Libia, in piazza contro Haftar e la Francia. Conte preme su diplomazia e crea gabinetto crisi

Libia, in piazza contro Haftar e la Francia. Conte preme su diplomazia e crea gabinetto crisi
12 aprile 2019

Tripoli grida la sua rabbia contro il “traditore” Khalifa Haftar e la Francia, accusata di sostenere l’offensiva del maresciallo contro la capitale libica. In centinaia, migliaia secondo gli organizzatori, hanno gremito oggi piazza dei Martiri, scandendo slogan contro Haftar e innalzando cartelli contro Parigi: “Giu’ le mani dalle Libia”, “La Francia sostiene Haftar”. Poi l’appello a Bengasi: “Vi abbiamo liberato da Gheddafi, ora tocca a voi”.

Intanto, per la prima volta, e’ stato segnalato un raid aereo dell’aviazione del generale Khalifa Haftar vicino a Zuara (o Zuwara). L’incursione contro un campo appartenente alle milizie che difendono Tripoli viene segnalata da tweet della tv panaraba al-Arabiya e del sito Libya Observer. “L’Esercito nazionale libico conduce un raid contro un campo appartenente al (governo) di Accordo, presso la citta’ di Zuara”, scrive al-Arabiya. “L’aviazione dell’est della Libia prende di mira un campo militare nella citta’ di Zuara, causando un ferito”, afferma Libya Observer. Il campo delle forze filo-Sarraj che e’ stato attaccato si chiama “Abdel Samad” ed e’ situato a “sud di Zuara”, aveva precisato in mattinata un tweet dell’emittente Libya Al Ahrar. Sul pronte politico, la crisi libica scala le priorita’ del governo: il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha convocato a Palazzo Chigi i ministri degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi, e della Difesa, Elisabetta Trenta, oltre al sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti, e ai vertici dei Servizi: una riunione per fare il punto sulla situazione e “seguire da vicino il caso”.

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Dopo un’ora e mezza ha annunciato la creazione di un “gabinetto di crisi” che rimarra’ in servizio fino a quando l’emergenza non sara’ rientrata. Nel frattempo lo staff diplomatico di Palazzo Chigi ha attivato i contatti con gli Stati Uniti e la Francia. Il premier ha avuto un colloquio telefonico con la cancelliera tedesca, Angela Merkel, e il ministro Moavero ha ricevuto alla Farnesina l’ambasciatore degli Stati Uniti a Roma, Lewis Eisenberg. Il sottosegretario agli Esteri, Guglielmo Picchi, ha scritto su Twitter che una visita del capo della diplomazia in Libia per incontrare il generale Khalifa Haftar, potrebbe essere decisiva per fermare l’escalation. L’uomo forte della Cirenaica, che controlla gia’ il settore orientale del Paese e buona parte del Sud, da una settimana ha infatti lanciato un’offensiva che punta alla conquista della capitale. Sul terreno la situazione e’ sull’orlo della guerra civile. Migliaia di libici sono scesi in piazza a Tripoli e a Misurata per protestare contro l’offensiva militare e contro il ruolo della Francia, accusata di esserne il principale sponsor.

Nella piazza di Misurata e’ stata data alle fiamme almeno una bandiera francese. Parigi assicura pero’ che “parla a tutte le parti del conflitto libico”, replicando alle indiscrezioni del quotidiano La Repubblica secondo cui Haftar avrebbe inviato i suoi emissari a Parigi prima dell’offensiva su Tripoli. La complessa rete di interessi stranieri che complica la crisi libica diventa man mano che passano i giorni piu’ evidente. Secondo il Wall Street Journal, l’Arabia Saudita ha promesso ad Haftar, “decine milioni di dollari per sostenerlo nell’offensiva”. E secondo fonti locali, l’Esercito nazionale libico, sotto il comando di Haftar, ha utilizzato caccia forniti dagli Emirati arabi per bombardare varie posizioni attorno alla citta’ costiera di Zwara, vicino alla frontiera tunisina. L’attacco aereo e’ stato effettuato contro una caserma vuota e in disuso a sud di Zwara, un centinaio di chilometri a ovest di Tripoli, senza vittime, secondo una fonte di sicurezza. Ma nella serata le forze di Tripoli hanno reagito bombardando la base aerea di al-Watiya. L’Onu intanto ha lanciato un nuovo appello: gli sfollati sono oltre 8 mila e almeno 1.500 migranti hanno urgente bisogno di evacuazione.

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