Legge elettorale, Zingaretti apre dossier ma nel Pd è caos. Vertice al Nazareno

Legge elettorale, Zingaretti apre dossier ma nel Pd è caos. Vertice al Nazareno
Nicola Zingaretti
10 ottobre 2019

Nicola Zingaretti apre il dossier sulla legge elettorale ma una linea comune del Pd sembra ancora lontana. La riunione che si è svolta oggi al Nazareno tra il segretario del Pd, il vicesegretario Andrea Orlando, il capogruppo alla Camera, Graziano Delrio, e i tecnici, ossia i capigruppo in commissione Affari costituzionali, Dario Parrini e Stefano Ceccanti, viene definita soltanto “istruttoria”. Si è ragionato per ora, spiegano, solo dei vari modelli sul tappeto, visto che nel partito ci sono opinioni diverse su quale sia il sistema elettorale da preferire. Oggi Orlando in un’intervista si è esposto spingendo per il sistema spagnolo, che potrebbe non dispiacere al Movimento 5 stelle, mentre c’è chi nel Pd, non ultimo proprio Zingaretti, è da sempre per il maggioritario. Per ora, viene spiegato, non ci sarebbero veti su nessun sistema ma un punto in comune ormai condiviso è quello di evitare una legge elettorale che porti alla frammentazione, e quindi al proporzionale puro.

La strada che porterà a un testo condiviso, all’interno del Pd e nella maggioranza di governo, è lunga (“la legge elettorale si farà nel 2023”, cioè l’ultimo anno della attuale legislatura, ironizza un deputato Pd in transatlantico) ma i sistemi su cui si è ragionato oggi durante la riunione al Nazareno sono sostanzialmente tre: un proporzionale con la soglia di sbarramento, il sistema spagnolo e un Italicum prima versione. Tuttavia, come osserva Parrini, “bisogna decidere innanzitutto se prevale la visione di chi vuole le coalizioni prima del voto o di chi vuole che ognuno corra per sé e poi dopo le elezioni ci si accorda per governare”. Se prevale la prima ipotesi ci si concentra sul proporzionale o sullo spagnolo (un proporzionale all’interno di grandi circoscrizioni con uno sbarramento implicito che però consentirebbe anche ai piccoli di eleggere rappresentanti nelle aree dove sono più forti).

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Se prevale l’idea degli accordi prima del voto allora si torna a ragionare di un maggioritario che somiglierebbe molto all’Italicum: “Devi assegnare una maggioranza in seggi perché altrimenti, se nessuno vince, devi smantellare le alleanze fatte per ricomporne di altre. Maggioranza che per evitare distorsioni troppo forti deve passare per un doppio turno eventuale a livello nazionale. Si può fare anche questo, rispondendo a quanto affermato dalla Corte costituzionale nella sentenza sull’Italicum, prevedendo il premio in entrambe le Camere (che stanno diventando più uguali, ammettendo le coalizioni sia all’inizio sia tra un turno e l’altro)”, ragiona Ceccanti sul suo blog. Per ora comunque, nonostante le richieste di alcuni, il tema non sarà portato alla direzione di martedì 15, dedicata invece alla modifica dello Statuto. Per arrivare al voto dell’organismo dirigente manca ancora una linea comune del partito che ancora non c’è.

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