L’Europa, i populisti e i partiti: la politica italiana “legge” la Francia

L’Europa, i populisti e i partiti: la politica italiana “legge” la Francia
L'ex premier, Enrico Letta
25 aprile 2017

Se sulle elezioni presidenziali francesi nei commenti dell’ex presidente del Consiglio Enrico Letta e di Manlio Di Stefano del M5S si trova qualche punto in comune, appare evidente come il passaggio non sia banale. “Un dato politico clamoroso – scrive l’ex capo del governo, che pure sottolinea il prevedibile rilancio europeista del candidato di ‘En marche!’ – è rappresentato dalla fine del ciclo delle vecchie famiglie politiche che hanno caratterizzato la scena francese”. Di Stefano prima certifica su Facebook “la scomparsa dalla scena dei partiti tradizionali”, poi si dedica al sarcasmo di fronte ai commenti pro-Macron provenienti dai democratici e lo fa con lo stile piuttosto ruvido tipico della casa: “Qualcuno dica ai piddini ruspanti – scrive – che in Francia i socialisti sono scomparsi dalla politica esattamente come i repubblicani”. Sulla stessa lunghezza d’onda il leader della Lega Matteo Salvini. “Chi ha perso? Tradotto in italiano: Matteo Renzi e Silvio Berlusconi”, osserva, precisando che Macron è un “burattino elegante”. “Sono fuori dal ballottaggio, puniti dagli elettori, cancellati da chi non ce la fa più ad andare avanti: socialisti e popolari, quelli che governano insieme l’Europa”.

Giorgia Meloni (Fdi) taglia corto: “Renzi esulta ma lui non è Macron, è Hollande”. Invece Matteo Renzi, che non aveva nascosto il suo discreto “tifo” per Macron nemmeno prima del voto, legge a modo suo il rilancio europeista di Macron, che se vincesse al ballottaggio “potrebbe dare molta forza a chi vuole cambiare l’Europa. Chi ama l’ideale europeista sa che gli avversari sono i populismi. Ma sa anche che l’Europa è un bene troppo grande per essere lasciato ai soli tecnocrati”. Dichiarazione “banale”, per il suo rivale alle primarie del Pd Michele Emiliano, che invece avverte: “I populismi avanzano solo davanti a leadership e prassi politiche sbagliate, non credibili ed opache dei partiti riformisti”. Da Forza Italia Silvio Berlusconi invita Salvini alla calma perchè, come avrebbe confidato ai suoi, “ha poco da festeggiare”. Il Cavaliere, infatti è convinto che “i moderati non voteranno mai i cosiddetti sovranisti, piuttosto regalano la vittoria agli altri”. Il capogruppo azzurro al Senato Paolo Romani legge quanto avvenuto in Francia come un messaggio dell’elettorato francese che “sta dicendo che qualcosa non va in questa Europa”. Romani giudica poi “anomalo” l’invito del gollista Fillon a votare per Macron al ballottaggio, e assicura che in Italia non potrebbe accadere. Non la pensa così il centrista Pierferdinando Casini, secondo il quale “con l’endorsement di Fillon, Macron si appresta a ricevere un’ampia delega anche dagli elettori moderati per evitare una deriva di demagogia e di irresponsabilità”. Ma alla fine la riflessione più acuta è contenuta ancora nelle dichiarazioni di Enrico Letta. E se non suona come un’autocandidatura, poco ci manca: vista la crisi dei partiti tradizionali, spiega, “il rapporto ormai è fra il candidato e gli elettori. Bisogna fare tesoro di questa esperienza, figlia della nuova politica che si veicola attraverso internet, senza la mediazione dei grandi partiti politici. Può piacere o non piacere, si può essere d’accordo o meno, essere contenti o meno di questa evoluzione ma occorre prenderne atto. Chi non lo fa sarà spazzato via”.

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