I liberali vincono elezioni, Kallas prima premier donna

I liberali vincono elezioni, Kallas prima premier donna
Kaja Kallas
4 marzo 2019

L’ultimo avamposto dell’Ue e della Nato si sposta a destra, ma cerca di resistere all’avanzata sovranista. Guidati da Kaja Kallas – classe 1977, prima donna a guidare il partito – sono i liberali-riformisti i vincitori delle elezioni parlamentari in Estonia. Il Partito riformatore, il principale partito liberale dell’Estonia attualmente all’opposizione, ha vinto le elezioni politiche di domenica nel Paese baltico, caratterizzate da una netta ascesa dell’estrema destra. E così nel Paese per la prima volta ci sarà un premier donna, Kaja Kallas. Ekre, formazione politica di estrema destra euroscettica, ha triplicato il risultato di quattro anni fa, facendo soprattutto leva sul malcontento nelle zone rurali. Ma il suo ingresso in una coalizione governativa sembra improbabile. Secondo la commissione elettorale, il Partito riformista, guidato da Kallas e accreditato del 29 per cento dei voti, dovrebbe occupare 34 dei 101 seggi di cui è composto il parlamento, ossia quattro in più rispetto a quello che chiude il suo mandato.

Il Partito di Centro del primo ministro uscente Juri Ratas, arrivato secondo con il 23 per cento, ne otterrebbe 26 (uno in meno) mentre Ekre si attesterebbe a 19 (dodici in più), con il 17,8 per cento delle preferenze. Kallas, avvocato di 41 anni ed ex europarlamentare, ha convinto gli elettori con la promessa di tagliare le tasse e incentivi e sgravi per favorire la creazione di posti di lavoro e contrastare la disoccupazione. “Ekre non è una scelta per noi”, ha sottolineato la premier in pectore alla televisione pubblica Etv, per poi aggiungere che il Partito riformista “valuterà tutte le opzioni sul tavolo per formare una coalizione”. Ha tuttavia ricordato che con il Partito di Centro ci sono tre forti terreni di contrasto: “fiscalità, cittadinanza e istruzione”. Da parte sua Ratas, alla domanda su un possibile ingresso in una coalizione guidata dai liberali, ha risposto “sicuro”, senza voler dire di più. I conservatori di Patria (Isamaa) dovrebbero avere dodici deputati (due in meno) e il Partito socialdemocratico dieci (cinque in meno).

Queste due formazioni politiche fanno parte della coalizione uscente e potrebbero essere aperte ad alleanze di coalizione. Gli altri partiti – in base ai risultati definitivi – non dovrebbero riuscire a superare la soglia di sbarramento del 5 per cento. Gli elettori hanno votato nella calma per queste elezioni politiche e la polizia ha segnalato soltanto piccoli incidenti alla chiusura dei seggi. L’avanzata di Ekre è in linea con il trend europeo, hanno sottolineato gli analisi politici. Il Partito di Centro e il Partito riformatore, tradizionalmente rivali, si sono alternati al potere e hanno anche governato insieme da quando l’Estonia si è staccata dall’Unione sovietica, da oltre un quarto di secolo. Entrambi sostengono l’Unione Europea e la Nato e hanno una spesa pubblica ben controllata, dando all’Estonia il più basso rapporto debito/pil nell’eurozona. Il Partito di Centro si è impegnato ad aumentare le pensioni dell’8,4 per cento e a sostituire l’aliquota unica dell’imposta sul reddito – che è al 20 per cento – con un sistema progressivo per aumentare i ricavi del governo.

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Il Partito riformatore, più vicino al mondo imprenditoriale, vorrebbe aumentare la quota di reddito mensile esentasse e ridurre il contributo dell’assicurazione contro la disoccupazione. Il tasso di disoccupazione è inferiore al 5 per cento, mentre la crescita dovrebbe raggiungere il 2,7 per cento quest’anno, dopo il 3,9 per cento del 2018. Le trattative per la formazione di un nuovo esecutivo non saranno una passeggiata. Il premier uscente Juri Ratas, del Partito di centro, finora ha guidato una coalizione con i socialdemocratici e il partito conservatore Isamaa (Patria): i numeri per una maggioranza non ci sono piu’, e tutte le formazioni principali, compresa quella dei liberal-riformisti, continuano ad escludere un’alleanza con i populisti anti-europei del partito popolare conservatore estone Ekre. Da quasi tre decadi i centristi e i riformisti si alternano al potere, e sia gli uni che gli altri sostengono l’Ue e l’appartenenza alla Nato. Circa il 26% degli aventi diritto ha votato via Internet, cosa che in Estonia e’ possibile sin dal 2005.

E’ stato il complesso rapporto con il suo imponente vicino orientale, la Russia, uno dei temi-chiave della campagna elettorale, sia nel dibattito sulla spesa per la difesa che sulle polemiche sull’uso della lingua russa nelle scuole pubbliche nel piccolo Paese baltico, in cui la minoranza russa arriva al 25% della popolazione. Erano i centristi ad essere storicamente la forza ad attrarre i voti dei russofoni, con cio’ assestandosi come la formazione cardine della politica estone. D’altra parte i liberal-riformisti hanno fatto una campagna promettendo che l’estone sarebbe diventata l’unica lingua nelle scuole, a scapito del russo. Il problema e’ che Ekre – guidata da un padre e suo figlio, Mart e Martin Helme – insiste nel non voler recedere dalla volonta’ di far parte del futuro esecutivo. Il cerino e’ in mano a Kaja Kallas: bisognera’ vedere se manterra’ la parola escludendo l’ultradestra dal governo. La sua vittoria segna la fine di una lunga crisi interna ai riformisti, segnata da numerosi avvicendamenti ai vertici. Figlia di uno dei fondatori del partito, Siim Kallas, a sua volta ex premier, la bionda Kaja si presenta come il volto del futuro dell’Estonia. Bisogna vedere se bastera’ a fermare l’onda euroscettica ai confini estremi dell’Alleanza atlantica.

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