze di quel voto segreto. Adesso, comunque, pubblicamente ai 5 stelle non resta altro che ricompattarsi, su una linea che riporta tutto al gioco del cerino. La colpa insomma è del Pd e ora non c’è più spazio per un accordo: “Con questi?”, ha ringhiato Danilo Toninelli all’uscita dall’aula. Per Alessandro Di Battista il problema è la “schizofrenia. Renzi è incapace di gestire le miliardi di correnti del suo partito”. Di Maio, il tessitore sconfitto, si è adeguato e ha chiuso la porta: “Adesso – ha commentato – si deve andare votare e basta, io non perderei altro tempo. La verità è che la legislatura è iniziata male con i cento tiratori scelti del Pd ed è finita con oltre cento tiratori scelti del Pd”.

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