Il limbo dei morti, i feretri in un triste garage di pompe funebri bloccati per strade interrotte

Il limbo dei morti, i feretri in un triste garage di pompe funebri bloccati per strade interrotte
29 agosto 2016

La bara di Pietro, 6 anni, l’hanno appoggiata su dei copertoni a ridosso del muro, tra quelle di Daniela e Vincenzo. La cassa bianca della piccola Elisa, un anno e mezzo, è invece dal lato opposto e quasi si perde tra i feretri dei grandi. Il limbo dei morti è un garage di cemento grigio; brutto e triste come poche cose, ma costruito bene: il tetto di legno ha retto perfettamente la scossa e non è collassato sul resto della struttura, come invece è accaduto per la metà delle case del paese dove i tetti di cemento armato realizzati sopra alle strutture in pietra hanno sbriciolato vite e ricordi. Da qui, le bare delle vittime non possono uscire: da vivi, erano gli abitanti delle frazioni; da morti, sono i cadaveri che non possono esser restituiti ai propri cari perché le strade per raggiungere case e fattorie sono bloccate. Così si aspetta che riaprano le strade. “Non possiamo portarli da nessuna parte – dice uno degli addetti – vengono qui dall’obitorio ma ai familiari non possiamo ancora restituirli”.

Il garage è la rimessa di un’agenzia di pompe funebri, è poco dopo l’entrata del paese lungo l’unica via che al momento consente di raggiungere Amatrice, la strada che viene da Campotosto. Basta scendere una rampa di scale, svoltare a destra e guardare dentro. Su quasi tutte le bare c’è il certificato di morte e un foglietto con scritto il nome a penna. I bambini sono tre: Elisa, Pietro e Riccardo, il più grande. Aveva 9 anni quando la scossa è arrivata. Riccardo è anche uno dei pochi che ha già la targhetta in ottone; sopra c’è il nome, la data di nascita e quella di morte. Fino all’ora di pranzo, nel limbo dei morti c’erano 21 bare, mentre altre due sono state portate via di mattina presto, prima che chiudessero anche la strada riservata ai soccorritori. Attorno ai feretri cassette di frutta vuote, attrezzi da meccanico, sacchi dell’immondizia. E poi c’è il ‘museo’, almeno così lo chiamano. E’ il garage accanto e all’interno il proprietario ha allestito la sua collezione: c’è la bandiera nazista e quella dell’ex Unione Sovietica, il tricolore con lo stemma dei Savoia e la bandiera sudista, pacchetti di sigarette di ogni marca, aeroplanini, macchinine, targhe americane. E al centro della stanza 15 bare ancora con il cellophane. (Ansa)

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